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28 Dicembre 2024Fortino (Cilento) e Napoli. Luglio 1940. Ricordi di bimba. Intanto, il vedovo Luigi Alfredo Ricciardi si siede davanti alla tomba di Enrica; da tre mesi, grazie anche al mausoleo di famiglia dei baroni di Malomonte in quel tranquillo cimitero, ha convinto i suoceri Giulio e Maria a trasferirsi nell’antico castello del paese del basso Cilento, insieme alla nipote, sua figlia Marta (nata mentre la mamma moriva nel parto), e alla governante tuttofare Nelide, capace così di occuparsi dei possedimenti con maggior cura; lui vi era nato e cresciuto fino ai 15 anni, andato via ancora adolescente, per studiare, poi l’università e il lavoro di polizia, non era più tornato; la metropoli urlante e colorata gli mancava, come i pochi cari amici; tuttavia sa che il Fatto della propria vita era iniziato lì e non può rinviare più il ritorno alla radice del suo dolore. Marta riempie la vita di tutti, ha occhi neri e vivaci come la mamma, entusiasmo e sensibilità; frequenta l’anziana Filomena, zia di Nelide, apparentemente muta e sorda, sotto un grande ulivo della collinetta e forse presto la maestra Giovanna che potrebbe ovviare bene all’assenza della scuola; sta per compiere 6 anni, il 7 luglio. Nel frattempo, l’enorme gioviale irascibile 61enne brigadiere Maione continua a indagare nei vicoli dei Quartieri Spagnoli e il medico pensionato Bruno Modo continua a frequentare un ristretto gruppo antifascista di Napoli, progettando un attentato contro un pezzo grosso nazista tedesco, di passaggio al porto. Dopo sei necessitati anni in Argentina, la splendida cantante di successo 41enne Laura Lobianco ha ormai deciso di rientrare in Italia, riprendere anche l’originario nome di Livia Lucani Vezzi, visitare l’originaria Jesi; il grasso musicista Diego la introduce a una canzone proprio sul ritorno, che non hanno nel repertorio, troppo maschile, Volver. Maione viene a conoscenza dell’attentato e intende salvare gli amici; Ricciardi si concentra su un vecchio caso di omicidio a Fortino, intuisce che lo riguarda personalmente.
Il grande scrittore italiano Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) va ormai considerato un Maestro, non solo del suo genere (ai confini di tanti altri). La sua prima e più amata serie giunge il quindicesimo romanzo, un capolavoro a puntate, sempre grande qualità, picchi talora. Per lui si va nelle autentiche dolenti esistenze emozionali. Dopo gli esordi con le quattro stagioni del 1931, il seguito delle feste del 1932, le svolte matrimoniale del maggio 1933 e genitoriale dell’estate 1934, aveva dovuto abbandonare alla sua sorte l’amatissimo “diverso” commissario (dodicesima avventura), poi ritrovato ad aprile 1939 (tredicesima avventura) e a Natale dello stesso anno (quattordicesima), sempre a Napoli. Qui abbiamo due profili spaziali (Fortino, ove Ricciardi si è dovuto trasferire causa regime dittatoriale e leggi razziste, e Napoli) e due profili temporali (l’estate turbolenta di parenti e affetti, a lui contemporanea, e il caso del suo passato locale, un fatto di sangue del febbraio 1906). La trama si compone anche di ingegnose vicende più o meno criminali su cui indagare e da risolvere, con acume e fantasia. Tutto intorno prendono spazio e tempo (come nelle serie tv) le vicende parallele noir e sentimentali dei tanti coprotagonisti, questa volta imperniate sul ritorno geografico, affettivo e sociale, nell’eterna indagine su noi stessi e qui sui misfatti causati in larga parte dall’orrido regime fascista. Non mancano Bambinella, il viso equino pesantemente truccato sotto il cappellino vezzoso e la veletta, la persona più attendibile in città per quanto concerne le informazioni riservate; la contessa Bianca Borgati di Zisa che rimpiange Marta, si preoccupa per Modo e compirà anche lei gli anni il 7 luglio; il bell’ambulante fruttivendolo Tanino ‘o Sarracino, in trasferta perché innamorato della mitica brutta Nelide (che risponde a monosillabi e oscuri proverbi nel suo dialetto); vari interessanti personaggi cilentani, antichi e moderni. La narrazione è, come sempre, in terza varia (con incursioni in prima e in corsivo su Filomena, in terza su alcuni incontri d’epoca utili a comprendere il contesto storico sociale). Il titolo si riferisce a Volver, un’altra canzone del 1934, ancora testo di Alfredo Le Pera, musica di Carlos Gardel. In copertina la bimba e l’anziana a “colloquio” sotto l’ulivo. Vino, rosolio e surrogato (niente caffè). Altro che letteratura minore di genere!
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Maurizio de Giovanni
Giallo (Noir sentimentale)
Einaudi Torino
2024-Pag. 253
Recensione di Valerio Calzolaio