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Alle ore 20.30 l’Orchestra Leonore diretta da Daniele Giorgi e la violoncellista inglese Natalie Clein eseguiranno una serie di capolavori di Brahms, Saint-Saëns e Mendelssohn. La musicista inglese, che Gramophone” ha definito «interprete in grado di produrre un’impressionante varietà di colori e di restituire la più ampia varietà di stili espressivi», sarà protagonista nel celeberrimo Concerto per violoncello n. 1 in la minore di Saint-Saëns (parte centrale della serata), una delle opere più rappresentative dell’originale stile sincretico del compositore francese, che intreccia il riferimento ai grandi maestri del passato (nel rispetto della forma e delle tecniche classiche) con il gusto per la libertà creativa, con il piacere e la ricerca del colore, della linea melodica forbita, dell’impasto timbrico. Non manca il richiamo all’opera lirica: l’amore di Saint-Saëns per il belcanto traspare nell’uso particolare della melodia rotonda del violoncello, piegata, forgiata, resa di volta in volta palpitante dalle più sottili inflessioni e sfumature interpretative.
A aprire invece le Variazioni op. 56a, pietra miliare nell’evoluzione creativa di Johannes Brahms come compositore sinfonico: datate 1873 e situate, nel quadro delle sue opere orchestrali, fra le Serenate e la Prima Sinfonia, rappresentano la ‘prova generale’ prima del confronto con la grande forma sinfonica, coinvolgendo profondamente sia la tecnica compositiva che quella orchestrale. Il risultato è un’opera di straordinaria bellezza scritta da un Maestro della variazione; e fu forse proprio il successo di questa composizione a spingere Brahms a compiere quel passo che per tanti anni lo aveva intimidito, il completamento della sua Prima Sinfonia.
Il concerto si concluderà con quella che Mendelssohn, in una lettera alla sorella Fanny, definì «la musica più gaia che ho mai composto». Il “romanticismo felice”, come fu chiamato quello del compositore tedesco, trova una delle sue più perfette espressioni nella Sinfonia n. 4, detta “Italiana” perché abbozzata durante un suo viaggio nel nostro paese, da Venezia a Napoli, dall’autunno 1831 all’estate 1832. Molti dei luoghi cui nelle sue lettere dedica le frasi di ammirazione più entusiastica sono a Roma: Piazza di Spagna (dove il compositore abitava), Trinità dei Monti, il Pincio, il Ponte Nomentano – allora immerso nel verde e nel silenzio della campagna romana. La stessa Sinfonia, soprattutto nei due movimenti estremi, appare irradiata di luce mediterranea e animata da una esuberante gioia di vivere.
L’iniziativa è promossa da Fondazione Teatri di Pistoia col sostegno di Fondazione Caript
Marco Gasperini