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22 Febbraio 2025I posti del cuore. Per ritrovarci.
Ci sono luoghi che non sono solo spazi fisici, ma veri e propri rifugi emotivi. Sono i “luoghi del cuore”, quei posti che custodiscono ricordi, emozioni e momenti significativi della nostra vita. Possono essere una casa, una strada, una piazza, o anche un panorama che ci ha regalato pace e riflessione. Ma cosa rende un luogo così speciale? Qual è il legame profondo che si crea tra la nostra identità e gli spazi che scegliamo di custodire dentro di noi?
Per esplorare questi temi, abbiamo chiesto al dottor Sergio Teglia di accompagnarci in un viaggio tra memoria, affetti e benessere psicologico. Attraverso la sua esperienza e sensibilità, cercheremo di capire come i luoghi del cuore possano influenzare il nostro equilibrio interiore e come possiamo ritrovarli quando ci sentiamo persi.
Dottor Teglia, dal punto di vista psicologico cosa rappresentano i “posti del cuore”?
In psicologia sono definiti anche “i posti dell’anima” e questo già ci dice molto. Rappresentano una delle possibilità che noi abbiamo di auto curarsi, a volte sino a tirarci fuori da stati d’animo negativi che finirebbero per condizionarci. Ecco quindi che possiamo considerarli come dei luoghi di salute e di benessere. Parlare di luoghi è però riduttivo, perché il nostro star bene può valere anche per un ricordo, un colore, un profumo o una particolare musica. È un luogo del cuore qualsiasi cosa che aiuti a rimetterci in sintonia con noi stessi. Naturalmente non possiamo aspettarci che elimini totalmente il negativo, al contrario può farlo emergere, per poi farlo “uscire” da dentro di noi. Tenersi tutto dentro e fuggire le emozioni negative è paragonabile al credere di poter arginare con una diga tutta l’acqua delle inondazioni: prima o poi una crepa apparirà e dopo saranno guai. Una bellissima rappresentazione del significato del nostro odierno tema, l’ha data il regista Ingmar Bergman con il film “Il posto delle fragole” del 1957. Un film che mi sento di consigliare ai nostri lettori, come pure questo aforisma sui posti del cuore: il posto giusto (quello del cuore nel nostro caso) è quello dove smetti di chiederti che ora è.
Che ruolo hanno i luoghi a cui siamo affezionati nella costruzione della nostra identità? Possono davvero aiutarci a “ritrovarci”?
Ne fanno parte in maniera importante, in quanto la nostra identità deriva dal rapporto che abbiamo instaurato con noi stessi, con gli altri, con i posti, con l’ambiente, con il lavoro, con la casa, perfino con gli animali domestici. Sono un luogo dove spesso è rimasto un pezzo del nostro cuore e che ha la capacità di farci stare meglio. Ma, come già accennato, non pensiamo soltanto a un qualcosa di fisico, ma allarghiamo il concetto ai suoni, ai sapori, ai profumi o a un semplice momento vissuto in maniera positiva.
Cosa rende un luogo speciale per una persona? Sono più importanti i ricordi legati a quel posto o le emozioni che ci suscita nel presente?
A renderlo speciale sono ricordi ed emozioni, due elementi sempre strettamente collegati. Il tempo poi mitiga il senso del ricordo, lasciando però quasi intatte le emozioni che ogni volta torniamo a provare, poiché sono luoghi con i quali si crea un legame affettivo che ci fa sentire al sicuro. Spesso sono posti, luoghi, ricordi che amiamo ritrovare da soli anche se a volte sentiamo il desiderio di provare a condividerli con chi ci è più vicino.
Visitare o tornare nei “posti del cuore” può avere un effetto terapeutico? In che modo questi luoghi influiscono sul nostro benessere emotivo?
La risposta è sì, tenendo conto che visitare un luogo che porta conforto e ricordi positivi può ridurre i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress). La familiarità e il senso di sicurezza associati a questi luoghi creano una pausa rigenerativa per la mente. I “luoghi del cuore” spesso evocano emozioni positive legate a esperienze passate, come l’infanzia o momenti felici. Questo aiuta a migliorare l’umore, a combattere la tristezza e, in alcuni casi, anche a lenire il senso di solitudine. Inoltre questi luoghi ci collegano alla nostra storia e ai nostri valori, rafforzando il senso di appartenenza e di continuità. Tornare in un luogo significativo può aiutare a riorientarsi nei momenti di crisi personale. Un luogo del cuore può riattivare ricordi importanti, anche per persone che affrontano difficoltà cognitive, come l’Alzheimer o altre forme di demenza. La connessione tra luoghi e memoria è potente e può riportare alla mente dettagli che sembravano dimenticati. Se il luogo del cuore è immerso nella natura, i suoi benefici aumentano. La natura ha un effetto calmante, migliora la concentrazione e favorisce una connessione più profonda con noi stessi. E condividere un luogo del cuore con qualcuno può rafforzare legami e creare nuove memorie condivise. Questo è particolarmente vero per coppie, amici o famiglie. Vorrei citare il lavoro fatto dalla ricercatrice Francine Shapiro che nel 1987 scoprì casualmente che i movimenti oculari (EMDR – Eye Movement Desensitization and Reprocessing) come quelli del guardarsi attorno potevano ridurre l’intensità di pensieri disturbanti. Da questa intuizione nacque un metodo terapeutico strutturato, utilizzato oggi in particolare per il trattamento di traumi psicologici, come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). E l’avere un “posto del cuore” nel quale sentirsi al sicuro, da guardare, può giocare un ruolo significativo come strumento per creare sicurezza e stabilità durante il trattamento.
Come mai a volte sentiamo il bisogno di cercare nuovi “posti del cuore”? È un segno di cambiamento interiore o una necessità di adattamento?
Possono essere varie le motivazioni, così come le cause che ci portano a cercare nuovi posti del cuore. Una, potente, è la spinta a farlo data da un amico sincero, è spesso questa ricerca riflette sia un cambiamento interiore che un’esigenza di adattamento. Cause/motivazioni possono essere la nostra evoluzione personale, il bisogno di nuove scoperte con il desiderio di trovare nuovi luoghi. Oppure l’adattamento a nuove circostanze o cambiamenti esterni. Sempre però questa ricerca è da considerare come un segnale di crescita e questo sentire non dovrebbe essere condizionato dal virtuale o dai social.
Quanto conta la componente sociale nei luoghi del cuore? È più importante il luogo in sé o le persone con cui lo viviamo?
Provo a fare un po’ di chiarezza distinguendo i due aspetti: il luogo in sé e le persone con cui lo viviamo. L’importanza delle persone è data dal fatto che spessissimo i legami danno vita ai luoghi: un luogo diventa speciale perché lo associamo a momenti condivisi con persone care, a una risata con un amico, un abbraccio, eccetera. Questi legami emotivi trasformano uno spazio qualsiasi in qualcosa di unico. Così, quando torniamo in un posto dove abbiamo vissuto momenti importanti con altri, non rivediamo solo il luogo, ma riviviamo le emozioni legate a quelle relazioni. Il peso del luogo in sé è dovuto al fatto che alcuni di questi esercitano un fascino indipendentemente dalle persone con cui li viviamo. Possono essere paesaggi naturali, spazi sacri o semplicemente ambienti che ci fanno sentire in pace con noi stessi. Per questo, anche senza una componente sociale, un luogo può diventare un “posto del cuore”, se ci permette di connetterci con la nostra interiorità. Esistono inoltre alcuni di questi luoghi che uniscono un ambiente che ci ispira a persone con cui abbiamo condiviso l’esperienza. Una bella piazza, un rifugio di montagna o una casa d’infanzia assumono un valore unico quando vissuti in compagnia di chi amiamo.
La scoperta di un nuovo posto del cuore e l’idea del “ritornarci”, aiuta a trovare nuovi stimoli nella vita?
Trovare un nuovo luogo significativo accende la curiosità e il piacere della scoperta. Questo stimola il nostro cervello, attivando emozioni positive e facendoci sentire più vivi. Inoltre un luogo inedito può rappresentare una metafora di rinascita, un’opportunità per lasciare alle spalle ciò che non ci serve più e guardare al futuro con entusiasmo. Venendo alla domanda vera e propria, sapere di avere un posto che ti aspetta può diventare un obiettivo a breve o lungo termine. Questo semplice pensiero genera speranza, incoraggia il movimento e dà struttura alle giornate. Mi piace però concludere questo incontro dicendo ai nostri lettori che ritornare a un luogo del cuore, sia esso antico o nuovo, rappresenta non solo un viaggio fisico o mentale, ma soprattutto un viaggio interiore. È un percorso che ci invita a vivere con gioia tutto ciò che quel luogo rappresenta per noi, portandoci appresso tanti colori fino alla fine della vita.
Anche oggi, grazie al dottor Teglia abbiamo fatto un bellissimo “viaggio” all’interno del quale abbiamo visto che i “posti del cuore” sono molto più che semplici luoghi fisici. Sono luoghi dove la nostra memoria si fonde con le emozioni, dove possiamo trovare rifugio nei momenti di difficoltà e riscoprire chi siamo. Ogni luogo che amiamo custodisce una parte di noi, un frammento di ciò che abbiamo vissuto e che ci ha formato. Ritornare in questi luoghi non è solo un atto di nostalgia, ma una vera e propria risorsa terapeutica che ci aiuta a crescere, a ritrovare equilibrio e a darci forza. Che siano vecchi o nuovi, i posti del cuore ci parlano, ci accolgono e, in un certo senso, ci guidano lungo il nostro cammino. Forse, alla fine, ciò che conta davvero non è solo il luogo in sé, ma il modo in cui ogni angolo e ogni ricordo riescono a restituirci qualcosa di fondamentale per il nostro benessere. Lo ringraziamo per averci accompagnato in questo viaggio emozionale e per averci mostrato quanto il potere dei luoghi possa davvero fare la differenza nella nostra vita.
Grazie per averci seguito.
Enrico Miniati