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20 Novembre 2019Emiliano Buttaroni, il personaggio che assieme a Maurizio Gori, editore della rivista e a Laura Filoni, la capo redattore ho recentemente incontrato, viene dal mondo dello spettacolo, avendo lavorato con Dacia Maraini, Carlo Monni, Giorgio Ariani e molti altri. Lui ama definirsi un attore comico, dato le sue molteplici esperienze nel settore, sia da solo che in coppia con altri. Vanta inoltre diverse partecipazioni in film diretti da registi importanti quali ad esempio Virzì e Pieraccioni.
Eppure non è soltanto di questo che vive Emiliano, bensì, come quasi tutti noi, ha un lavoro “normale”: lui è giardiniere.
È quindi un personaggio poliedrico che pur “contaminatissimo” dal mondo dello spettacolo non ne ha fatto per questo la sua unica ragione di vita o peggio un obbiettivo da raggiungere a ogni costo.
Infatti, il motivo del nostro incontro è un altro. O meglio è un altro Emiliano Buttaroni quello che incontro, non più l’attore ma stavolta lo scrittore.
“Storm Vogel. Vikings, l’alba dei giganti” è il suo ultimo romanzo presentato a Pistoia presso il Bar Nazionale, luogo ormai diventato uno dei più assidui nel proporre iniziative di questo tipo.
Emiliano, come ci si trasforma da attore a scrittore? Qual è il passaggio da fare per compiere questa trasformazione?
Prevalente, almeno nel mio caso, è stata la voglia di avere finalmente un copione scritto su misura per me; e quale modo migliore se non quello di scrivermelo entrando con la fantasia in un mondo secondario. Un mondo ovviamente creato dal nulla, con paesi, situazioni, personaggi che non esistono o che esistono veramente, ma soltanto nella mia fantasia. E in qualche modo questo mio scrivere è riconducibile anche al mondo dello spettacolo, dato che, specialmente quando lavoravo con Dacia Maraini scrivevo anche testi e copioni. Del resto lo scrivere è un qualcosa che mi è sempre piaciuto molto.
Trovo molto bella l’immagine dello scriversi un proprio copione. Io credo che tutti noi si nasconda nel cassetto una storia da raccontare, che poi non raccontiamo mai. Tu invece l’hai fatto.
La mia è una storia fantasy, e nel mio romanzo l’immaginazione galoppa in mondi molto diversi da quelli che solitamente “visitiamo”; ma l’usare la fantasia è quello che meglio mi riesce. D’altra parte anche nella mia attività di attore comico i testi dei miei spettacoli li scrivo da solo.
Facciamo un passo indietro. Tu prima di questo hai scritto un altro libro “Odori” che però è un qualcosa di molto diverso.
Assolutamente sì. Odori è un libro particolarissimo che mi ha dato anche molte soddisfazioni e riconoscimenti. Ho scritto il libro partendo dall’idea di raccontare le mie emozioni prendendo spunto dagli odori recuperati nella memoria. L’odore di sapone ad esempio mi ha riportato a mia nonna, i pozzi, i lavatoi e chi ci gravitava attorno. Tra l’altro quello è un libro che non ha un inizio o una fine, ma che puoi provare a leggere partendo da qualsiasi punto tu decida di aprirlo. Sono storie apparentemente slegate, che però fanno parte di un unico percorso.
Mi sembra quasi di capire che partendo dal ricordo di quegli odori, tu abbia in qualche modo riportato su carta l’essenza della vita. Semplice, antica, ma vivissima.
Esatto. Gli odori vanno saputi riconoscere e abbinare a un’immagine, senza per forza mischiarli assieme per creare chissà cosa di artefatto. Ed è anche per questo che lo ritengo un libro attualissimo in un momento storico e sociale nel quale si tende a uniformare quasi tutto ad un unico modello. Un odore si piò avvicinare ad un altro, in modo da gustarne la diversità della fragranza, ma, almeno per me, non si deve mai mischiarlo. Le due fragranze devono rimanere uniche con la loro “dignità”. Quindi tornando al presente, massimo rispetto per tutto e per tutti, lasciando ad ognuno la propria peculiarità.
Torniamo al libro “Storm Vogel. Vikings, l’alba dei giganti”. Vi ricorre spesso il numero sette. Infatti sette sono i personaggi principali. Ma dato che sette è un numero usatissimo, quasi magico, mi dici perché anche tu l’hai utilizzato?
Ci sono molte ragioni, ma la prima che mi viene alla mente è che i personaggi non potevano essere pari, perché una storia non è una bilancia e il risultato finale deve per forza pendere da una delle due parti. E sette deriva anche dal fatto che i cavalieri sono divisi in due gruppi di tre – altro numero perfetto – ai quali si aggiunge il settimo che farà sbilanciare il tutto da una delle due parti: il bene o il male.
E tu ti guardi bene dal dirmi qual è questa parte.
Ovviamente. Lasciamo ai lettori il gusto della scoperta. E lasciami anche dire che Storm è il primo dei tre romanzi che comporranno una trilogia. In Storm si gettano le basi della storia, si racconta della nascita di un’alleanza di cavalieri che riparte dalle ceneri di un qualcosa che muore. Si rifonda ma si mantengono vivi i valori del vessillo che li rappresenta. Seguita poi naturalmente da tante altre vicende.
Il libro è legato in qualche modo ad altri famosissimi racconti del genere “cavalieri, streghe e magie”?
Soltanto in parte. Il mondo del fantasy è particolarissimo e ha un pubblico di lettori attentissimo ed esigente. Quindi non regge il duplicare le storie. La mia è una storia di magia, di guerrieri, di valori quali l’amicizia. E mi sono avvicinato a questo mondo dopo aver letto il libro “Il Signore degli anelli” e altri. Però, dato che in qualche romanzo non mi piacevano alcune situazioni o addirittura i finali, ho deciso di scrivermene uno tutto per me, che fosse esattamente come io volevo. E rispolverando immagini di giochi da bambino, luoghi veramente esistenti pieni di boschi, alberi e fascino (io sono di un paese della collina pistoiese), il fanciullo che è in me ha pensato bene di scrivere questa storia.
Una storia totalmente inventata?
Totalmente inventata da personaggi che però erano vivissimi accanto a me. E sono loro che l’hanno scritta, avendola vissuta. E qualcuno di loro che mi ha fatto arrabbiare, ha avuto per questo il proprio destino segnato, dato che nel romanzo era ovviamente destinato a morire. Però dato che nelle trecento pagine del libro i personaggi sono una cinquantina, farne morire qualcuno era persino inevitabile.
Tu quando scrivi una storia sai già tutto di quella storia?
No. So quando inizio, ma dove mi porterà lo scopro soltanto alla fine. E nel mio romanzo le strade percorribili erano un’infinità. Ho inventato un mondo, un territorio, una religione, una moneta, e un sacco di altre cose che volevano spingermi ciascuna in una direzione diversa. Allora aprivo la finestra e guardavo fuori immaginandomi immerso in quel mondo. E lì trovavo la giusta strada.
Hai detto che Storm è il primo di una trilogia. Hai già pronta l’intera vicenda?
Sì. Sto lavorando al secondo, ma le linee generali della trilogia sono già tutte ben definite.
Lascio spazio a Maurizio nel fare una domanda.
Emiliano, hai detto che fai il giardiniere. Questo lavoro entra in qualche modo nei tuoi racconti?
Assolutamente sì. Se ad esempio vedo un bruco particolare, puoi star certo che finirà tra gli appunti della mia memoria e prima o poi lo troveremo in qualche pagina di un libro. Io non ho un taccuino, ma cerco di tenere conto di tutto ciò che vivo o vedo. E rielaboro con la fantasia fatti o situazioni reali, trasformandole e adattandole di volta in volta.
Tu in quale momento della giornata scrivi? – chiede sempre Maurizio.
Non ho un orario definito, e posso dire che scrivo sempre, in ogni momento della giornata. Scrivo con la mente. Come ho detto, lo faccio anche guardando fuori da una finestra, mentre lavoro oppure andando per boschi come facevo con il nonno da bambino. D’altra parte è spessissimo la mente che rielaborando il passato crea immagini bellissime.
E come da “copione” spetta poi a me chiudere l’intervista.
Hai detto che il pubblico del fantasy è esigentissimo e attentissimo. Questo significa che pur inventando storie incredibili, non si deve ingannare nessuno e restare comunque in qualche modo credibili?
Esatto. Noi nel libro, per rendere appunto più veritiero quel mondo inventato siamo partiti disegnandone la mappa in modo da poter dare al lettore l’idea di dove i personaggi andranno a muoversi. Pensa che addirittura un giovanissimo mio collaboratore, un vero mago del computer, ha calcolato quanto spazio può percorrere un gigante mentre cammina. È un esempio che serve a dare una credibilità anche a cose che non sono di questo mondo. Del resto se applicassimo sempre la logica e la razionalità, quante storie finirebbero prima di iniziare?
Tra le pagine del libro vi sono anche delle illustrazioni?
Sì, e sono a detta di molti bellissime. Io le considero uno dei punti di forza del libro che è curatissimo in molti particolari.
Prima di iniziare la nostra chiacchierata mi hai detto che avete preparato anche una sorpresa per i tuoi lettori. Puoi anticiparla?
Sì. Del libro è stata fatta una copia speciale in formato 50 x 60 rilegata in pelle e che, racchiusa in un baule, è sepolta in uno dei luoghi descritti nel racconto. E leggendo l’intera trilogia chi saprà vederle troverà le necessarie indicazioni per arrivare a quel piccolo tesoro.
E come è possibile? Stiamo parlando di luoghi nati dalla tua immaginazione.
È vero, però non scordarti cosa ho detto: tutto nasce dalla realtà rielaborata con gli occhi della fantasia. E quindi l’appennino toscano è il posto fatato dal quale nasce il mondo di Storm.
Un’ultimissima domanda: dopo la trilogia hai già in mente qualcosa?
Vorrei scrivere racconti sull’appennino e sulle persone che vi vivono, tentando di trasmettere ciò che io percepisco. Un omaggio alle sue genti e a quanto questi monti raccontano e rappresentano.
Finisce qui l’incontro con Emiliano Buttaroni. E mi rendo conto che quando incontro un personaggio come lui, che dello scrivere non fa un lavoro ma una passione, mi sembra quasi di guardarmi allo specchio. Faccio le domande sapendo quasi quali saranno le risposte. Perché quando fama, successo, denaro, non sono ancora gli elementi primari nella storia di una persona, anche i sentimenti riescono a venir fuori in forma più leggera e sincera. Ed Emiliano, attore, cabarettista, giardiniere, scrittore e genuinamente ancora “bambino” sembra essere proprio il nostro riflesso, capace però di scriverla quella storia che noi vorremmo saper scrivere.
Per arteventinews
Enrico Miniati
- Presentazione ed intervista del libro Storm Vogel di Emiliano Buttaroni
- Presentazione ed intervista del libro Storm Vogel di Emiliano Buttaroni
- Presentazione ed intervista del libro Storm Vogel di Emiliano Buttaroni