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A complicare il tutto c’è un’ invenzione che arriva da un futuro ancora più lontano, che permette di invertire l’entropia di oggetti e persone e le fa viaggiare letteralmente all’indietro nel tempo.
Atteso dai fan del regista ma anche dagli esercenti delle sale cinematografiche (che sperano segni il ritorno in massa al cinema dopo i difficili mesi di chiusura per via delle restrizioni legate al Covid-19), “Tenet”, undicesima pellicola diretta dal britannico Christopher Nolan, è su un piano più superficiale una grande spy-story in stile 007, girata magistralmente e scritta in maniera più asciutta di quello che si pensi, mentre a un livello più profondo di analisi, la ripetizione di alcune delle ossessioni (il tempo, il libero arbitrio) che da sempre animano il cinema del regista londinese.
Più vicino, per ambizioni, a “Inception” (2010) e a “Interstellar” (2014), due titoli “cult” della sua filmografia, “Tenet” può in prima battuta apparire un film meno complesso, perché più attento all’azione che ai sentimenti e alle digressioni scientifico/filosofiche, ma è tra i tre il più bilanciato e probabilmente quello che reggerà meglio alla prova del tempo.
Le due ore e mezza di durata, infine, non si fanno sentire troppo e la visione in una sala IMAX (se potete, in Toscana è all’UCI Cinema di Campi Bisenzio) è certamente consigliata, per godere a pieno dell’esperienza visiva e sonora.
Il titolo “Tenet” è ispirato al quadrato del Sator dove compare proprio questa scritta palindroma.
Un quadrato del Sator è visibile sulla fiancata nord del Duomo di Siena.
Stefano Cavalli