Chiara Boni, Roberto Cavalli, Emilio Cavallini, Enrico Coveri, Salvatore Ferragamo, Guccio Gucci, Patrizia Pepe, Emilio Pucci, Ermanno Scervino. Sono soltanto alcuni rappresentanti toscani di quel fashion “Made in Italy” apprezzato in tutto il mondo. Stilisti che hanno saputo perpetuare quell’alto artigianato che in Toscana affonda le sue radici già nel Medioevo e nel Rinascimento.
Già negli anni Venti del secolo scorso, Salvatore Ferragamo, con una visione internazionale, approdò in America diventando il calzolaio delle star del cinema. Rientrato a Firenze nel 1927, dopo 13 anni di attività negli Usa, ha aperto il suo primo laboratorio di scarpe per donna in via Mannelli 57, per poi trasferirsi, nel 1938, a Palazzo Spini Feroni. Nel dopoguerra le sue scarpe sono diventate epiche, anche grazie ai tacchi a spillo rinforzati in metallo resi immortali da Marilyn Monroe.
Sempre negli anni Venti, esattamente nel 1921, Guccio Gucci, dopo aver lavorato a Londra come facchino all’Hotel Savoy, ha fondato a Firenze la sua casa di moda. Tra le icone: la prima borsa con il manico di bambù, il mocassino con il morsetto degli anni Cinquanta, il foulard Flora nel 1966 per Grace Kelly. Audrey Hepburn, Jackie Kennedy, Maria Callas, la duchessa di Windsor.
Anche il marchese Emilio Pucci è diventato un punto di riferimento mondiale grazie in particolare all’invenzione di tessuti sperimentali. Ha disegnato lo stemma della tuta degli astronauti della Nasa per la missione dell’Apollo 15 ed ha vestito un’infinità di dive.
Anche Roberto Cavalli deve i suoi primi successi ai tessuti sperimentali, brevettando in particolare un innovativo procedimento di stampa su pelle. Anche per lui una clientela vip infinita, da Michael Jackson a Madonna, da Kate Moss a Sharon Stone.
Enrico Coveri, stilista di Prato scomparso prematuramente a 38 anni, debutto come modello, ha lasciato in eredità alla sua azienda uno stile molto personale incentrato sulla fantasia e su forti tinte cromatiche.

Sebastiano_Di_Rienzo
Del resto il “Made in Italy” della moda, secondo un’ampia letteratura, è nato ufficialmente a Firenze quando il 12 febbraio 1951 il Marchese Giovanni Battista Giorgini raccolse giornalisti e compratori americani in occasione di una colossale sfilata a Villa Torrigiani.
Ad onorare in particolare la sartoria, prezioso segmento del “Made in Italy” nel mondo, è Sebastiano Di Rienzo, per anni presidente della prestigiosa Accademia dei sartori, erede di quell’Università dei sartori voluta da Papa Gregorio XIII nel 1575. Il giornalista Giampiero Castellotti ha raccolto i suoi ricordi nel libro di 224 pagine “Sebastiano Di Rienzo, maestro del fashion internazionale” (De Luca editori d’arte) riccamente illustrato. Il maestro sarto, tra i più noti in Cina, dove è stato nominato preside onorario presso l’università di Xi-An, ricorda i congressi mondiali della sartoria dagli anni Settanta ad oggi, dove l’arte sartoriale italiana è ovunque apprezzata per qualità, eleganza e cura dei dettagli. Con la Toscana che ha dato un contributo rilevante a questa epopea.
Comunicato stampa Forche Caudine