
Generazione Rap: dalla vostra musica può nascere la Toscana del 2050
23 Aprile 2021
Il miglior brano sui diritti umani è dei Negramaro
24 Aprile 2021Uno dei film che scosse maggiormente l’edizione di Cannes del 2012 fu certamente “Holy Motors” di Leos Carax, autore decisamente fuori dagli schemi rispetto al cinema tradizionale.
Una pellicola che sconvolse anche il sottoscritto (avendo avuto proprio la fortuna di vederlo su grande schermo all’ombra della Croisette) che non può non essere felice del ritorno del regista francese dietro la macchina da presa e contestualmente nel Festival più importante del suo Paese.
Martedì 6 luglio 2021, infatti, il suo nuovo film (“Annette”) aprirà questa insolita edizione estiva del Festival di Cannes e naturalmente non vediamo l’ora di vederlo.
Ambientato a Los Angeles è la storia di Henry, un carabarettista con un feroce senso dell’umorismo e Ann, una cantante di fama internazionale.
Sotto i riflettori sono la coppia perfetta ma la nascita della figlia (l’Annette del titolo), dal destino eccezionale, cambierà le loro vite.
Prodotto da Charles Gilibert, “Annette“, è il sesto lungometraggio del regista, nasce da una sua idea originale ed è interpretato da Mario Cotillard, Adam Driver e Simon Helberg.
Musicato da Sparks, sarà presentato in anteprima mondiale subito dopo la cerimonia di apertura al Grand Théatre Lumière di Cannes e sarà contemporaneamente distribuito nei cinema francesi.
“Ogni film di Leos Carax è un evento e questo è all’altezza delle promesse! “Annette” è il regalo che gli amanti del cinema, della musica e della cultura speravano, qualcosa che desideravamo dall’anno scorso” ha affermato il presidente del Festival di Cannes Pierre Lescure.
A fargli eco ci ha pensato il Delegato Generale Thierry Fremaux: “Non avremmo potuto sognare una reunion più bella tra il cinema e il grande schermo del Palais des festivals, dove arrivano i film per affermare il loro splendore. Il cinema di Carax è un’espressione di quei gesti potenti, di quelle misteriose alchimie che rappresentano il segreto dell’eterna modernità del cinema”.
Stefano Cavalli