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26 Maggio 2024Inaugurata venerdì pomeriggio con una presentazione pubblica in Piazza del Duomo la XV edizione dei Dialoghi di Pistoia, la rassegna in agenda dal 24 al 26 maggio con un programma di 55 incontri in vari luoghi della città.
“Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente”, questo il tema che guida le riflessioni di antropologi, storici, filosofi, scienziati, chef, scrittori, artisti e psicologi che approfondiranno le relazioni nel tempo tra gli esseri umani e il cibo.
Sul palco per la presentazione la direttrice del festival Giulia Cogoli, il presidente di Fondazione CARIPT Lorenzo Zogheri e il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi.
“Abbiamo deciso per questa edizione – ha commentato Lorenzo Zogheri – di affrontare dei temi che riguardano il nostro futuro e soprattutto quello dei giovani, con un argomento, quello del cibo, che incontra particolarmente la loro sensibilità”.
Giulia Cogoli è entrata più nel dettaglio: “Parleremo di cibo, di nutrizione. La speranza è quella di arricchire il pubblico dando spunti di riflessione sulla nostra realtà. La scelta del cibo oggi è indicativa di gusti, ideologie, mode e persino di prospettive sul futuro. Ci dividiamo in tribù alimentari: vegetariani, vegani, fruttariani, strenui difensori dell’onnivoro; parlare di cibo dunque significa parlare di identità, culture, comunità ed ecologia.”
Dopo gli interventi istituzionali il festival è iniziato con la conferenza inaugurale di Michela Marzano sul rapporto che hanno i giovani con il cibo: “Di cosa hanno fame oggi i giovani?”.
Nel corso della mattinata di sabato invece, nella tensostruttura di Piazza del Duomo, l’antropologo Marino Niola ha tenuto una conferenza sul tema: “Di che cibo sei? Religioni, diete e tribù alimentari”, portando il folto pubblico in un viaggio nella storia e nelle religioni per descrivere il nostro rapporto con il cibo, fatto di abbondanza e privazioni, di estremismi che avrebbero dovuto ricondurci al divino, di selezioni alimentari distintive e di cattedrali di cultura legate al pensiero che si vive per mangiare e non il contrario.
“Oggi ci dividiamo in tribù alimentari sempre più estremiste – ha concluso Niola -, la dieta ci identifica. La parola dieta deriva dal greco, per i greci la dìaita non riguarda direttamente il cibo, ma significa piuttosto “forma, stile di vita”. I greci parlano di vita quando noi oggi parliamo di giro vita. Le diete sono diventate una sorta di restrizione morale in cui l’etica si sta trasformando in dietetica, una forma di religione e di fede che si pesa in chili. Depurare il corpo come drenaggio dell’anima. Un autocontrollo alimentare che prima si faceva per Dio, oggi si fa per l’Io. Questa sta diventando la religione globale alla ricerca della ricetta del benessere e della longevità, sogno e incubo dell’Occidente.”
Marco Gasperini