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13 Dicembre 2019Dopo la scossa di terremoto nel Mugello, di questi giorni, la trasmissione della Voce di Arteventi su Radio Pistoia Web è più che mai attuale: il 02 dicembre nello spazio della Voce di Arteventi abbiamo parlato, infatti, con Federico Bonechi, volontario della Misericordia, un protagonista nella Protezione Civile Nazionale, che ha dato indicazioni e consigli importanti sulla gestione delle emergenze e sulla sicurezza.
Federico che ruolo hai nella Protezione Civile?
Rappresento le Misericordie della Toscana nel comitato operativo regionale del volontariato. Da quest’anno rappresento la Toscana nel comitato nazionale di volontariato di Protezione Civile. Raggruppa in una commissione nazionale le rappresentanze delle regioni e del volontariato. E’ per me un vero onore rappresentare le Misericordie della Toscana.
L’argomento della ProtezioneCcivile è un argomento diventato una quotidianità. Basta pensare al maltempo dell’ultimi tempi, a quello che ha provocato.

Misericordie della Toscana
Quindici giorni fa siamo intervenuti ad esempio sulla piena che ci aspettavamo a Pisa. Abbiamo affrontato l’emergenza con opere idrauliche tali da contenerla. Il lavoro dell’uomo in questo caso è riuscito ad evitare il peggio.
Qualche suggerimento: a chi si trova in strada…a chi si trova all’improvviso in situazioni di emergenza.
Il problema nostro è un problema culturale. Noi italiani siamo guidati dal ‘caso’. All’estero hanno una cultura della sicurezza diversa. In Protezione Civile si parla molto di “resilienza”. Dobbiamo essere noi i primi soccorritori di noi stessi.
Ci sono delle campagne che cercano attraverso le Regioni di informare le persone. I volontari sono nelle piazze per informare sul rischio e su come affrontarlo.
La campagna di “Io non rischio” si propone nei confronti di tre principali settori: il rischio alluvione, il rischio sismico e il rischio maremoto.
I volontari spiegano ai cittadini come comportarsi nei confronti di questi rischi.
Puoi farci alcuni esempi concreti?
Per il rischio idrologico il primo passaggio è di essere informati. Informarsi sul luogo in cui abitiamo e poi leggere le allerte meteo ufficiali della Regione. E’ uno strumento molto importante da non confondere con le previsioni meteo.
Le regole basilari sono che con un allerta meteo si deve evitare di mettersi in marcia con l’auto. Bisognerebbe conoscere il rischio della zona dove viviamo e organizzare la nostra casa. In caso di allagamento salire ai piani alti, non scendere ai piani bassi, non utilizzare i telefoni in maniera impropria, per non sovraccaricare le cellule telefoniche. Sembrano cose banali, ma devono essere pianificate e organizzate prima perché al momento dell’evento non si riesce spesso ad avere la lucidità necessaria per coordinarsi al meglio.

Misericordie della Toscana
Ci deve spostarsi per lavoro o per necessità come deve fare?
Il sindaco deve avvisare i cittadini in caso di allerta meteo importanti: rossi e arancioni. Limitare comunque tutte le zone che sono allagabili, evitare i sottopassi. Se ci si trova in mezzo ad una pioggia improvvisa ed eccezionale allontanarsi da terrapieni, ponti, viadotti. Se non si può lasciare l’auto cercare di salire in zone più alte e aspettare che cessi l’evento atmosferico. Dobbiamo abituarci a pensare alla nostra sicurezza.
In caso di terremoto?
La prevenzione innanzitutto. Le persone devono essere consapevoli del luogo in cui abitano, se l’edificio che abitiamo è a posto per le leggi antisismiche, se è sicuro, se ha problemi strutturali. Conta molto avere delle costruzioni che ci consentano di avere il tempo di salvarsi.
Si possono aiutare i volontari in caso di emergenza?
In Toscana siamo fortunati, abbiamo dei tempi di soccorso eccezionali. Ma ci sono sul territorio anche luoghi più difficili da raggiungere. Il saper essere pronti e aiutare i soccorritori professionali certo aiuta, comunque bisogna sempre mettersi al servizio dei volontari preposti per non intralciare le operazioni.
Ci sono molti corsi di primo soccorso e di gestione delle emergenze, tenuti dalle Misericordie, e sono gratuiti: corsi per i genitori, per i lavoratori, per le scuole.

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Viene fatta abbastanza informazione e formazione nelle scuole?
Io sono convinto che dovrebbe diventare una materia di studio per i ragazzi delle scuole: saper gestire le emergenze. Collegherebbe molte materie e sarebbe una cultura fondamentale.
Cosa possiamo portarci in auto, per esempio, per essere pronti ad una emergenza?
Piccoli oggetti come il kit di primo soccorso, coperte termiche, bottiglie d’acqua. Cose economiche, ma molto importanti in caso di bisogno.
Hai partecipato a tante missioni di soccorso. Quale ti ha colpito di più, emotivamente?
Tutte mi hanno coinvolto profondamente. Non ci si abitua alle emergenze. L’alluvione di Aulla di qualche tempo fa ha avuto per me un grande impatto. Un buio vero, una città completamente oscurata e mi ha fatto molta impressione.
Ma la cosa che mi mette più in difficoltà quando parto è sapere che dove arriverò troverò disperazione e persone che soffrono.
Consiglieresti agli altri di fare il volontario?
Io ho cominciato da giovanissimo. E lo consiglierei senz’altro. E’ un modo di crescere diverso. E’ importante cercare delle Associazioni che diano risposte importanti. Il volontariato “fai da te” oggi non ci si può permettere. Quindi la formazione è importante. Chi si sente pronto a dare una mano deve entrare in una organizzazione e poi sfruttare le proprie conoscenze, le proprie attitudini.
Ricordiamo che le ore di volontariato sono riconosciute anche sul posto di lavoro, vero?
Vero, un grande passo della protezione civile è stato il riconoscimento dei benefici di legge per chi fa volontariato.
Maurizio cambia argomento e conoscendo bene Federico gli chiede del suo impegno come volontario della Misericordia a Betlemme.
Come nasce questa esperienza?
Per me è nata in maniera casuale. Le Misericordie hanno deciso di essere presenti nel luogo dove tutto il cristianesimo è iniziato. Ho seguito per loro la costruzione di un immobile a Betlemme.

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All’inizio ero molto distaccato. Adesso è un approccio molto diverso.
Betlemme è un carcere all’aperto, è circondata da un muro che divide i territori palestinesi dallo stato d’Israele. Ci sono delle dinamiche geo-politiche particolari e importanti.
Insieme all’ing. Bomberini di Pistoia abbiamo seguito la costruzione di un immobile che ospita i volontari che vanno a fare il loro turno operativo in Betlemme.
Come è formata la comunità?
Palestinesi cristiani e Palestinesi musulmani e arabi. Convivono in accordo. I volontari in questa comunità portano assistenza agli anziani e ai bambini che spesso sono disabili, a causa di questa reclusione tra le mura. Infatti difficilmente da Betlemme possono uscire. E le frequenti unioni tra consanguinei provoca una ricaduta sulla salute.
Di cosa vivono?
Prevalentemente di turismo.
Cosa puoi raccontarci del tuo ultimo viaggio?

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Ci sarebbero molti aneddoti da raccontare, ma la cosa più importante è parlare del sentimento che mi lega alla popolazione di Betlemme, perché se non sento periodicamente notizie da qualcuno di loro sto male.
Ho bisogno di sentirli, di sapere cosa fanno, come stanno, perché ho con loro un rapporto molto stretto.
Federico ci racconta inoltre che a Betlemme la comunità cristiana è esigua rispetto ai musulmani, eppure le scuole cristiane sono le più ricercate e frequentate, inoltre il sindaco di Betlemme è sempre eletto tra i palestinesi cristiani. E’ veramente un riconoscimento per la comunità cristiana e un esempio di convivenza pacifica tra popoli diversi.
Un argomento vasto e interessante che merita senz’altro nuovi approfondimenti.
Potete riascoltare il podcast della trasmissione sul portale “sullaboccaditutti.net”,
oppure rivedere la diretta Facebook sul profilo di Radio Pistoia Web- la radio di tutti.
Redazione Arteventinews
Laura Filoni
- Misericordie della Toscana
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