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5 Marzo 2025In una messinscena onirica e suggestiva (ambientata in Italia, dall’Unità ai primi anni ‘70 secondo l’elaborazione curata da Pino Tierno), Giorgio Lupano è protagonista, in scena con Elisabetta Dugatto, diretti da Ferdinando Ceriani, venerdì 7 marzo (ore 20.45) al Teatro Pacini di Pescia, della straordinaria favola moderna di Francis Scott Fitzgerald, “LA VITA AL CONTRARIO. Il curioso caso di Benjamin Button”, che s’interroga sul significato della vita, sulla sua imprevedibilità e sull’ineluttabilità della morte. La storia dell’uomo, vittima di un curioso scherzo del destino, che affronta l’infanzia come se fosse un anziano e la vecchiaia come un bambino: una storia per dirci che ognuno è speciale.
Lo spettacolo, sesto appuntamento della Stagione Teatrale 2024/25, promossa dal Comune di Pescia con Fondazione Teatri di Pistoia, è prodotto da ArtistiAssociati e si avvale dell ideazione scenica di Lorenzo Cutuli, della colonna sonora firmata da Giovanna Famulari e Riccardo Eberspacher e dei costumi di Laura dè Navasques/costumEpoque.
Una preziosa occasione per dialogare con i due interpreti è offerta al pubblico, sempre venerdì 7 marzo, alle 18,00, con il terzo incontro del ciclo “Oltre la quarta parete” alla Fondazione POMA Liberatutti (l’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti).
“Un uomo in controluce che sembra stia per partire verso un fascio luminoso che già in parte lo avvolge… ma esita. Si ferma. Il rumore della lancetta di un orologio segna il tempo. Poi, quasi strappandosi al suo destino, viene in proscenio, si rivela allo spettatore: è Nino, nato anziano e morto bambino. Ha con sé una valigia in cui ha raccolto i ricordi della sua strana vita. Così inizia lo spettacolo La vita al contrario – spiega il regista Ferdinando Ceriani nelle note di sala – (…). Nino apre la sua valigia e ne tira fuori una vecchia cartella ricolma di fogli ingialliti: è il racconto della sua vita. Nato ottantenne nel corpo di un bambino, vive (ma solo nell’aspetto) una vita inversa. Vittima di una linearità alterata paradossale, affronta l’infanzia come se fosse un anziano e la vecchiaia come se fosse un bambino. Ma queste molteplici temporalità sembrano riunirsi e coincidere in un unico punto, ossia nella parola scritta, in quei fogli del suo diario che Nino vuole affidare alla memoria degli spettatori: “Tutti hanno una vita speciale a modo loro, tutti sono qualcosa che nessun altro è, né sarà mai. Perciò io non credo che la mia storia sia più speciale di quella che vive o ha vissuto ognuno di voi. In fondo, siamo tutti fatti di carne e di sangue, e anche se capita di arrivarci per strade diverse, la destinazione resta la stessa. Quello che conta è ciò che succede prima di arrivarci e, se è vero che la memoria dà l’immortalità, oggi voglio raccontarvi la mia storia, per cercare di eludere la tappa d’arrivo, per lo meno nel vostro ricordo.”
“Nel suo adattamento – continua il regista – Pino Tierno rimane fedele il più possibile all’opera originale servendosi della voce narrante del protagonista, proprio come faceva a suo tempo Fitzgerald che inseriva spesso una voce narrante nelle sue opere. (…). Tierno ha italianizzato la storia riportandola agli avvenimenti che hanno riguardato il nostro Paese dall’Unità d’Italia fino ai primi anni Sessanta. La messa in scena è infatti accompagnata dai suoni e dalle melodie che hanno caratterizzato quell’arco storico, dalla fine dell’Ottocento passando poi per le due guerre mondiali fino al boom economico. (…) Numerosi sono i personaggi a cui grande attore darà voce, movenze, tridimensionalità in un gioco interpretativo che tocca tutte le corde: dal comico, al grottesco, al drammatico. Una figura femminile accompagna l’intera vita del protagonista; prenderà prima le sembianze dell’infermiera che assiste sconvolta alla sua nascita e poi della balia che lo accudisce bambino nelle sue ultime ore di vita. Al centro della storia l’amore per Bettina sua moglie, ma anche le avventure con le altre donne con cui vivrà gli sfrenati anni della sua maturità. Parola, musica, immagini, canzoni sono gli ingredienti del racconto di una vita in cui il tempo, sottratto alla natura convenzionale che l’uomo gli ha attribuito, si reinventa e ci fa riflettere sul senso di un’esistenza non più scandita dalle lancette ma bensì dal sentimento. Un tempo dietro cui non ci possiamo nascondere perché – come dice Nino “non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere“.
Bruno Grillo per Arteventinews.it