Montopoli in Val d’Arno domina la piana dell’Arno. Lo storico e geografico Repetti lo descrisse nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana, opera pubblicata il 1831: “Questo paese, che Boccaccio qualificava per castello insigne, risiede sul dorso di un poggio tufaceo fra l’Evola che passa al suo levante e i torrenti Chiecina e Cecinella che scendono al suo ponente libeccio, mentre dal lato di settentrione corre il fiume Arno sotto la strada Regia pisana che attraversa il suo territorio per l’altipiano di S. Romano”.
Originariamente castello feudale la cui storia si intreccia con la distrutta Pieve di San Piero a Musciano, si hanno notizie già dal 746. Fu giurisdizione del vescovo di Lucca fino al 1162, quando fu assegnato dall’imperatore Federico di Svevia alla fedele Pisa ghibellina, rimanendo al centro di ripetute e aspre contese tra Pisa e Firenze.
Nel 1329 i pisani, a seguito la morte dell’Imperatore, decisero di cercare la pace con i fiorentini e con gli altri castelli della Toscana. La scelta cadde su questo luogo, quale sede per la stipula del trattato di Pace. Nel ‘600, carestie e pestilenze turbarono gravemente il territorio e, in quel periodo è da segnalare nel 1622 il passaggio del territorio comunale sotto la nuova Diocesi di San Miniato.

Montopoli in Val d’Arno stemma 1865
Il toponimo Montopoli si afferma fin dall’anno 1138 come Monte Topoli; nel 1180 Montetopali, nel 1272 Montetopari. Deriva da monte e dall’antroponimo germanico Teupo, il nome è stato legato dalla etimologia popolare alla figura del topo. La città adottò un’arma parlante, già nel sigillo impresso in una missiva dei Sei Difensori del comune, datata 5 ottobre 1503; lo stemma è con i topi salienti sui monti. Così in un’impronta della Communitas Montis Topori impressa dallo storico Domenico Maria Manni, nel codice Moreniano.
Il 2 marzo 1860, il Gonfaloniere di Montopoli, scrisse in risposta al Segretario della Real Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza Toscana in Firenze fornendo particolari curiosi: “lo stemma del comune servì costantemente dal 1348 al 1807 nel concorrere col respettivo carro alla Festa degli Omaggi in Firenze, cui fu annesso della repubblica fiorentina.”
Lo stesso segretario del Real deputazione Luigi Passerini nel redigere l’atlante araldico dei Municipi della Toscana, eseguito su ordine di Bettino Ricasoli, capo del governo provvisorio toscano, per donarlo al nuovo sovrano Vittorio Emanuele II, non tenne conto di dette notizie ritenute sommarie. Al capitolo dedicato a questo comune rappresentò lo stemma “di azzurro al monte all’italiana di sei colli, sostenente la croce latina, a due topi contro salienti il tutto d’oro”, affermando che fosse un’arma parlante.
Nel 1863 fu aggiunta la denominazione “in Val d’Arno” e con il decreto del Presidente della Repubblica del 4 aprile 2007 fu concesso al Comune di Montopoli in Val d’Arno il titolo di Città.
Infine con il Decreto del Presidente del 12 luglio 2018 è stato concesso lo stemma, insieme al gonfalone e la bandiera: “azzurro, al monte all’italiana di sei colli, fondato in punta, cimato dalla croce latina, sostenuta da due topi contro salienti, il tutto d’oro”.
Le armi parlanti sono stemmi le cui figure indicano il nome di una famiglia o di una città , nel caso di Montopoli vi sono il monte e i topi la cui presenza nella scienza araldica è molto rara.
La croce fa supporre un richiamo all’antica Pieve da cui il castello ebbe la sua genesi. Formando una raffigurazione unica e tipica di questo territorio, una sorta di carta d’identità che racconta le secolari origine e di cui andare davvero fieri.
Michele Fiaschi

Montopoli in Val d’ Arno realizzato da Rosaria De Biasio