Inizio questa intervista riportando una frase della celeberrima stilista Coco Chanel, che è stata capace con la sua opera di rivoluzionare il concetto di femminilità, imponendosi come figura fondamentale del fashion design e della cultura popolare del secolo appena trascorso: «La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti. La moda è nel cielo, nella strada; la moda ha a che fare con le idee, il nostro modo di vivere, con ciò che sta accadendo». Vi state chiedendo il motivo di questa citazione? La utilizzo perché ho avuto il piacere di intervistare un’affermatissima imprenditrice pratese che della moda e di moltissimo di quanto vi gravita attorno ha saputo “far tesoro”. Seguitemi e scoprirete che quella frase si attaglia perfettamente alla mia intervistata: Romina Valentini.
Ma chi è Romina Valentini?
Sono nata 49 nove anni fa a Prato, dove ancora vivo e lavoro. Sono cresciuta fra imprenditoria tessile e sartorie, apprezzando il fascino di entrambi. Dopo gli studi superiori, mi iscrivo alla Facoltà di Lettere a Firenze e contemporaneamente collaboro nelle aziende di famiglia che presto mi aprono le porte del mondo della moda, settore in cui sono attualmente impegnata.
Lei si occupa di svariate attività: dalla moda, alla direzione di una scuola, alla compartecipazione proprietaria in aziende, sino ad arrivare all’editoria.
E’ vero, sono impegnata in molte attività: il settore della formazione ha sempre fatto parte della mia vita, ho diretto per circa venti anni un’agenzia formativa nel settore moda e ho visto passare davanti a me moltissimi ragazzi che hanno saputo mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti e sono arrivati a ricoprire ruoli di tutto rispetto in aziende del settore anche importanti. Ancora oggi organizzo corsi di modellistica sartoriale presso il mio atelier; amo insegnare: trasmettere agli studenti tutta la passione che io per prima provo per la moda mi dà molta soddisfazione. La produzione di abiti e accessori di moda è il lavoro che svolgo primariamente e in questo ambito gestisco e commercializzo due marchi: Arts in Progress e Enia Lucarelli; come ho detto, sono cresciuta circondata da professionisti del settore e ne ho indiscutibilmente subito il fascino. La precisione dei lavori sartoriali, la bellezza dei ricami applicati su abiti da sogno che ho potuto osservare fin da piccola hanno sicuramente stimolato la mia creatività che presto è sfociata in progetti stilistici e mi hanno portato a svolgere il lavoro che svolgo oggi con tanto amore. Recentemente ho dato vita anche ha una casa editrice che porta il mio nome e ha all’attivo alcune pubblicazioni che mi stanno dando molta gratificazione. Considerato che ho vissuto sempre in situazioni dove l’obiettivo principale era “dare professionalità e visibilità ai giovani”, anche nel caso dell’editoria ho voluto riservare ampio spazio a nuovi scrittori ed in particolare alla pubblicazione di libri per ragazzi, senza peraltro chiudere a lavori di interesse più adulto, ma sempre con l’intento di far conoscere nuovi autori.
In questo suo spaziare in vari settori, legati però tutti quanti da un “fil rouge” nel quale la parte creatività è predominante, cosa è che la spinge a impegnarsi nella ricerca di nuove idee che poi riesce a trasformare in attività imprenditoriali?
A volte penso di essere un po’ folle e molti di coloro che collaborano con me sostengono sia possibile… In realtà sono una persona intuitiva e se sento che un progetto merita di essere sviluppato non mi tiro mai indietro; certo posso incontrare delle difficoltà ma, un po’ per caparbietà, un po’ perché amo le sfide, provo a superarle e quando ottengo quello che volevo la soddisfazione è ancora più grande.
Esiste in ciò che attualmente porta avanti un “origine familiare”? I suoi genitori quanto hanno influenzato il suo essere stilista e imprenditrice?
Mio padre, Roberto Valentini, era un imprenditore tessile, un imprenditore vecchio stampo, di quelli che hanno fatto la storia di Prato. Era abilissimo negli affari e dotato di sapienti competenze tecniche che lo avevano portato a grandi risultati. Da lui ho imparato la concretezza che si deve sempre mettere nelle questioni di lavoro e l’onestà, perché si può essere validi imprenditori soltanto quando quello che si ottiene è stato costruito in modo corretto e rispettoso verso gli altri. Mia madre, Enia Lucarelli, ha sempre lavorato in ambito moda e ha insegnato in corsi professionali per oltre cinquant’anni. Da lei ho ricevuto tutti gli stimoli alla creatività e a lei devo il mio amore per il bello e l’arte in generale.
A proposito delle sue creazioni ha detto: “Creo e vendo idee…”. Quindi i suoi abiti più che oggetti sono dei… concetti?
Quando disegno un abito penso immediatamente alla donna che lo indosserà e in quella figura riconosco carattere, atteggiamenti, inclinazioni, stati d’animo, dei quali tento di dare la mia personale interpretazione. Il mio modo di creare e il suo obbiettivo è questo: chiunque indossa un mio abito deve sorridere; quando una donna si piace sorride; questo lo si ottiene soltanto realizzando abiti che esaltino la bellezza di chi li indossa, ne sottolineino e possibilmente accrescano le doti di eleganza e raffinatezza.
I marchi Arts in Progress ed Enia Lucarelli fanno parte della sua attività legata alla moda. Ovviamente sono entrambi collegati ad abiti di altissima sartoria, ma quali sono le differenze immediatamente avvertibili tra queste linee?
I marchi che gestisco nell’ambito della mia attività sono i due che ha nominato ed entrambi si occupano di moda ma sono diversi sia nel contenuto che negli obiettivi. Il primo, “Enia Lucarelli”, è più legato al concetto di haute couture, riguarda abbigliamento e accessori di alto livello qualitativo, curati nei minimi dettagli per costruzioni e finiture. Con “Arts in Progress” propongo una moda più sperimentale, frutto della collaborazione con creativi che si esprimono in vari ambiti artistici, dalla pittura all’illustrazione, passando dalla grafica alla letteratura.
Romina Valentini e l’editoria. Come è nata l’idea di lanciarsi in questo settore così apparentemente lontano dal mondo della moda?
Partecipavo come azienda a un evento per la promozione del marchio Arts in Progress organizzato a Pistoia; in quella occasione per chiarire il mio concetto di moda avevo chiamato alcuni artisti a esibirsi (una coreografa di teatrodanza e danza contemporanea, una cantante jazz) e avevo assunto accordi con una libreria per poter far esporre a diversi pittori esordienti alcune delle loro opere. Per quella occasione avevo anche realizzato due libri in stoffa, uno dedicato ai pittori che esponevano con riproduzione delle loro opere e biografia (il libro era stato realizzato in jersey di cotone) e uno ironico e divertente pensato come cadeau (realizzato in tela di cotone). Questi due libri piacquero moltissimo ai partecipanti ma piacquero molto anche al proprietario della libreria, persona molta esperta del settore editoriale. Fu lui a suggerirmi di pensare all’idea di intraprendere un’attività editoriale e a darmi i primi consigli. L’idea mi piacque, d’altra parte l’arte e la letteratura sono sempre state per me compagne di vita, e ben presto decisi di avventurarmi anche in quel mondo.
I vostri sono libri di… stoffa. È un superamento della carta o un concetto particolare di editoria?
Il libro di stoffa non vuole essere un superamento della carta. Anche in questo settore, la voglia di creare e l’amore per il libro hanno prevalso ed ho pensato di creare libri che occupino poco spazio e siano facilmente contenuti. Ho creato quindi il “libro di stoffa” che, grazie al tessuto naturale e morbido, può essere facilmente utilizzato, riducendone il peso e il volume. Oggi pubblico anche libri in carta, prevalentemente per ragioni di prezzo al pubblico in quanto il tessuto e la relativa stampa hanno un costo più elevato. L’ultimo libro editato è rivolto ai ragazzi e si intitola “Il pesciolino zoppo” dell’autore Paolo Caldesi. È un racconto che affronta con la dovuta delicatezza temi e problemi attuali, attraverso lo sguardo puro di due piccoli amici (un pesciolino e una bambina) che durante il loro percorso di conoscenza riusciranno a coinvolgere gli adulti e a regalare loro un tempo buono per la riflessione
Tutte le sue attività hanno come base la città di Prato, nota al grande pubblico più come città produttiva che non come sede di importanti atelier, come invece immaginiamo lo siano Roma e Milano. È un’idea errata quella che abbiamo? Oppure la sua è la dimostrazione che, come spesso accade, non è tanto il luogo che conta ma lo è chi ha idee e volontà?
Come diceva Camillo Sbarbaro, rivolto al padre «… se anche tu non fossi il mio padre… per te stesso egualmente t’amerei» così dico io di Prato che è la mia città ma che amerei indipendentemente da questo per la sua forza vitale e per l’inventiva che la contraddistinguono. Ha ragione quando dice che Prato è nota come città produttiva e molto meno come sede di atelier e infatti all’inizio non è stato facile proporsi con il mio tipo di prodotto e col mio modo di lavorare; oggi però credo di poter dire di aver fatto una buona scelta e con un po’ di orgoglio di aver portato qualcosa di diverso nella mia città donandole una caratteristica che prima non aveva.
Dato il periodo che viviamo, l’ultima che le faccio è una domanda quasi d’obbligo: la moda è associata all’immagine e alle sfilate in passerella davanti al pubblico. Questo purtroppo è al momento negato. Come si reagisce a questo stop forzato?
Si reagisce creando e comunicando alle persone l’operosità dei creativi, che non si sono mai fermati. Il nostro settore è in difficoltà ma è vivo. Sono convinta che tutti abbiano bisogno della leggerezza, del senso del bello che la moda porta con sé; noi dobbiamo offrire alle persone questo sogno.
Grazie dunque a Romina Valentini per aver condiviso con noi in modo sincero e appassionato il suo essere imprenditrice, stilista ed editrice.
Enrico Miniati
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