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27 Aprile 2025La gelosia, un sentimento con varie sfumature
“La gelosia è una delle più vive testimonianze d’amore; è sempre proporzionata alla passione che la produce.” Questa riflessione di Carlo Goldoni ci invita a considerare la gelosia non solo come una debolezza, ma anche come un’emozione che parla dei nostri legami e delle nostre paure più profonde. La gelosia è un sentimento tanto antico quanto complesso, capace di emergere in molteplici situazioni della vita quotidiana. È spesso associata a rapporti amorosi, ma può manifestarsi anche nelle amicizie, in famiglia, o perfino in ambito lavorativo. Dietro questa emozione si celano dinamiche psicologiche profonde, legate al desiderio, alla paura di perdere qualcosa o qualcuno, e all’insicurezza. In questa intervista con lo psicologo Sergio Teglia, con un linguaggio il più possibile semplice e accessibile, affrontiamo un tema che, per quanto delicato, tocca da vicino molte persone e offre uno spunto per riflettere sulle nostre emozioni e relazioni.
Dottor Teglia, che cos’è la gelosia? Possiamo considerarla sempre e solo come un sentimento negativo, o ci sono situazioni in cui può essere interpretata in modo diverso?
Iniziamo col distinguere la gelosia dall’invidia: sono emozioni molto diverse tra loro anche se spesso hanno componenti simili quali la rabbia o la paura. Possiamo definire la gelosia come la paura di perdere qualcosa che già abbiamo, mentre l’invidia è il desiderio di avere qualcosa che gli altri hanno. E, sfatando un pensiero comune, sono del parere che una giusta dose di gelosia (in ambito affettivo, lavorativo e sportivo) non è affatto da considerare cosa negativa. E il motivo di quanto affermo è facilmente spiegabile. Ad esempio, in ambito affettivo, contribuisce a mantenere in fase positiva il rapporto (con il corteggiamento o con piccole attenzioni), evitando di dare ciò che abbiamo raggiunto per scontato. Selye, l'”inventore” del concetto stress sosteneva: “lo stress è il sale della vita”. Nella giusta dose proprio lo stress è quindi positivo, allo stesso modo possiamo intendere la gelosia, appunto nella giusta dose, nei vari ambiti. Esiste però anche un eccesso di questa emozione e per rendere meglio l’idea ai nostri lettori utilizzo un’altra frase, stavolta dello scrittore statunitense Richard Bach “Se la tua felicità dipende da quello che fa qualcun altro, credo proprio che tu sia alle prese con un problema”. E qui il rischio da evitare assolutamente è quello di pensare che esista ciò che invece non c’è, poiché una gelosia di questo tipo può diventare persino patologica quando oltre a “pensare” si diventa convinti di “vedere” ciò che non c’è anche in mancanza di evidenze certe.
La gelosia è “femmina” come si voleva pensare un tempo, oppure adesso, nelle sue forme peggiori, è da coniugare più sovente al maschile? Ed è un tratto innato o è influenzata dall’ambiente in cui cresciamo?
Diciamo intanto che è un sentimento del tutto naturale che si manifesta sin dai primi mesi di vita rispetto al rapporto madre-figlio e qui non esiste maschile o femminile. La domanda però è interessante, in quanto è vero che si tendeva, sin dall’antica Grecia, a considerarla tipica delle sole donne. È stato l’avvento del cristianesimo che ha in parte riallineato i due sessi. Ma è altresì vero che anche le diverse culture tendono ad attribuirla in dosi diseguali, sempre però a svantaggio del femminile. Tralasciando però l’aspetto culturale/religioso e allontanandoci per un istante dall’argomento gelosia per affrontarne uno parallelo, quello cioè dei rapporti di coppia e della sessualità, un esempio lampante di diversità di valutazione, valido anche da noi sino a un non lontanissimo passato, era l’adulterio: da condannare in assoluto se la rea era una donna (a volte persino con la morte) e, invece, tollerato quanto messo in atto da un uomo. Ritornando al nostro argomento, oggi, purtroppo, è spesso un maschio, con poca stima di sé, quasi certamente non educato nella fase giovanile ad affrontare le difficoltà e le prove che la vita ci pone dinanzi, che di fronte a un “no”, trasforma quella che prima era soltanto gelosia in una furia distruttrice e a volte omicida. Siamo qui nel campo della gelosia delirante quando, anche senza dirlo esplicitamente, si continua a fantasticare su ciò che il partner in realtà non fa. Un aspetto importante per tentare di arginare un eccesso di gelosia è appunto il parlare. Aprirsi, chiedere, sentirsi rassicurato sono elementi che possono contribuire ad attenuare situazioni che talvolta possono finire in modo alquanto negativo.
Ci sono differenze tra la gelosia romantica e quella che proviamo in altre relazioni, come quelle di amicizia, in ambito lavorativo o tra fratelli?
Il tratto che le unisce è comune, ed è il senso della proprietà esclusiva. Ciò che le differenzia è il modo di manifestarsi. Ad esempio la gelosia nel legame fraterno si manifesta solitamente quando arriva un nuovo figlio e colui che sino a quel momento era stato l’unico assoluto si sente a un tratto spodestato. E spesso le difficoltà che prova paiono essere confermate dalle attenzioni maggiori e diverse rispetto a prima che i genitori, nel tentativo di evitare la gelosia gli offrono. Una corretta gestione/educazione di più figli consiste nel mantenere invariato il sistema educativo ed emozionale messo in atto prima della nuova nascita, e questo vale per ogni nuovo nato. Fondamentale è anche saper gestire le piccole inevitabili controversie tra fratelli, sapendo assegnare le rispettive “colpe” e ricordando che il vero colpevole è chi comincia il litigio, spesso anche in modo provocatorio. Nell’ambito lavorativo, per affrontare la gelosia nei confronti di un collega, occorre dare prova di maturità, riuscendo a leggersi dentro e accettando la realtà della situazione senza andare a cercare un colpevole esterno che quasi sempre non esiste. A volte può essere sufficiente domandarsi il perché di questa gelosia e provare a cercare delle soluzioni migliorative nel campo del lavoro. Anche in questi casi alla base può esserci un difetto di autostima. Parlando dell’amicizia, occorre saper valutare bene l’oggetto a cui dedichiamo la nostra gelosia, perché se questi dimostra a parole o con i fatti di non essere ciò che uno si aspetta, vuol dire che quella non era una vera amicizia.
Quali sono i segnali di una gelosia patologica?
La base per saper cogliere questo tipo di segnali è quella di un buon dialogo interiore, cosa che alla persona gelosa, spesso, purtroppo manca, sostituita dalla ricerca di un colpevole esterno da utilizzare come una sorta di giustificazione. Nel caso di rapporti di coppia, se questo tipo di soluzione “interna” non sembra funzionare, può rivelarsi utile rivolgersi a uno specialista (terapeuta di coppia) che grazie alla sua esperienza saprà analizzare il rapporto e proporre soluzioni. Pensare però che con il tempo tutto finirà per sistemarsi è un errore da non fare assolutamente, in quanto il tempo spesso aumenta le problematiche.
In che modo la gelosia può essere gestita o trasformata?
Anche qui l’aspetto da considerare è il proprio dialogo interiore e la capacità che abbiamo di percepirci in un momento di difficoltà. Se esiste questa presa di coscienza un passo avanti notevole è già stato fatto. Parlarne poi con un amico caro in grado di dare una valutazione reale di ciò che invece uno si immagina aiuterà moltissimo. E come già detto, esistono degli specialisti che possono aiutare a gestire le situazioni più difficili, quelle in cui si tende ad accumulare sempre più rancore nei confronti dell’oggetto della gelosia, sino ad arrivare al punto di pensare di volergliela far pagare. Vorrei chiudere questo nostro incontro facendo presente che dobbiamo saper cogliere per tempo i segnali di ciò che stiamo provando, perché ciò che la gelosia provoca in noi e nei rapporti con gli altri possiamo paragonarlo a un tarlo che lentamente scava all’interno di un legno sino a provocarne la totale distruzione.
Concludendo, la gelosia, con le sue mille sfumature, è un’emozione complessa e universale che ci accompagna dalla nascita fino alla vecchiaia. Può essere un segnale di affetto, ma anche una spia di insicurezze profonde, capace di influenzare non solo i rapporti amorosi ma anche quelli familiari, lavorativi e sociali. Come ci ha mostrato il dottor Teglia, ciò che conta davvero è saper riconoscere e accettare la nostra gelosia, imparando a gestirla in modo costruttivo attraverso il dialogo, la consapevolezza e, quando necessario, il supporto di uno specialista. In fondo, come tutte le emozioni umane, anche la gelosia può insegnarci qualcosa di prezioso su noi stessi e sulle nostre relazioni, aiutandoci a crescere e a costruire legami più autentici e sereni. Sta a noi decidere se lasciarle dominare la nostra vita o trasformarla in uno strumento utile a comprendere meglio noi stessi e gli altri.
Grazie per averci seguito
Enrico Miniati