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9 Febbraio 2025L’autostima, la nostra immunità
L’autostima, l’argomento della nostra odierna intervista al dottor Teglia, è uno degli elementi più importanti per il benessere personale e relazionale. È quel dialogo interiore che ciascuno di noi intrattiene con se stesso e che può influenzare profondamente le nostre scelte, il modo in cui affrontiamo le sfide della vita e persino la qualità delle nostre relazioni. Ma da dove nasce l’autostima? È qualcosa che si costruisce e si rafforza o, al contrario, può essere fragile e necessitare di un’attenzione costante? Oggi ne analizzeremo le radici e cercheremo di scoprire quali sono i segnali di una sana autostima e le strategie per affrontare le insicurezze che spesso ci accompagnano. Scopriremo come sia possibile trasformare la percezione di se stessi in una forza, imparando a valorizzare le proprie qualità e a gestire le criticità con maggiore equilibrio. Com’è facile intuire è un tema che ci tocca tutti da vicino e che merita una riflessione profonda, per comprendere meglio noi stessi e gli altri. Come disse Carl Rogers, uno dei padri della psicologia umanistica: “Il curioso paradosso è che, quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare.”
Dottor Teglia, le dispiace iniziare dandoci la definizione di autostima?
In psicologia l’autostima è il senso di auto apprezzamento e di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, o anche il valore percepito che ognuno ha di se stesso. L’autostima deriva dunque dalla conoscenza che abbiamo dei nostri pregi, ma anche dei limiti e dei difetti. Il saperli riconoscere e il cercare di superarli aiuta a mantenere o a far crescere il senso di autostima. Un fattore importante in questo processo è dato anche dalle relazioni che abbiamo saputo instaurare con gli altri e dalla valutazione riflessa di ciò che le altre persone pensano di noi.
In che modo l’autostima influisce sulla nostra capacità di affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane?
In parte ne abbiamo parlato la volta precedente quando abbiamo affrontato il tema delle aspettative. Basilare è in ogni caso affrontare le situazioni attuando la politica dei piccoli passi e tenendo sempre in debito conto che l’avere un buon giudizio di sé aiuterà moltissimo. Per fare un esempio immediatamente percepibile, davanti a una situazione da affrontare, una buona autostima farà sì che troveremo il modo di esaminare in maniera propositiva le possibili soluzioni. Ovviamente essa non nasce assieme all’individuo, ma va sviluppata, “tirata fuori”, educata e i primi sei anni di vita – prima e seconda infanzia – sono importantissimi. Un bambino che si sentirà apprezzato, pensato, anche limitato nel giusto modo, inizierà a sviluppare il senso di autostima creandosi una base di sicurezza in se stesso e nelle proprie capacità/possibilità. E per far questo, a volte, bastano anche piccoli gesti quotidiani di gratificazione da parte dei familiari, genitori in particolare. Farsi aiutare a fare la spesa o appendere in casa un disegno del bambino lo farà sentire apprezzato e importante, tasselli fondamentali per una buona autostima. Questo ci introduce ad un altro concetto che è l’autoefficacia, identificabile anche come “il fare”, un tema affrontato dallo psicologo canadese Albert Bandura che definisce l’autoefficacia percepita come la convinzione di avere capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per provare a ottenere determinati risultati.
Esiste una “immunità psicologica” che ci protegge dalle critiche esterne o dai giudizi negativi e come l’autostima contribuisce a svilupparla?
Associando le due parole di oggi: autostima e immunità, possiamo dire che stiamo parlando dell’importanza di essere padroni della propria vita, cercandone i risultati in modo attivo e personale senza aspettare che questi arrivino dall’esterno. Questo ci mette al riparo dal sentirsi subordinati al pensiero o al giudizio degli altri, arrivando a esserne quasi immuni. È anche vero che una sana autostima è sempre associata all’umiltà e anche se è impossibile essere immuni del tutto dalle valutazioni che gli altri fanno su di noi, grazie a questa è possibile arrivare a non lasciare che le nostre azioni o decisioni vengano condizionate. Ed è possibile aumentare questa sensazione di immunità dedicandosi alle attività che più ci danno soddisfazione, indipendentemente da quelli che saranno i risultati ottenuti. E qui mi torna alla mente una bellissima frase del filosofo Schopenhauer che recita così: “Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé, senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di se stessi.”
Come può una bassa autostima aumentare la vulnerabilità alle emozioni negative, come l’ansia o la depressione?
Molto interessanti sono le recenti ricerche fatte in questo settore che mettono in correlazione la bassa autostima ai fenomeni di ansia o di stress acuto – ricordiamo ai nostri lettori che un po’ di “sano stress” è da considerare come il “sale della vita” (Hans Selye medico austriaco nato a Vienna nel 1907). Rispetto alla depressione andrei più cauto poiché si tratta di una patologia molto complessa. In ogni caso una bassa autostima significa come minimo l’essere sempre preoccupati e porsi continuamente domande su cosa e su come. Inoltre può contribuire agli attacchi di panico, di ansia e alle fobie sociali, ai disturbi del sonno e alimentari, sino a poter sfociare nell’uso di sostanze per ridurre il senso di inferiorità. Ciò che possiamo dire con sicurezza è che una bassa autostima contribuisce a farci sentire sicuramente più vulnerabili e ad abbassare le difese immunitarie.
Quindi l’autostima può essere considerata come una sorta di “scudo” contro lo stress e la frustrazione?
Come ho già accennato, contro lo stress negativo sicuramente sì. Selye ha teorizzato le due forme di stress, quello negativo – distress – e quello positivo – eustress – da lui definito il “sale della vita”. L’autostima permette di affrontare vivendolo positivamente il secondo e di affrontare il primo senza farsi travolgere. Questo grazie anche al fatto che l’autostima è una buona base di partenza per costruirci la resilienza, la capacità cioè di sostenere i dolori, le frustrazioni e le rinunce che la vita ci pone.
Successi in età adulta quali ad esempio un buon rapporto affettivo e positive situazioni sociali o lavorative, possono riequilibrare ciò che è mancato nella prima infanzia e contribuire al raggiungimento di una buona autostima?
Sicuramente possono far molto, ma ritengo anche che un minimo di autostima sia necessario, perché altrimenti è impossibile pensare di compensare ciò che è mancato. Ci sono però delle modalità di “recupero” per aumentare l’autostima. Una, per esempio, è smettere di dire cose non vere o ampliare certe informazioni che si danno con lo scopo di attirare l’attenzione o ottenere dagli altri una valutazione positiva. E questo perché chi si muove sulla verità, o, al limite preferisce stare zitto, sicuramente si piace di più rispetto a chi eternamente “colora” le cose. Altro elemento per aumentare l’autostima è il pensare al domani e provare a crearsi delle basi, anche economiche, per sopperire a improvvise situazioni o a far sì che queste siano utili a chi verrà dopo.
L’autostima si rivela, ancora una volta, un elemento cardine per la nostra salute mentale e il nostro equilibrio emotivo. Come abbiamo visto insieme al dottor Teglia, essa non è una qualità innata, ma un processo continuo, influenzato dalle esperienze, dalle relazioni e dalla nostra capacità di guardarci dentro con sincerità. Essere consapevoli delle nostre capacità e dei nostri limiti, accettarli e lavorare su di essi, ci consente non solo di affrontare con maggiore resilienza le sfide della vita, ma anche di costruire relazioni più autentiche e soddisfacenti. In fondo, l’autostima non è altro che il riflesso del rapporto che abbiamo con noi stessi: più è autentico e sereno, più saremo in grado di affrontare il mondo con fiducia. E mi piace chiudere questa riflessione parafrasando Eleanor Roosevelt che soleva ripetere che “nessuno può farci sentire inferiori senza il nostro consenso.”
Grazie per averci seguiti
Enrico Miniati