
Un tram che si chiama desiderio incanta il Teatro Manzoni di Pistoia
7 Dicembre 2019
Parlare alla Radio
8 Dicembre 2019Tenere la guardia alta, senza indietreggiare, è l’incipit emerso e ripetuto a gran voce nei vari interventi che si sono succeduti in occasione del 27° vertice antimafia tenutosi sabato 30 novembre, in una gremita sala consiliare, presso il comune di Bagno a Ripoli, che ha ospitato l’iniziativa della Fondazione Caponnetto, giunta al suo tradizionale appuntamento annuale. Il fil rouge, che ha legato pressoché tutti gli interventi dei relatori di quest’anno, si riconduce, sinteticamente e sommariamente, alla forte preoccupazione per il cambiamento del quadro normativo espresso in alcune recenti sentenze e legato alle procedure dell’ergastolo ostativo (il fine pena mai tranne che se il detenuto collabora) ed al timore di una possibile delegittimazione, in prospettiva, anche della disciplina del 41bis per i reati di mafia. Recentemente, la Corte Costituzionale Italiana, dopo che la Cedu aveva dichiarato l’ergastolo ostativo contrario rispetto all’art. 3 della Convezione Europea dei diritti umani, ha reso illegittimo l’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario nella parte della concessione di permessi ai detenuti. In sostanza interrompendo il sincronismo esistente tra il condannato e la concessione dei permessi premio.
Il 27° vertice della Fondazione Caponnetto è stato aperto dall’intervento del sindaco di Bagno a Ripoli, città che da molti anni è impegnata sul tema della legalità e del controllo del territorio e che, a testimonianza dell’impegno per la memoria, da 10 anni collabora attivamente con la Fondazione Caponnetto. “Il nostro impegno, ha detto il sindaco della città Francesco Casini, parte dai piu’ giovani, dalle nostre scuole. Coinvolgere i ragazzi sul tema della mafia è il primo passo per mettere sane radici nelle nostre collettività. Servono azioni e piccoli gesti concreti in un gioco di squadra per il controllo del territorio”.
Salvatore Calleri, presidente della Fondazione, costituita nel 2003 per combattere la mafia e promuovere la cultura della legalità, nel solco tracciato dal dott. Caponnetto, ha espresso con determinazione e piglio il proprio pensiero. Calleri ha definito, senza mezzi termini, questo ultimo anno e mezzo il periodo peggiore degli ultimi 30 anni. “Sono stati distrutti i pilastri di un lungo e prezioso lavoro con alcune sentenze discutibili”. “I mascariatori stanno mettendo in discussione chi combatte” – è andato ancora giù duro Calleri, che ha poi parlato anche di un decadimento giornalistico. “Noi, come Fondazione Caponnetto, siamo un gruppo unito e coeso di 150 persone a livello nazionale che andiamo comunque avanti tenendo alta la guardia.
Cesare Sirignano, procuratore nazionale antimafia, ha messo in luce, come elemento positivo, che c’è comunque una parte consistente del nostro paese, la maggior parte, che combatte l’illegalità. Ha poi aggiunto “Purtroppo alcune sentenze della corte costituzionale, per chi si è macchiato di reati mafiosi, hanno creato un problema, si è cambiato il messaggio, e la pena ha una funzione rieducativa. Se cade l’ergastolo ostativo ed il 41 bis – ha continuato Sirignano – siamo davanti ad un fatto preoccupante, cade un pilastro. La politica ha dato, in alcuni passaggi essenziali, un segnale di contrasto alla mafia attraverso leggi efficaci ma il problema è che non è possibile applicarle in modo altrettanto efficace per la carenza delle risorse (mezzi e struttura)”. Sirignano si è poi soffermato sulla esigenza di rimodellare il processo penale, sulle mafie straniere che stanno crescendo mentre abbiamo risorse inadeguate (per esempio nel tradurre le loro conversazioni), e sulla necessità di avere sempre di più una classe dirigente seria, preparata, capace. “Non sono pero’ sfiduciato – ha concluso Sirignano- il mio messaggio è di fiducia, ci tengo a dire questo”. Non dobbiamo attendere ma dobbiamo pretendere che tutti facciano onestamente il loro lavoro e guardandosi allo specchio possano dire: io sono una persona perbene”.
Giuseppe Lumia, ex parlamentare, ha concentrato il suo intervento sulla norma 4bis dell’ordinamento penitenziario.” Noi dovremmo smontare – si è chiesto – il doppio binario? Tacere sul 4bis è un errore grave. L’Italia era un modello ed adesso si tende a metterlo in discussione. Non bisogna subire questa egemonia culturale. L’antimafia non deve subire ma deve essere capace di organizzare una nuova fase”. Il senatore Mario Gianrusso ha parlato di un pessimo momento perché le battaglie di tutta una vita rischiano di perdersi in questi ultimi anni anche se, ha ricordato il senatore, nei momenti piu’ bui non si deve mai mollare la presa. Anche Gianrusso ha sottolineato che la sentenza della corte costituzionale non va bene e in generale c’è un tentativo di normalizzazione sul tema antimafia. “C’è in atto di disarticolare la lotta alla mafia e questo sembra essere il senso di alcune sentenze” ha concluso.
Giuseppe Antoci (presidente ad-horem della Fondazione) ha parlato di un momento dei piu’ complicati per la lotta alla mafia invitando a non indietreggiare. Ha poi parlato del tema della credibilità, centrale in questo momento storico ed anche nel contesto istituzionale. “Certe cose -ha concluso – non si fanno per se stessi si fanno perché c’è un dovere e noi questo dovere in questo momento ce lo dobbiamo sentire di piu’ ed andare avanti fino all’ultimo fiato.” Nel corso della giornata si sono susseguiti anche altri interventi, tra gli altri Ciro Troiano, osservatorio zoo mafia, che ha parlato di un aspetto piu’ marginale ma importante come quello dello sfruttamento degli animali con alcuni dati interessanti nell’ambito toscano. Valerio Fabiani consigliere regionale ed aderente al progetto Tulipani Rossi, arrivato a Bagno a Ripoli ad ascoltare ed imparare da chi ha dedicato una vita alla lotta alla mafia, ha detto che non si puo’ rimanere indifferenti ma costruire una piu’ forte cultura della legalità. Il generale Giombetti (GdF) ha detto che l’ergastolo ostativo è la chiave di volta della antimafia e se cade è imbarazzante. Il consigliere regionale Bianchi (aderente al progetto tulipani rossi) ha ricordato le funzioni della Conferenza Regionale permanete sull’antimafia, la lotta alle infiltrazioni mafiose in alcuni territori della regione e ha letto una toccante lettera di un cittadino vittima di usura a Firenze. Capasso (Presidente Fondazione Mediterraneo) ha dato una risposta alla domanda: che cosa è la legalità.? Oggi è un self service dove tutti si immergono ma dovrebbe essere un mezzo per giungere alla giustizia sociale.
Il vicesindaco di Guidonia, ha raccontato la sua storia di lotta contro le infiltrazioni malavitose nel suo territorio. Don Pasquale Aceto ha posto l’attenzione dell’impegno per contrastare i reati mafiosi sulle problematiche ambientali dei territori. Infine premi e riconoscimenti per molti invitati , tra i quali per l’Arma dei Carabinieri il Maresciallo Maggiore Luca Bencivegna, il Maresciallo Maggiore Luca Tofanicchio e il Maresciallo Capo Giuseppe Tranchida per aver condotto operazioni importanti contro la criminalità mafiosa; per la Polizia di Stato il Vice Commissario Gaspare Graffeo Iannone e il Sovrintendente Capo Filippo Conticello; per la Guardia di Finanza al Luogotenente Carichi Speciali Salvatore Pizzo per aver svolto indagini sulla mafia cinese. Infine a Sara Lucaroni, premio giornalista 2019, alla associazione della legalità TESPLE, allo scrittore Gianluca Cali’ a Claudio Loiodice e Dania Mondini per il libro, sul reato del riciclaggio internazionale di opere d’arte, “L’affare Modigliani”.
Una serata importante che ha visto un alto numero di partecipanti, una serata all’insegna della legalità, una serata da ricordare.
Nicola Gonfiantini
- dav
- dav