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25 Maggio 2025La lentezza e il nostro benessere
Viviamo in un’epoca dominata dalla fretta. Le giornate sembrano un susseguirsi incessante di impegni, scadenze e obiettivi da raggiungere, lasciandoci poco spazio per “respirare”. Ma cosa accade al nostro benessere quando il ritmo della vita diventa troppo veloce? È possibile che la lentezza, tanto spesso percepita come un lusso o una perdita di tempo, sia invece una chiave per ritrovare equilibrio e serenità? Ne ho parlato con il dottor Sergio Teglia, psicologo, per provare a capire come rallentare possa aiutarci a vivere meglio. In questa intervista, ci guiderà nel riflettere sul valore del tempo, sulla necessità di imparare a fermarsi e sulla bellezza nascosta nei momenti di lentezza.
Che relazione esiste tra la lentezza e il nostro benessere mentale e fisico?
Inizio ricordando che il giorno 8 maggio è stata la giornata mondiale della lentezza e questo la dice lunga sul valore di questa parola e di cosa rappresenta, anche se la lentezza non è oggigiorno una modalità di vita che va per la maggiore, visto che i molteplici impegni, la velocità e la tecnologia sembrano spingerci sempre più verso ritmi vertiginosi. Ma prima di procedere definiamo cosa la psicologia intende con “lentezza”: “è un rallentamento del pensare, del muoversi, dell’affrontare le situazioni e del prendere le decisioni”. Questo porta conseguentemente a favorire la riflessione e a decidere dopo aver tenuto conto delle varie possibilità. Riflettere significa anche sbagliare di meno, cosa che ha come conseguenza lo stare meglio, in netto contrasto con quanto implica invece vivere in un perenne stato di ansia dettato dal dover fare tutto e subito. E a proposito di lentezza, mi piace citare lo slow living (vita lenta) che è uno stile di vita che mette al centro delle nostre esperienze più la qualità che la quantità, incoraggiandoci a vivere in modo più consapevole e attento, invitandoci a prendere il tempo necessario per apprezzare anche i piccoli momenti. È per questo che mi sento di dire ai nostri lettori che la lentezza non va temuta, ma anzi cercata. Ligabue in una delle sue canzoni fa una considerazione che apprezzo particolarmente, parla del “gran traffico della vita”, presentandoci così, conseguenzialmente, il bisogno che abbiamo di ritrovare un momento di calma e di serenità in mezzo alla quotidiana frenesia.
Perché, nella società odierna, sembra così difficile concedersi il lusso della lentezza?
Uno dei motivi possiamo forse trovarlo nella facilità con cui l’utilizzo dei “social” sembra poterci sollevare dall’ansia di dover trovare delle risposte. In essi possiamo trovare con estrema velocità e semplicità qualsiasi tipo di risposta alle nostre problematiche evitandoci così le piccole ansie quotidiane dettate dal dover far fronte alle molteplici domande e sollecitazioni che abbiamo. Un altro motivo è dato dal fatto che troppo spesso le persone vengono valutate solo in base alla loro produttività. E un paradosso dei nostri tempi è il fatto che l’essere umano sembra dover imparare dal “virtuale” come dobbiamo essere, relegando in uno spazio secondario alcune nostre caratteristiche quali amare, sognare, progettare, idealizzare, che sembrano essere diventate delle perdite di tempo. Di questo ne abbiamo parlato anche trattando il tema dello “spirito critico” che, indubbiamente, è uno dei modi migliori in nostro possesso per utilizzare pienamente il nostro tempo. Dobbiamo però anche ammettere che, sebbene la lentezza debba essere vissuta come una qualità, non sempre possiamo permetterci il lusso di essere lenti, poiché abbiamo spesso da affrontare giornate piene di eventi, anche affettivi, ai quali fare fronte con la massima disponibilità e celerità.
Quali sono i segnali che il nostro corpo o la nostra mente ci inviano quando stiamo vivendo troppo velocemente?
Avere difficoltà digestive, sensazione di stress e difficoltà nell’addormentarsi con continui risvegli durante la notte. La facile irritabilità, la difficoltà a stare a lungo concentrati su un argomento, il mal di testa o il timore di non riuscire a farcela e la sensazione della mancanza d’aria. In presenza di questi sintomi è sicuramente giunto il momento di fermarsi ad ascoltarci.
Può la lentezza diventare un’abitudine? Quali pratiche quotidiane possono aiutarci a rallentare?
Farla diventare un’abitudine è difficile, direi molto meglio che dovrebbe essere una condizione riconsiderata. Come pratica possiamo ad esempio iniziare applicando la mattina la tecnica del “risveglio lento”: restare cioè ancora qualche minuto nel letto anziché balzarne via immediatamente dopo lo squillo della sveglia. Mangiare lentamente gustando il cibo, limitare per quanto possibile l’uso del digitale, cercare dei momenti di relax facendo delle camminate che permettono di non pensare e di non produrre niente per gli altri, ma di “produrre” benessere per noi stessi. È un poco il mettere in atto la pratica dei “piccoli passi” che, come nella favola della tartaruga e della lepre, ci insegna che non sempre è la velocità il modo migliore per arrivare “prima”. Mi piace anche segnalare la bellezza della lentezza nei rapporti affettivi che ci permette di vedere, mettere alla prova, verificare la nostra e l’altrui affidabilità, salvaguardandoci spesso dal cadere in errori.
Come si può spiegare a chi vive in un costante stato di urgenza che rallentare non significa perdere tempo, ma guadagnarne in qualità?
L’uomo, lo ripeto, ha come caratteristiche quelle di amare, progettare, idealizzare, sognare. Cose eccelse che vengono invece spesso considerate assurdamente una perdita di tempo. Dobbiamo al contrario sottolineare che vivere con dei ritmi più controllati è il vero modo di viverla questa nostra vita. Il resto appartiene al mondo delle macchine e dei motori che spingono affinché tutto, compreso il nostro modo di affrontare la vita, si muova al massimo della velocità. E credo che sia anche per questo che creazioni tecnologiche come l’Intelligenza Artificiale stiano sempre più prendendo piede. Occorre invece tornare a comprendere quanto sia bello e appagante l’utilizzo delle nostre capacità e della nostra forza interiore. E se lo scotto da pagare è il produrre di meno, il conto si pareggia sapendo che produrremo sicuramente meglio. Lo stesso vale ovviamente anche nei rapporti di coppia, nei quali è importantissimo saper vivere il rapporto con la giusta lentezza e riscoprire assieme il sapore delle piccole cose.
Concludendo questa riflessione sulla lentezza e il nostro benessere, da quanto ci ha sapientemente detto il dottor Teglia, emerge chiaramente come rallentare non sia una debolezza, ma un’opportunità. La lentezza ci invita a riscoprire il nostro ritmo naturale, a dare valore alle piccole cose e a vivere con maggiore consapevolezza. L’importante è però capire che non si tratta di fermarsi e basta, ma di imparare a scegliere il tempo giusto per ogni azione e decisione, riconoscendo che non tutto deve essere una corsa contro il tempo, come ci avverte la citata favola della tartaruga e della lepre, ricordando che talvolta è il passo lento e costante a portarci più lontano. Il vero traguardo non è fare di più, ma vivere meglio. Rallentare non significa rinunciare ai nostri obiettivi, bensì vivere pienamente il viaggio verso di essi, senza lasciare che il frastuono della velocità ci impedisca di ascoltare ciò che conta davvero: noi stessi.
Grazie per averci seguito.
Enrico Miniati