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13 Maggio 2024Per i suoi 20 anni, il Museo della musica inaugura la mostra dedicata alla riscoperta del genio visionario di Antonio “Wandrè” Pioli, fondatore della prima fabbrica di chitarre elettriche in Italia negli anni Cinquanta.
Curata da Marco Ballestri con la collaborazione di Oderso Rubini e del collettivo I Partigiani di Wandrè, la mostra celebra l’arte e le incredibili innovazioni degli strumenti musicali creati da Wandrè, vere opere d’arte intrise di futurismo, surrealismo, metafisica e astrattismo.
Wandrè, nato nel 1926 a Cavriago, è stato un artista poliedrico, partigiano, imprenditore e uno dei liutai più innovativi del secolo scorso.
La sua visione è sin da subito stata  ;quella di trasformare la chitarra elettrica in una protesi artistica, capace di trasmettere emozioni attraverso forme, colori e materiali innovativi come plastica e alluminio.
La sua fabbrica – il cui iconico edificio a 15 lati dal design avveniristico è stato ricostruito nell’allestimento della nuova sala delle esposizioni temporanee – e un approccio alla produzione basato sulla orizzontalità e sulla partecipazione degli operai ad ogni fase del lavoro, ha prodotto strumenti unici e iconici che hanno affascinato musicisti e collezionisti in tutto il mondo.
La mostra presenta oltre 50 pezzi, tra chitarre, bassi e contrabbassi, ognuno con la propria storia e personalità unica.
I modelli esposti mostrano l’estro e la creatività di Wandrè, con riferimenti alla psichedelia, alla conquista dello spazio e al movimento flower power anticipando di almeno 20 an ni stili, mode ed estetica degli strumenti musicali.
Tra i pezzi più iconici ci sono la Brigitte Bardot, la Polyphon e la Rock’n’Roll, ognuna con caratteristiche uniche e un lirismo erotico che permea tutta la produzione dell’artista
La mostra non solo celebra l’opera di Wandrè, ma racconta anche la sua vita e il suo impatto sulla scena musicale italiana e internazionale: dagli anni ’60, infatti, Wandrè ha esportato il suo nome in tutto il mondo, influenzando collezionisti e chitarristi: Bob Dylan durante la sua tournée inglese del 1965, davanti a una vetrina piena di chitarre Wandrè, esclama “We don’t have those guitars in the States! Man, they are incredible”.
Frank Zappa, presidente della commissione del concorso Miss off the wall (promosso dalla rivista G uitar Player, e deputato a eleggere la chitarra più eccentrica) nel 1986 aggiudicò a due Wandrè (la Scarabeo e la Oval, entrambe esposte in mostra) il primo e il secondo posto al concorso.
E questo a distanza di quasi 25 anni dalla loro creazione e a 16 dalla chiusura definitiva della fabbrica di Wandrè (avvenuta nel 1970).
Ma anche Ace Frehley – chitarrista newyorkese dei Kiss – utilizzò una Bikini durante il tour del 1981, mentre suonano regolarmente delle Wandrè così come Buddy Miller, Peter Holmström dei Dandy Warhols, Sean Lennon e Charlotte Kemp Muhl e anche il chitarrista e attore americano Johnny Depp è un fan delle Wandrè, tanto che ha voluto omaggiare l’amico Joe Perry (chitarrista degli Aerosmith) con una Brigitte Bardot di colore blu nassau, a detta di quest’ultimo, “la chitarra perfetta per il blues”.
Ma anche in Italia non mancano ovviamente illustri esempi: Wandrè realizzò la prima chitarra elettrica di Adriano Celentano, l’unica usata da Francesco Guccini, quelle più care ai Nomadi, il basso di Caterina Caselli, e fra i suoi estimatori odierni contiamo Federico Poggipollini, Massimo Martellotta, Alex Kid Gariazzo, Marco Colombo, Francesco Fry Moneti, Filippo Graziani, Max Bonfrisco e molti altri.
Attraverso la mostra “Wandrè La chitarra del futuro”, il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna celebra non solo l’opera di un grande artista e liutaio, ma anche la creatività e l’innovazione che caratterizzano il mondo della musica e della cultura italiana.
La mostra offre ai visitatori un’opportunità unica di immergersi nell’universo di Wandrè e di scoprire l’incanto e la magia dei suoi strumenti musicali unici nel loro genere e provenienti davvero… dal futuro!
Comunicato stampa museo della musica di Bologna