
Vincitori e vinti: Venezia 77
14 Settembre 2020
Ville e giardini medicei in una serie tv e con un sito dedicato
15 Settembre 2020Conosco le opere di Giuseppe Gavazzi più o meno dagli anni ’80 quando le ho viste per la prima volta. Mi sembra fossero esposte negli spazi del Comune a Pistoia (ma non ne sono sicura), ricordo bene invece quasi tutte le sculture che erano in mostra. Mi ricordo che pensai: questo non è soltanto uno scultore, è un poeta della forma e del colore. E di questa idea sono rimasta.
Il mondo poetico del Gavazzi è popolato di tante sculture di bambini e bambine dai volti rosei e dagli sguardi fissi persi nel vuoto dei sognatori. Ci sono cavalli snelli e vivaci, anche loro colorati, con le narici al vento spesso con un bambino in sella, anzi senza sella, bambini che cavalcano ‘a pelo’ come esperti cavallerizzi o come gli indiani, forse a voler ricordare un mondo popolato di cavalieri ed eroi, ma non sembrano cavalcare, danno l’esatta idea della immobilità, sono statici, persi dentro il sogno, dentro la fantasia, bambini e cavalli uniti in un solo corpo. Poi ci sono, nel mondo delle sculture del Gavazzi, le madri, le grandi madri, modelli arcaici che vogliono significare tutte le madri ed una sola, tutte con i volti seri, preoccupati, anche loro con gli sguardi persi nel vuoto di racconti eterni, di sofferenze antiche, di silenzi dignitosi.

La casa studio di Gavazzi
In contrasto con la serietà dei volti delle figure che abitano il mondo dello scultore, ci sono i colori delle vesti, vesti colorate che ricordano quelle dei popoli andini in una sorta di primitivismo che contribuisce a presentare le figure con una sorta di tenerezza che colpisce. Sono pennellate di colore lineari o rotonde, senza sfumature di sorta ma in gradevole e sorprendente equilibrio cromatico adeguato alla visione onirica, fantastica. Quello di Gavazzi è un mondo composto di personaggi che stanno vicini fra di loro, si incontrano senza guardarsi perché lo sguardo è solo quello dello spettatore che annega il suo in quello delle figure per poterle capire, per leggere quello che loro hanno dentro e che è, alla fine, quell’universo che tutti comprendiamo, ognuno con le proprie sfumature. Le sculture si incontrano fra loro stando ferme, un universo magico e poetico perso nell’infinito di domande fatte, risposte non date, spiegazioni sempre attese, riescono a creare un’atmosfera magica, surreale ma viva, ti viene voglia di toccarle per parlarci, per scuoterle da quella eterna fissità che è anche dentro ciascuno di noi e che è la responsabile delle domande esistenziali di ciascuno.
Giuseppe Gavazzi è nato in Francia nel 1936 da genitori italiani. Oltre che un ottimo scultore Gavazzi è stato grande restauratore formatosi alla Scuola di Leonetto Tintori a Firenze, molti e importanti sono gli affreschi da lui restaurati.
Non voglio dilungarmi a scrivere sulla biografia e le opere di Gavazzi, basta digitare il suo nome su Google e troverete tutto, comprese molte immagini.
L’ultima volta che l’ho incontrato è stato circa quattro anni fa al Giaccherino impegnato nel restauro dell’affresco dell’ultima cena nel refettorio del Convento. Abbiamo chiacchierato un poco del suo lavoro, dei vecchi tempi, della sua e mia frequentazione con i pittori e restauratori pistoiesi, artisti che hanno impreziosito gli anni del ‘900, un mondo fisicamente quasi scomparso. La cosa peggiore, che voglio qui denunciare, è che questo mondo di eccellenti artisti, sta scomparendo anche dalla memoria della gente, dei pistoiesi, fatta eccezione per qualche addetto ai lavori e per qualche appassionato collezionista. Altrettanto con certezza dico però che gli Artisti pistoiesi sono vivi ed immensi nell’apprezzamento degli studiosi, degli amanti delle Arti visive, dei critici d’arte.
Alla nostra città, Pistoia, a questa città che s’infiamma per qualcuno ma dimentica tanti altri, a questa città, ai suoi giovani, che non hanno mai imparato, perché non hanno mai voluto conoscere, i molti artisti che l’hanno resa culla di bellezza, a questa città spesso ingrata rivolgo un appello:
“Non dimenticate mai gli artisti e prendetevi a cuore le loro opere, i loro capolavori, sono vostri, sono stati concepiti qui nella nostra città perché tutti ne godessero. Non basta e non è giusto occuparsi di un solo artista perché più famoso, la Bellezza alberga anche fuori dei Musei.”
Ho voluto scrivere per svegliare la sensibilità di chi ha a cuore la Bellezza, perché si occupi di questo nostro artista, Giuseppe Gavazzi, che oggi si trova in una brutta situazione perché sfrattato (non certo per morosità) dal suo attuale studio così da vedere costretti i familiari a immagazzinare le sue opere altrove. Dove? Forse fuori città. Quando davvero dovessero essere immagazzinate non potrebbero essere più usufruibili dagli amanti del bello, dagli stimatori di questo originale e fantastico artista. Opere in fuga dalla città.
Perciò svegliamoci tutti, soprattutto le Istituzioni, che nasca un Comitato permanente per la salvaguarda delle opere degli artisti pistoiesi dimenticati (magari perché non hanno appoggio di nessun tipo), e per la loro valorizzazione.
Lucia Focarelli

Lucia Focarelli e Giuseppe Gavazzi