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24 Aprile 2025Un ottimo modo per accogliere la grande musica in città. Il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart andato in scena lo scorso 13 aprile, diretto da Daniele Giorgi, è stato decisamente un’esperienza coinvolgente per tutti gli spettatori accorsi al Manzoni di Pistoia. Il teatro cittadino, da moltissimo tempo votato eccellentemente alla prosa, in realtà si presta molto bene al melodramma, adattandosi magnificamente negli spazi e proponendo un’acustica eccellente in ogni parte della platea, dei palchi, finanche all’ultimo posto del loggione.
L’opera in oggetto è, sia chiaro, un capolavoro assoluto. Rappresentata per la prima volta nel 1787 a Praga, da secoli viene eseguita e apprezzata in tutto il mondo: uno scrigno magico in cui si mescolano armoniosamente musica, arte scenica, testo e sentimenti.
La produzione di questo Don Giovanni si deve ai Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale con la direzione tecnica di Tommaso Chericcucci, e si avvale del contributo delle Manifatture Digitali Cinema – Toscana Film Commission.
L’impegno orchestrale di un’opera mozartiana è sempre importante, le partiture sono assai impegnative e richiedono particolari accorgimenti e attenzioni anche a livello espressivo. L’Orchestra Leonore, ben diretta dal Maestro Daniele Giogi, supera a pieni voti la prova, sottolineando sempre con sicurezza la linea del canto.
Bene, nel complesso, anche la prova dei protagonisti, con menzione speciale per il baritono Modestas Sedlevicius nell’interpretazione di Don Giovanni, sempre a suo agio nella tessitura e con addirittura ottime doti interpretative. Un po’ impacciato nei movimenti invece il Coro Filarmonico di Torino “R. Maghini” diretto dal Maestro Claudio Chiavazza, altrimenti molto preciso musicalmente e dotato complessivamente di ottima qualità vocale, soprattutto nei registri più bassi.
Scarna la scenografia, a tratti essenziale, minimale, compensata da un’attenzione registica, curata da Roberto Valerio, molto pungente, con alcune trovate sceniche di chiaro effetto.
Una scelta vincente, dunque, quella di riportare la grande Opera a Pistoia, in un teatro così di tradizione, molto apprezzata dal numeroso pubblico presente. Un percorso complesso, ma significativo, che sicuramente proseguirà nei prossimi anni da parte dell’organizzazione. Valorizzare e dare nuovo impulso ad un settore che fa parte della nostra cultura e tradizione deve diventare un dovere per tutte le istituzioni, altrimenti si rischia di perdere delle parti fondamentali di noi stessi, uno smarrimento identitario che deve essere scongiurato grazie all’attenzione di tutti.
Marco Gasperini