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7 Dicembre 2019“Un tram che si chiama Desiderio” è un’opera che non ha bisogno di grandi presentazioni, dramma scritto dal drammaturgo statunitense Tennessee Williams nel 1947 è una storia rivoluzionaria soprattutto se si pensa ai temi (dall’omosessualità alla malattia mentale, passando per un marcato maschilismo) che il testo mette completamente a nudo senza tante ambiguità.
Portato sul palco il 3 dicembre dello stesso anno di uscita, da Elia Kazan con Marlon Brando e poi su grande schermo sempre con la solita regia e con il medesimo attore protagonista, “Un tram che si chiama Desiderio” fu un immediato successo, una prova di regia e d’attori che dovrebbe far tremare i polsi a chiunque ci si voglia confrontare.
In Italia il primo fu, già nel 1949, Luchino Visconti su scenografie di Franco Zeffirelli, e in tempi più recenti Antonio Latella con Vinicio Marchioni nel 2012 e Cristian Plana al Teatro Stabile di Napoli nel 2016. Stavolta è il turno di Pier Luigi Pizzi, regista di fama internazionale, che affronta l’opera di Tennessee Williams con rispetto e senza paura di toccare le tematiche cardine.
Una messa in scena calibrata perfettamente, tanto che le due ore e mezzo di durata volano letteralmente trascinando gli spettatori nel tragico vortice di follia e disperazione dei protagonisti. Monumentale prova di Mariangela D’Abbraccio nel ruolo di Blanche, alcolizzata vedova di un marito omosessuale, e di Daniele Pecci nella parte del burbero Stanley che fu di Marlon Brando.
Lo spettacolo al Teatro Manzoni di Pistoia è in programma oggi sabato 7 dicembre (ore 21) e domenica 8 alle ore 16.
Stefano Cavalli