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19 Gennaio 2020Il profumo del Vinsanto che esce dai caratelli dopo tre anni di conservazione si diffonde nell’aria e un antico rito si rinnova in un locale, la “vinsantaia”, alla presenza di giornalisti, sommelier, appassionati e clienti, tutti invitati a “Vin Santo è!” dall’Azienda Marini Giuseppe, alle porte di Pistoia.
Gli ospiti sono stati accolti da tutta la famiglia Marini impegnata, in ruoli diversi, nella conduzione dell’Azienda Agricola.
Quest’anno sono intervenuti, tra l’altro, l’assessore al turismo del Comune di Pistoia Alessandro Sabella, il Vice Presidente della Provincia Gabriele Giacomelli, Riccardo Guerrazzi e Angelo Laino, rispettivamente delegato e segretario provinciale FISAR, che hanno guidato la degustazione con la loro professionalità di sommelier.
L’apertura dei caratelli è una emozione per il produttore, ma con questa occasione, giunta alla sua sedicesima edizione, viene condivisa con un pubblico più ampio. Una scommessa vinta da questa famiglia di produttori agricoli, che oltre all’olio e al vino, ha fatto del vinsanto un’occasione di avvicinare tante persone alla scoperta di un prodotto di eccellenza della nostra terra e in particolare della tradizione Toscana.
Sono stati aperti i caratelli dell’annata 2016 e le sorprese piacevoli non sono mancate. I caratelli che vengono chiusi con il cemento, vengono aperti con il martello e lo scalpello, dopo che il mosto ha fermentato per tre anni. All’origine vi è una attenta scelta delle uve che dopo la vendemmia, a settembre, vengono poste su dei cannicci ad appassire, fino alla fine di dicembre, nel periodo delle feste di Natale.
Una passione e un’attenzione a questo prodotto che, dopo l’uscita dal caratello, viene assemblato in un contenitore, dove trascorre un anno e successivamente imbottigliato deve attendere ancora un anno, prima di essere posto in vendita. Un’attesa lunga e paziente secondo una tradizione propria delle famiglie contadine.
La diversità del prodotto assaggiato è dato da vari fattori. Il legno di rovere o castagno del caratello, la sua anzianità; uno di questi, ad esempio, risale al 1886 e ha vissuto numerosi passaggi di mosto che gli hanno conferito una particolarità che trasmette al vinsanto. Ma anche i passaggi della temperatura, dal caldo a freddo e viceversa creano un prodotto unico nel suo genere.
L’azienda Marini nasce fisicamente, sul sito dove esisteva la Villa Paternino, distrutta nella seconda Guerra Mondiale. Dalle macerie è nata una struttura cresciuta nel tempo grazie alla passione di tutta una famiglia, con il lavoro attento e competente, oggi punto di riferimento nel circuito dell’Enoturismo e in numerose iniziative che fanno conoscere e scoprire quello che questa terra può offrire.
L’apertura dei caratelli, come la vendemmia o la frangitura delle olive sono occasioni per condividere momenti di grande emozione, dove chi lavora si apre agli ospiti esterni, che vengono resi partecipi di queste fasi della vita della campagna.
Per comprendere meglio il percorso fatto da chi produce il vinsanto, basta ricordare che fino al 1991 non esisteva un disciplinare che regolasse la produzione di questo vino e di conseguenza ne impediva l’esportazione. Il vinsanto ha una origine lontana nella nostra tradizione ma ha acquistato una sua visibilità sui mercati in tempi abbastanza recenti.
L’annuncio fatto nel corso della manifestazione da Giuseppe Marini è la prossima sfida che intende affrontare in questo campo. Il vinsanto tradizionalmente viene realizzato utilizzando uve bianche. L’obiettivo è produrre un vinsanto con l’Occhio di Pernice, una uva rossa che però ha una fase di appassimento più difficoltosa.
Non rimane che attendere il risultato di questa nuova sfida e condividere l’attesa per il risultato. Una nuova emozione da vivere nel 2021, anno Jacopeo per Pistoia.
Maurizio Gori