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14 Ottobre 2019Un uomo in fuga, una El Camino (Chevrolet, macchina nata nel 1978 in casa General Motors per fare concorrenza alla Ford Ranchero lanciata due anni prima) e dei cassetti pieni di ricordi e soldi, moltissimi soldi. Sono questi gli elementi principali attorno a cui ruota questo “El Camino – Il film di Breaking Bad”, inaspettato ma dall’annuncio attesissimo film-sequel dell’acclamata “Breaking Bad” terminata nel 2013 dopo cinque stagioni.
Uscito direttamente sulla piattaforma dove la serie è diventata celebre (Netflix), “El Camino” segue le tracce del sopravvissuto e ricercato Jesse Pinkman che dovrà, come è facile immaginare, chiudere i conti con il passato prima di trovare, forse, l’agognata libertà fisica e psicologica. E le due ore di questo lunghissimo episodio conclusivo non dovrebbero deludere le aspettative di nessuno dei moltissimi fan in tutto il mondo. “El Camino” sin da subito ci cala nuovamente nell’atmosfera della serie originaria e lo fa con lo stesso livello di qualità che ci ha fatto amare così tanto il prodotto ideato da Vince Gilligan che di questo film è giustamente l’autore completo.
Un road-movie dolente e doloroso, scritto sul volto del sempre bravissimo Aaron Paul, un western contemporaneo che non si tira indietro quando c’è da mettere in scena duelli e lo fa con una pulizia registica che lascia a bocca aperta. Dire altro sarebbe pericoloso, perché si rischierebbe di svelare colpi di scena e passaggi che sono l’anima di questa ultima ballata. Che è come un colpo di proiettile che cambia continuamente direzione ma che inesorabilmente colpisce al cuore.
Stefano Cavalli