
IL BAARIA FILM FESTIVAL, LA SICILIA E LE ALTRE ISOLE DAL 2 AL 6 LUGLIO
5 Luglio 2025
FACCIAMOLI STRANI – IL GRAMMOFONO NELLA LAMPADA
6 Luglio 2025Il conflitto, saperlo gestire
Potrà sembrare un’ovvietà, ma purtroppo il conflitto è una realtà inevitabile nella vita di ciascuno di noi. È un incontro-scontro tra bisogni, desideri, valori o visioni che, in certi momenti, sembrano inconciliabili. Si manifesta in molte forme: un acceso dibattito tra amici, una divergenza in famiglia, una tensione latente sul lavoro. Ma è davvero qualcosa da temere o da evitare a ogni costo? Provando ad andare oltre il puro significato del termine, in questa intervista, e con l’aiuto del dottor Sergio Teglia, il nostro esperto psicologo, abbiamo esplorato il conflitto come un’opportunità, un’occasione per crescere e migliorare le relazioni e cercato di capire come affrontarlo con consapevolezza e trasformarlo da ostacolo a risorsa.
Dottor Teglia, che cosa si intende esattamente per conflitto, e quali sono le sue cause principali?
In psicologia viene definito come un contrasto tra bisogni e motivazioni e, sempre per definizione, il conflitto spinge verso una soluzione, anche se non sempre è così. In merito a quelle che possono essere le cause, detto che sono insite nell’essere umano, chiediamo aiuto alla psicanalisi che ci dice come sin dalla più tenera età nell’uomo sia presente l’Es – componente istintiva – che, assieme all’Io e al Super-Io, costituisce una delle tre istanze psichiche che, secondo Freud, strutturano la personalità. L’Es rappresenta la parte più primitiva e inconscia della mente. È il serbatoio degli impulsi istintuali, come i bisogni di base (fame, sete, sessualità) e i desideri aggressivi. Opera secondo il principio del piacere, cercando gratificazione: avere tutto e subito. È guidato dal bisogno di soddisfare i desideri e di evitare il dolore. Non segue né la logica né i principi etici, è del tutto irrazionale. Gli impulsi e le energie che derivano dall’Es devono essere moderati dall’Io, componente cosciente e razionale, e regolati dal Super-Io, componente normativa per consentire il funzionamento sociale. E questo prende sempre più spazio via via che il bambino cresce. Semplificando possiamo dire che: l’Es rappresenta impulsi e desideri primordiali, l’Io la parte razionale che media tra Es, Super-Io e realtà, il Super Io l’istanza morale, la coscienza che rappresenta le norme sociali e culturali e funge da mediatore all’interno dei conflitti. Parliamo adesso dei conflitti genitori/figli in una fase particolare della vita dei giovani: l’adolescenza. L’adolescenza è una fase critica della vita, segnata dalla ricerca di identità, autonomia e indipendenza. È anche un periodo in cui il conflitto con i genitori emerge spesso come elemento centrale. Questo non significa necessariamente che ci sia qualcosa che non va; al contrario, i conflitti sono un aspetto naturale e sano del processo di crescita. Perché nascono i conflitti in adolescenza? Le cause sono varie, ne cito alcune:
- Ricerca di indipendenza: Gli adolescenti vogliono affermarsi come individui autonomi, il che può portarli a mettere in discussione le regole e le aspettative dei genitori.
- Cambiamenti biologici: I cambiamenti ormonali e fisici possono amplificare emozioni e reazioni, rendendo più probabili i contrasti.
- Costruzione dell’identità: Durante l’adolescenza, i giovani cercano di capire chi sono. Questo spesso li spinge a esplorare valori diversi da quelli dei genitori.
- Difficoltà nella comunicazione: I genitori possono percepire l’adolescente come irrispettoso o ribelle, mentre l’adolescente si sente incompreso o trattato da bambino.
Quali sono le strategie più efficaci per affrontare e risolvere un conflitto in modo positivo?
Vi sono vari tipi di conflitto che vanno da quelli tra due persone a quelli che contrappongono i familiari, tra colleghi di lavoro o tra gruppi, ad esempio nello sport o nella politica. Per riuscire a risolvere questi conflitti occorrono persone dotate di una buona intelligenza emotiva, di capacità di comprendere e saper gestire le proprie emozioni e soprattutto che abbiano consapevolezza che non si può avere sempre ragione o che la colpa sia sempre degli altri. Aggiungo che laddove vi siano una discussione o pareri diversi, se gestito correttamente, il conflitto serve a confrontarsi e arricchirsi. L’importante è ascoltare chi abbiamo davanti abbandonando il pensiero di aver comunque ragione. Fondamentale è non guardare soltanto al risultato, ma alle intenzioni che animano l’altro/a e che in quel momento ci mettono in competizione.
In che modo la gestione del conflitto può influire sulle relazioni personali e professionali?
Alla base di tutto dobbiamo mettere il dialogo il saper comunicare e il trovare, anche successivamente, il momento giusto per chiarirsi, dal momento che i conflitti che non sappiamo gestire hanno con il tempo un impatto negativo fortissimo, in particolar modo nei rapporti di coppia. Ed ecco che, se il dialogo e le spiegazioni non ottengono risultati, farsi aiutare da uno specialista è da ritenersi indispensabile, specialmente quando siamo in presenza di figli. Naturalmente questo funziona se in entrambi esiste una forte volontà di mantenere unita la coppia.
Può darci qualche consiglio pratico per prevenire i conflitti prima che questi si intensifichino?
A livello di suggerimenti mi sento di consigliare fortemente di continuare a prendersi cura di se stessi mantenendo le passioni personali, le abitudini, gli hobby, le amicizie. Come coppia, fondamentali sono i piccoli gesti, il corteggiamento, la gentilezza e le piccole sorprese. Per chiarire il concetto, mi piace fare il paragone tra la vita di coppia e una pianta. Per vederla crescere e prosperare occorre, ovviamente da entrambe le parti, continuare nel tempo a curarla, nutrirla e innaffiarla.
Quanto è importante l’empatia nella gestione dei conflitti?
Per definizione l’empatia è la capacità di comprendere e condividere i sentimenti di un’altra persona, mettendosi nei suoi panni per comprendere la sua prospettiva. Però a volte questo può non bastare quando ci si dimostra non disponibili a recedere dalle proprie posizioni. Dobbiamo poi mettere in conto che le cose, così come iniziano, possono terminare, nella coppia, nelle amicizie, nei rapporti di lavoro o di gruppo.
Che ruolo giocano le emozioni, come la rabbia o la paura, nei conflitti e nella loro risoluzione?
Le emozioni le abbiamo citate più volte durante i nostri incontri e giocano un ruolo fondamentale nei rapporti dal momento che rappresentano indicatori importanti delle nostre esigenze e preoccupazioni profonde. Riconoscerle e gestirle con consapevolezza può trasformare un conflitto in un’opportunità per migliorare le relazioni, ma mi sento anche in obbligo di dire ai nostri lettori che rabbia e paura, se non controllate, possono intensificare il conflitto. Tuttavia, quando vengono riconosciute e gestite, offrono l’opportunità di esplorare i bisogni insoddisfatti e costruire una soluzione più solida e autentica.
Il conflitto, come abbiamo visto, è una parte inevitabile della vita, ma non per questo deve essere vissuto solo come una minaccia. Al contrario, può diventare uno strumento prezioso per crescere, conoscersi meglio e costruire relazioni più profonde e autentiche. La chiave sta nel modo in cui lo affrontiamo: con consapevolezza, empatia e la volontà di ascoltare l’altro. Come ben ci ha illustrato il dottor Teglia, riconoscere le nostre emozioni e quelle degli altri non significa reprimerle, ma trasformarle in un ponte verso una soluzione condivisa. In questo processo, il dialogo sincero, il rispetto reciproco e la capacità di guardare oltre le proprie convinzioni sono gli ingredienti essenziali. Ricordiamo infine che i conflitti non sono mai solo uno scontro tra idee, ma un’occasione per creare qualcosa di nuovo e migliore, se abbiamo il coraggio e la pazienza di gestirli con intelligenza emotiva, perché, in fondo, ogni conflitto risolto con successo è una piccola vittoria per la relazione e, soprattutto, per noi stessi.
Grazie per averci seguito
Enrico Miniati