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29 Aprile 2020Parto da un foglio pieno di appunti confusi per parlarvi dell’inaspettata docu-serie di LorenzoJova Jovanotti “Non voglio cambiare pianeta”. Gli appunti sono i miei, quelli che ho preso frettolosamente mentre le immagini di questo viaggio avventura in solitaria del Jova (qua solo Lorenzo. Tanto nessuno lo riconosce) mi scorrevano sotto gli occhi. Una biciclettata in solitaria dal Cile all’Argentina, da anonimo viaggiatore, scandidata dai suoi pensieri a voce alta a base di Neruda (sua la poesia “Il pigro” dentro alla quale è contenuto il verso che da il titolo alla serie), Pantani, Fellini, Tiziano Terzani e Bukowski.
Dal Far West del Cile alla Bombonera di Buenos Aires, “Non voglio cambiare pianeta” sbarca sulla piattaforma di RaiPlay giusto in tempo per scandire i nostri ultimi giorni di isolamento, ricordandoci della bellezza del mondo che ci aspetta fuori dalle nostre mura ma anche della semplicità della vita quotidiana e dei suoi gesti. 15 episodi più uno (un extra che riassume tutto) che si bevono con una tazza di Mate e hanno, per citare il suo autore, il sapore di infinito. Si viaggia, si viaggia, in questa serie, si ride per i piccoli incidenti di percorso e ci si emoziona sui finali poetici e sui ricordi di chi non c’è più (proprio quello di Pantani all’inizio della prima puntata è un colpo al cuore).
La citazione finale però è da far cadere dalla sedia. Non ve la svelo, privarvi del gusto di quell’emozione sarebbe un crimine.
Stefano Cavalli