Il mondo velistico non mi è mai interessato in nessuna delle sue forme. Non sono quello che si ferma al porto per vedere le barche, non sono quello che aspira un giorno ad averne una e non sono nemmeno l’appassionato che segue le gare di questo lussuoso hobby quando si trasforma in sport.
Un discorso che potrei applicare a moltissime discipline sportive ma che non mi preclude da essere quello che i veri appassionati odiano dal profondo del loro cuore: il tifoso occasionale.
Lo divento durante le Olimpiadi e lo sono tornato ad essere in questo periodo, quando Luna Rossa ha ricominciato a solcare i mari per cercare di vincere la più antica competizione velistica: la America’s Cup.
Ci provò con una certa convinzione nel 2000, quando io avevo 17 anni e mi alzavo di notte per seguire la sua battaglia (finita con una sonora sconfitta) contro New Zealand, ci proverà anche quest’anno che siamo nel 2021 e io di anni ne ho praticamente 38, sempre contro il team neozelandese (dal 6 al 21 marzo, al meglio delle 13 regate).
Come finirà? Difficile fare un pronostico. Le uniche certezze sono che i detentori del titolo, vicini di casa dell’odiata Australia, sono considerati dagli esperti molto forti e che chi vorrà seguire le gare dovrà mettere la sveglia molto presto (alle 4 del mattino).
Io come 21 anni fa sarò sveglio, tifoso occasionale che però proverà a spingere Luna Rossa verso una vittoria clamorosa. Non odiatemi, non odiateci (perché lo so, saremo in molti a ritrovarci svegli e assonati in quelle notti di marzo, improvvisandoci esperti di strambate e orzate).
Stavolta, 21 anni dopo, restare svegli ad ammirare questa eccellenza italiana sarà un antidoto (seppur momentaneo) alla grande bruttezza quotidiana di questi giorni, un vaccino per lo spirito. Un po’ più vecchi, si, ma con la solita ingenua convinzione che quel sogno a occhi aperti di una vittoria impossibile fatto nel cuore della notte, diventerà realtà al sorgere del sole.
Stefano Cavalli