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17 Gennaio 2020Santorini (Thira) è un’isola vulcanica, situata nel Mar Egeo a nord di Creta, che con una caratteristica forma a mezza luna, aperta verso il lato occidentale. Nel 1.600 a.C. ha dato luogo a una eruzione catastrofica. Gli studi geologici hanno ricostruito quattro fasi eruttive principali. Le prime tre fasi sono caratterizzate dall’eruzione di grandi volumi di prodotti definiti con il termine piroclastici (generati dalla frammentazione di rocce o di lava non consolidata durante l’attività esplosiva di un vulcano). Nelle aree circostanti e nell’intera isola, sepolta dai relativi depositi, non sono stati ritrovati corpi umani, perciò si ritiene che l’attività vulcanica non sia stata immediata e la popolazione sia riuscita a fuggire dall’isola prima dell’eruzione, a differenza di quanto accaduto a Pompei/Ercolano (vedi articolo Arteventinews 27 giugno 2019 – Vesuvio: ieri ed oggi). La quarta fase invece è caratterizzata dal collasso dell’edificio vulcanico e successiva formazione della cosiddetta caldera: quando l’eruzione è subitanea e violenta il magma presente nella camera sottostante viene espulso in lava e prodotti; questo svuotamento produce il collasso della struttura vulcanica su sé stessa e dà origine ad una area depressa subcircolare invasa dalle acque del mare (appunto caldera). Il successivo fenomeno è, a causa di questi spostamenti di masse rocciose, la generazione di un violento tsunami (termine che definisce un maremoto generato da terremoti sottomarini) che ha investito le coste di Creta, dove fioriva la civiltà minoica, e l’area orientale del Mediterraneo. Alcuni scienziati ritengono che tale evento e una serie di fenomeni climatici a seguito delle eruzioni vulcaniche abbiano provocato la definitiva decadenza di questa civiltà. Altri scienziati ritengono che i superstiti di tale disastro si siano spostati nelle coste più a Nord, in Attica, dando origine a un’altra civiltà di tutto rispetto, quella greca di Atene. Anche nel mito di Atlantide l’isola inghiottita nel mare descritta in uno dei dialoghi di Platone (Crizia) entrata a far parte dell’immaginario collettivo, è considerata l’antico ricordo dell’eruzione di Santorini. Quanto sopra basterebbe a fa comprendere quale impatto ebbe tale avvenimento catastrofico pur risalendo a migliaia di anni orsono e in un pianeta ancora non dominato, come oggi, dall’ uomo.

ph.Vagaggini
Ma non è finita qui: l’eruzione del 1600 a.c. dell’isola di Santorini è oggetto di studio da parte di scienziati per capire, se e come, quel cataclisma abbia contribuito a creare un altro dei miti più famosi della nostra cultura, un mito che è raccontato dalla Bibbia nell’Esodo: le dieci piaghe d’Egitto. Il Libro dell’Esodo è l’unica testimonianza delle Piaghe d’Egitto, di quella serie d’incredibili disastri “divini” che alla fine convinsero il signore d’Egitto, il Faraone, a lasciar fuggire Mosè e il suo popolo schiavo dalla terra delle piramidi. L’unica, perché nessun geroglifico ne fa menzione. L’unica, perché nessuno altro testo ne parla o accenna in modo inequivocabile.
«Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d’Egitto. Il faraone non vi ascolterà e io porrò la mano contro l’Egitto con grandi castighi e farò così uscire dal paese d’Egitto le mie schiere, il mio popolo Israel. «
Nel racconto biblico, la prima piaga colpisce la fonte stessa della vita egiziana, il Nilo: le acque del fiume si trasformano in sangue e i pesci muoiono. La seconda è l’invasione delle rane. terza e quarta piaga sono, invece, le zanzare e i mosconi. La quinta e sesta piaga sono le malattie che attaccano rispettivamente il bestiame e poi gli uomini. Poi, c’è la grandine, le cavallette, le tenebre. Infine, c’è la decima piaga, la più devastante: la morte dei primogeniti.
Si domandano gli studiosi: c’è una spiegazione scientifica per le piaghe d’Egitto, con tutte le precauzioni del caso e sempre attenendosi a un lavoro rigoroso, serio e che non prediliga il sensazionalismo mediatico? E ‘possibile che gli effetti della grande eruzione di Santorini abbiano generato una serie di fenomeni naturali, una reazione a catena, anche nel corso di tempi dilatati, che sono, poi, stati rielaborati e narrati nel libro dell’Esodo? In che modo le grandi eruzioni sono state correlate a importanti cambiamenti climatici, estinzioni di massa ed eventi storici? Le grandi eruzioni immettono grosse quantità di gas e cenere nella stratosfera. L’anidride solforosa emessa reagisce con il vapore acqueo presente nell’atmosfera formando uno strato di piccole gocce, aerosol, di acido solforico. Questo strato riflette la radiazione solare (aumento dell’albedo) e assorbe la radiazione termica (infrarossa)della Terra. L’effetto combinato è quello di ridurre le temperature medie, anche a notevole distanza dal vulcano e per diversi anni.
La prima delle piaghe potrebbe essere stata proprio causata dalla variazione della temperatura, della luminosità, in ecosistemi specifici con acque ferme, calde e ricche di sostanze nutritive, quale poteva essere la valle del fiume Nilo, variazioni che avrebbero comportato il proliferare di un particolare tipo di alghe, appunto color rosso rubino; ancora oggi in aree come la costa orientale degli stati uniti la sviluppo di tale fenomeno viene denominato “marea rossa” (in termini scientifici: fioritura algale o, in Inglese, bloom algale).
“Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue. I pesci che erano nel Nilo morirono e il Nilo ne divenne fetido, così che gli Egiziani non poterono più berne le acque. Vi fu sangue in tutto il paese d’Egitto.”
Il processo di eutrofizzazione e la tossicità delle alghe producono una condizione asfittica dell’ambiente che giustifica la moria dei primi abitanti delle acque: i pesci. E le rane che saltano fuori dagli stagni? Anche questi anfibi evidentemente incominciarono a trovare inospitale il loro habitat consueto, abbandonandolo. Come una sorta di effetto domino gli sciami d’insetti quali zanzare, mosconi e quanto altro, non sono altro che il prodotto di un ambiente naturale che subisce modifiche sostanziali: pesci e anfibi nella catena alimentare naturale danno un contributo sostanziale all’equilibrio della popolazione di altre specie, la loro assenza diviene pertanto importante.
Le piaghe successive, indicate con il termine generico di “ulcere” riguardano il bestiame e in parte l’uomo; questi fenomeni potrebbero essere il prodotto di eventi verificatesi nel tempo in aree della Valle del Nilo e nel suo estuario dove acqua stagnante e condizioni igieniche non ottimali favoriscono il diffondersi di epidemie, in primis la malaria.

ph Ansa
“Mosè stese il suo bastone verso il cielo e il Signore mandò fuoco e grandine”: secondo le Sacre scritture in Egitto si abbattono le peggiori tempeste di grandine mai viste, i raccolti vanno perduti, nei campi i chicchi colpiscono il bestiame e gli uomini. I gas vulcanici prima durante e dopo le eruzioni causano sistematicamente una serie di anomalie meteorologiche e si va da un incremento del calore estivo a livello globale a violenti temporali e grandinate che si abbattono localmente.
Nella narrazione successiva La Bibbia ripropone il diffondersi e l’invasione di altri insetti quali le locuste e narra che distruggono tutti i raccolti, fino a che un vento proveniente da ovest le porta via; anche questa nuova piaga può essere il prodotto “indiretto” delle mutate condizioni bioambientali legate alle attività eruttive del vulcano Santorini sopra accennate.
Ma una nuova piaga è dietro l’angolo e l’oscurità avvolge il paese come in una notte senza luna, quasi un anticipo della fine del mondo: alcuni ritengono che il fenomeno delle tenebre (nona piaga) sia in realtà il prodotto di una eclisse, ma il periodo di tempo è molto breve mentre la Bibbia ci narra che la notte ha la meglio per ben tre giorni; un altro fenomeno che potrebbe giustificar la narrazione e la percezione di mancanza di luce sono le tempeste di sabbia, comuni nelle aree mediorientali anche oggi. Altri scienziati ritengono che il fenomeno a cui si riferisce la sacra scrittura sia dovuto invece alla eruzione del vulcano Santorini o meglio alla ricaduta delle ceneri vulcaniche che può durare numerosi giorni e limitare la visibilità in modo consistente; ne abbiamo testimonianze, anche recentemente, con le eruzioni in varie parti del mondo.
L’ultimo flagello inviato da Dio (morte dei primogeniti) risulta essere un enigma irrisolto; mentre tutte le altre piaghe sono eventi naturali per quanto catastrofici e tutti possono essere ricondotti, anche se in periodi diversi, ad eventi realmente accaduti nella terra d’Egitto e nella Valle del Nilo, la decima piaga chiude una serie di episodi e, secondo gli studiosi, si compone di un simbolismo religioso che è comune nelle popolazioni antiche. La sacra scrittura indica che ogni Israelita deve prendere in prestito un oggetto d ‘oro appartenente ai suoi padroni egizi e prepararsi a festeggiare il rito della pasqua ebraica con il sacrificio dell’agnello. Verso la metà della notte il Signore passerà sull’ Egitto e morirà ogni primogenito, da quello del faraone a quello dello schiavo, oltre a ogni primogenito del bestiame. Gli israeliti al calar della sera effettueranno il sacrificio dell’agnello e macchieranno le porte delle loro case in modo tale da essere risparmiati dal flagello. Da sempre il sangue dei sacrifici preserva dal male e dai demoni e induce la protezione divina; le stesse genti delle aree di provenienza degli israeliti erano interessate da questi riti sacrificali. L’angelo della morte quella notte si abbatte sull’Egitto e si compie il volere divino; gli Israeliti lasciano l’Egitto e si dirigono, passando dal Mar Rosso, verso Canaan, la loro terra promessa.
Renato Vagaggini
- ph.Vagaggini
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