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20 Marzo 2024Pubblichiamo un articolo di Stefano Boni già segretario generale Fit CISL Toscana fino al maggio 2021 e dopo e tutt’ora dirigente sindacale del dipartimento Trasporti e Infrastrutture della USR CISL confederale della Toscana.
Oggi in Italia e nel mondo facciamo un gran parlare dell’ambiente che ci circonda e di come è possibile ridurre l’inquinamento e rendere il pianeta più sostenibile anche per le generazioni future. Uno dei principali argomenti trattati è l’inquinamento derivante dagli scarichi degli autoveicoli che vengono utilizzati dai cittadini per lavorare, per svago, per spostarsi; insomma, per qualsiasi esigenza andando in molti casi ad intasare la circolazione delle nostre città.
Tutto questo certamente non è da imputare al singolo individuo ma al fatto che in tutti questi anni, i Governi che si sono succeduti, hanno incentivato l’uso delle automobili a svantaggio del trasporto pubblico sia che si tratti di treno, autobus, etc. Tutti, oggi si vuole ricorrere al riparo ma, certamente non è auspicabile il fai da te, nel senso che magari nella propria città/zona si vieti la circolazione alle automobili private mettendo il cittadino in una condizione di difficoltà senza offrire alternative diverse per spostarsi.
Dico questo in quanto, non è accettabile tout court che ogni sindaco vieti l’utilizzo delle automobili nel proprio perimetro di competenza, il tutto nel nome dell’ambiente e della qualità dell’aria. Insomma, non possiamo ricorrere all’improvvisazione ma è necessario avere una visione complessiva e nazionale, una politica e indirizzi centrali che salvaguardino l’ambiente, tenendo conto delle specificità territoriali, il tutto ricompreso in una cornice dove tutti si possano ritrovare e condividere le scelte da portare avanti.
Un obiettivo primario è senz’altro quello di analizzare le varie opportunità per cercare di diminuire l’inquinamento dai centri abitati attraverso una informazione e un interessamento costante dei cittadini, facendo sempre più crescere la consapevolezza che l’ambiente è di tutti, mettendo quindi in pratica politiche e atteggiamenti che possano contenere appunto l’inquinamento. In primis bisogna coinvolgere i cittadini, le associazioni, la società civile, etc., sentire le loro esigenze e bisogni, far crescere l’idea che tutti, anche con piccole cose, possiamo inquinare di meno e quindi rendere l’ambiente, l’aria più respirabile.
Insomma per venire a noi, il cosiddetto scudo verde, il sistema di 81 porte telematiche che si vuole installare ai confini del centro abitato di Firenze entro la fine del 2024, con l’obiettivo di impedire ai non residenti con auto troppo vecchie di transitare, rappresenta una novità assoluta in quanto unica città in Italia eccetto Milano che ha messo delle restrizioni nella sola ZTL e altre città ma solo in determinati mesi dell’anno, non può essere vissuto come una imposizione o peggio come una costrizione, ma essere condiviso da tutti gli abitanti del comprensorio ed oltre.
Per prima cosa bisogna prevedere e organizzare un sistema di servizio pubblico efficiente, efficace e soprattutto integrato fra i vari vettori, con parcheggi scambiatori eventualmente attrezzati anche con un sistema adeguato di ricarica per i mezzi elettrici e tariffe agevolate che, non costino al cittadino più di quanto avrebbe sostenuto se avesse preso l’auto personale. Insomma, una rete che serva tutta la città, sostenuta da politiche per incentivare l’uso del mezzo pubblico, come per esempio dare la possibilità di detrarsi l’abbonamento ma anche il biglietto singolo, con modi e modalità stabilite in trasparenza e chiarezza. Nello stesso tempo disincentivare l’uso dell’auto propria magari attraverso tariffe dei parcheggi non proprio convenienti.
Quindi, fermo restando la risoluzione del Parlamento Europeo sull’anno 2023 delle città più verdi, “Strategia dell’Ue sulla biodiversità per il 2030 – Riportare la natura nella nostra vita”, tutto ciò non può essere preso a pretesto per snocciolare i numeri delle auto che entrano in città, del numero delle auto che verranno bloccate, dei tempi di percorrenza che diminuiranno, della diminuzione delle tonnellate di co2 giornaliere, degli eventuali introiti che scatteranno con la multa per tutti i veicoli non in regola con i nuovi parametri. Tutte cose lecite ma che non possono essere addossate ai cittadini, che magari vengono a visitare/lavorare nella città metropolitana di Firenze e poi ritornano a casa con una salatissima multa perché venendo da fuori città/regione non hanno avuto possibilità di informarsi.
Ecco allora che c’è bisogno di gradualità nell’introduzione del sistema che deve andare di pari passo con l’evoluzione e l’implementazione del servizio pubblico che va dal potenziamento della “Flotta”, dalla realizzazione delle opere necessarie, ai cartelli luminosi, al servizio di informazione etc..
Inoltre, che il sistema debba essere sottoposto ad un congruo periodo di sperimentazione con lo studio reale delle auto che entrano in città, non solo sugli standard di inquinamento ma anche su altre tipologie e aspetti del ceto sociale, sarà indispensabile per poi procedere nella direzione programmata. Solo allora, con uno studio su dati reali, si può pensare di mettere in campo delle limitazioni. Una domanda alla quale dobbiamo trovare risposta: “è lecito impedire per 12 mesi all’anno la circolazione dei veicoli più vecchi, quelli per esempio euro da 0 a 5 che comunque godono di una carta di circolazione e di un bollo regolare?” Affrontare il problema tenendo conto di tutte le sfaccettature e poi individuare la soluzione più idonea con l’obiettivo che nessuno deve essere lasciato indietro, nessuno deve essere penalizzato, a partire dalle famiglie meno abbienti e dagli studenti.
Inoltre, va sgombrato il campo dal fatto che queste porte telematiche di controllo/ accessi agli autoveicoli, diventino, in un secondo momento, anche un balzello per diminuire le presenze dei visitatori in auto e nello stesso tempo mettere in difficoltà anche chi deve utilizzare l’auto per poter lavorare. Mi spiego meglio. Voglio dire che, queste restrizioni, non possono essere utilizzate per far pagare, pur avendo l’auto in “regola”, una sorta di “tassa di ingresso” per tutti coloro che non abitano nella città di Firenze. Sarebbe un onere anche per chi magari lavora nella città Metropolitana ma abita nel comune accanto creando un corto circuito che, invece di migliorare la situazione, sarebbe fonte di discussione e confusione creando diverse fasce di cittadini. Ecco questa è una ipotesi assolutamente da non praticare, anzi che necessita di chiarezza da parte degli enti preposti, senza ambiguità ed incertezze, esplicitando in maniera chiara che, ancora una volta, a rimetterci siano quelli più in difficoltà.
Stefano Boni