“Alla buon’ora, Jeeves!” di P. G. Wodehouse in una recensione di Valerio Calzolaio
17 Settembre 2024VIP FINE TOUR , AGLIANA SAB 26/10
18 Settembre 2024La Compagnia Samovar è un intreccio artistico di clown musicale, teatro comico-poetico e marchingegni. Propone uno spettacolo intimo, fatto di spatole, rotelle. Quindici minuti di apnea, per capire com’è profondo il mare: perché il pensiero come l’oceano non lo puoi bloccare. Tutti noi, da Ulisse a Noè, fino ad Aylan, siamo passati attraverso l’acqua, per cercare la vita. In questo piccolo spazio all’interno di una roulotte l’artista Luca Salata ha costruito un mondo sottomarino da contemplare seduti su antiche sedie da cinema. Ci sono tanti oggetti a formare un piccolissimo teatro costruito in diversi momenti, prima per gioco spinto dalla sua passione, poi man mano per creare la scenografia di uno spettacolo che racconta le varie sfaccettature del mare, dal suono dolce di una conchiglia, al canto di una sirena, all’ondeggiare attraverso un obló, fino a immagini più dolorose quali gli oscuri abissi che portano con sé storie di dolorosi naufragi di indifferenza degli ultimi anni che vede un Mediterraneo d’amore, trasformarsi in dolore. L’artista parla coni suoi occhi e i suoi gesti, alla ricerca di granelli di sabbia trasformati in perle. Il pubblico, solo sette i viaggiatori, ascoltano i suoni del mare attraverso i suoi movimenti e le sue costruzioni di legno e ferro. Un siparietto rosso apre a intarsi di onde, coralli e conchiglie dove ogni perla è una biglia di vetro che un pescatore di sogni prova a tirar su con la sua lenza… come per magia una perla si nasconde dietro i capelli di una donna che ascolta il vento, un’altra ancora nei tentacoli di una medusa che resta accoccolata docile sulla testa del tuffatore munito di maschera. Solo dopo aver custodito nel suo cappello un pugno di biglie blu, perle preziose, l’artista le poggia sulla sua giostra di legno dove al primo tocco di spatola e mestolo crea un domino che fa scivolare ad uno ad uno un desiderio, che lungo tutto il percorso, termina in una melodia che riempirà di musica un cestello di latta, una musica che con il peso dei sogni partorirà un messaggio in bottiglia che invoca poesia.
Ed è così che uno scrigno di legno, un carillon fatto di onde leggere e calme, con tutta la dolcezza e la bellezza del viaggio, porta a galla dei minuscoli salvagenti solitari, metafora di vite perdute che nessuno è riuscito a salvare: “ … si salveranno indios, balti, masai, beduini protetti dal vento…e poi uno di Napoli nasconsto nel Vesuvio, è un ebreo avvolto in uno sciame di parole, per tradizione illesi dentro fornaci ardenti. Si salveranno più donne che uomini, più pesci che mammiferi, sparirà il rock and roll, resteranno le preghiere, scomparirà il denaro, torneranno le conchiglie. L’umanità sarà poca… avrà per bottino la vita, la più grande ricchezza da trasmettere ai figli…”
Con la musica di questa poesia e il suo mare di legno e polvere di stelle, lo spettatore giungerà alla fine del viaggio, dove i sorrisi si trasformeranno in lacrime pronte a divenire perle.
Perché finché esisteranno artisti e poeti, il mondo potrà sperare di esistere.
Grazie a Luca Salata.
Testo e foto di Maria Di Pietro