Il presidente della regione Toscana Rossi ha fatto sentire la sua voce in merito al recente fatto avvenuto nel carcere di San Gimignano, in provincia di Siena.
Rossi: “…grave, accertare subito verità su pestaggio in carcere San Gimignano”, e ancora, “…investire le risorse necessarie e costruire percorsi alternativi alla detenzione”.
Non mi pare di aver ascoltato un solo intervento della politica a favore degli agenti della polizia penitenziaria vittime di violenze da parte dei detenuti, o delle condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operatori penitenziari.
Eppure le opportunità sono state veramente tante.
Cito solo alcuni dei numerosissimi episodi in cui gli operatori penitenziari sono stati vittime di aggressione.
Ottobre 2017, carcere di Grosseto, aggrediti e feriti alcuni agenti da detenuto.
Settembre 2018, carcere di Prato, un detenuto ha ferito un agente alla gola con una lametta.
Settembre 2018, carcere di Sollicciano a Firenze, agente ferito per sedare una rissa tra detenuti.
Ottobre 2018, nel carcere di San Gimignano (SI), tre agenti di custodia feriti mentre tentavano di sedare una rissa nella sezione detenuti comuni tra maghrebini armati di lamette e bastoni ricavati dai piedi dei tavoli di legno delle celle.
Ottobre 2018, nel carcere di Lucca, un detenuto italo-brasiliano ha sferrato un pugno tra le sbarre del cancello a un agente.
Dicembre 2018, carcere di Pisa, un detenuto ferisce un agente, colpendolo con un calcio alla testa.
Febbraio 2019, carcere di Livorno, detenuto colpisce e ferisce alla testa un agente con uno sgabello.
Luglio 2019, carcere di Sollicciano a Firenze, 9 agenti feriti durante una colluttazione con detenuto.
Settembre 2019, carcere di Massa, un detenuto si è scagliato contro un agente di polizia penitenziaria, causandogli una lesione della cornea.
Settembre 2019, carcere Dogaia Prato, un detenuto ha aggredito un agente.
Le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria denunciano che gli eventi critici avvenuti tra le sbarre nel primo semestre del 2019 sono: 5.205 atti di autolesionismo, 683 tentati suicidi, 4.389 colluttazioni, 569 ferimenti, 2 tentati omicidi. I decessi per cause naturali sono stati 49 ed i suicidi 22. Ci sono state inoltre molte evasioni di cui 5 da istituto, 23 da permessi premio, 6 da lavoro all’esterno, 10 da semilibertà, 18 da licenze concesse a internati.
Sono decenni che i lavoratori della penitenziaria, da sempre inascoltati, lanciano segnali di allarme.
Ho sempre condannato fermamente ogni violenza commessa da tutori dell’ordine e ritengo assurdo, ad esempio, che si reintegri in servizio chi ha avuto gravi responsabilità in atti che hanno segnato una pagina vergognosa nel nostro Paese e hanno infangato, con il loro comportamento quella giubba che, ora, indossano nuovamente.
Credo, però, sia necessario che la politica dimostri maggiore attenzione nei confronti di coloro che troppo spesso sono costretti a lavorare in condizioni più che precarie.
Non si suicidano solo i detenuti, purtroppo, lo fanno anche gli uomini e le donne in divisa. Evidentemente, anche i suicidi non sono tutti uguali.
Per quanto riguarda, infine, i “percorsi alternativi alla detenzione”, credo che in passato sia stato fatto anche troppo con pessimi risultati. Basta rileggere i numeri forniti dai sindacati e le cronache quotidiane.
Verrebbe quasi da dire: vabbè, nessuno tocchi Caino ma Abele si è rotto le palle.
Gli Abele non sono certo coloro che reagiscono con la violenza, ma le tante vittime che subiscono in silenzio, dimenticate da quasi tutti.
Renato Scalia