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1 Dicembre 2024Guglielmo Marconi, nei primi anni delle sue importanti sperimentazioni, utilizzava il sud del Regno Unito, in odore di mare. Gli ampi spazi tra le coste e il mare aperto gli consentivano di verificare le sue tesi attraverso le numerose sperimentazioni che la telegrafia senza fili richiedeva. Inutile sottacere che la convivenza forzata tra persone generava rapporti che andavano al di la della mera collaborazione, fino a sfociare nella vera e propria amicizia. Queste fasi della sua vita sono raccontate in dettaglio dalla figlia Degna nel suo libro biografico “Marconi, mio padre”, dove non si trascurano gli aspetti più simpatici e goliardici.
La stazione trasmittente di Poole, villaggio situato nei pressi di Bournemouth, fu il quartiere generale di Guglielmo per quasi trenta anni. Da Poole venne assunto un ingegnere di nome H.M.Dowsett. Il personale di Marconi alloggiava all’hotel Haven e il laboratorio era situato al pianterreno dello stesso stabile. Nel giorno del suo arrivo il giovane trovò un meccanico che avvolgeva bobine e due colleghi che stavano costruendo un coherer, strumento che veniva utilizzato per la ricezione di segnali. Era composto da un tubo di vetro all’interno del quale veniva posta una finissima limatura di metallo. Solamente in presenza di corrente la limatura conduceva, generando il passaggio del segnale. Al suo arrivo il giovane si sentì in imbarazzo perché tutti erano intenti al loro lavoro e non lo degnavano di uno sguardo. Ad un certo punto Guglielmo gli porse un pezzetto di metallo grande come una moneta ed una lima consumata, dicendogli di preparare della limatura per un coherer. Per circa mezz’ora Dowsett sfregò energicamente, quanto nervosamente, la lima sul metallo, ben conscio che stava pagando lo scotto del noviziato. Ad un certo punto il grande inventore si avvicinò e, fermandolo, gli disse che aveva fatto abbastanza limatura per un coherer. Sono in quel modo, gli spiegò, si potevano ottenere particelle abbastanza minute per un corretto funzionamento dello strumento. L’ingegnere, ritornando sulle sue considerazioni originarie, si rese conto di aver ricevuto una grande lezione che, forse, i suoi libri non avrebbero potuto restituirgli.
Umberto Alunni