
A Montagnana inaugurato l’ “Hockey Stadium comunale Andrea Bruschi”
25 Settembre 2019
Diego Maradona: l’uomo e il campione nel documentario sulla sua vita
25 Settembre 2019Cosa può legare la preparazione e la celebrazione di un “matrimonio tradizionale Sardo” al periodo medioevale che è un periodo storico intriso di profondi mutamenti sociali e culturali e che ricorda le gesta dei Crociati in Terrasanta?
Cosa può legare il confine tra passato e presente che si trasforma in un viaggio affascinante? Come è possibile far rivivere un’epoca di lavori nei campi e valorizzare tutto ciò che il tempo e l’uomo hanno costruito e conservato nella memoria? Come possiamo gettare le basi per una storia d’amore e di comunità che va oltre il tempo?
La risposta a queste domande sta tutta nell’idea originale e brillante di Jacopo e Chiara.
I due giovani hanno invitato amici e parenti a Torre del Lago Puccini presso la Villa Orlando, un posto romantico immerso nella natura e nella storia, nella magnifica cornice del lago, per festeggiare il loro matrimonio e celebrarlo secondo la tradizione sarda. C’è una particolarità però, i costumi tradizionali sardi sono stati sostituiti da mantelli, calzari, corpetti e tutto ciò che ricordava il Medioevo. Così amici e parenti si sono prestati a impersonare giullari, giocolieri, cavalieri, dame e crociati per allietare una festa che è durata dalla mattina alla sera fino a quando la luce del giorno che muore ha lasciato nell’aria il fascino di antichi e suggestivi rituali.
Non è la moda che si ispira a serie TV che ha spinto Chiara e Jacopo a organizzare questo particolare evento ma qualcosa di molto più importante ossia l’amore per la tradizione più popolare del matrimonio Sardo e per la storia. Questo autentico rito della cultura Sarda si richiama alle antiche usanze agropastorali, con l’uso di simboli di benessere e fertilità. Anche con l’avvento del Cristianesimo, le tradizioni pagane non sono scomparse ma sono state semplicemente rielaborate.
Il rito inizia con la legatura delle mani degli sposi fatta con un nastro di colore rosso e bianco, le mani vengono messe palmo contro palmo una sull’altra, la corda viene incrociata sulle mani degli sposi ed infine gli sposi sfilano le mani ed afferrano la corda dal rispettivo lato e la tirano creando un nodo a forma di infinito. La corda, di colore bianco e rosso, rappresenta l’unione del lato maschile e femminile. Un simbolo di fede e del vincolo perpetuo della coppia.
Un antico e suggestivo rituale di buon auspicio che contorna la cerimonia è quello de sa ‘razia (la grazia) dove la madre della sposa benedice gli sposi e poi porta un piatto che verrà rotto. La rottura del piatto sta a significare la strappo col passato e l’inizio di una nuova vita in due. Il piatto è colmo di grano, sale e petali di rosa, simboli di abbondanza e prosperità, saggezza e amore, poi sparsi sul capo dei novelli sposi. E tutto è stato ripetuto in ogni particolare e rivissuto dai presenti in una atmosfera irreale.
In tutto questo i costumi hanno ricordato un periodo lontano della storia, quello del Medioevo dove un amico della coppia, vestito da Crociato, munito di spadone e di mantello ha celebrato il rito del matrimonio.
Chiara aveva un abito da nobile dama, semplice ma bellissimo e delle perle le ornavano i capelli, Jacopo un vestito classico da cavaliere con gambali alla scudiera.
Qual è la scintilla che ha fatto scattare in voi la volontà di costruire un evento simile? – domando a Jacopo che risponde sorridendo:
«Abbiamo pensato al tema medioevale ragionando sul fatto che la Toscana e l’Italia in generale è piena di patrimoni UNESCO, quindi di storia di cui il Medioevo ha di fatto inciso profondamente per creare il bellissimo Paese che è oggi. Allo stesso tempo, quasi abituati a tanta bellezza, tendiamo a scordarci di quanta storia ci sia, quindi il nostro è stato un tributo alla storia del nostro Paese, in particolar modo il Medioevo che tanto ci affascina per le moltissime cose che ci ha tramandato.
Lo si vede come un periodo oscuro, quando in realtà è stato l’esatto contrario. L’Italia che si vede oggi è molto più frutto del Medioevo decantato come periodo “oscurantista” di quanto non lo sia di periodi più remoti (anche se non certo meno importanti) come quello di Roma»
Che dire? Una motivazione, quella di Jacopo, di tutto rispetto, che evidenzia quanto sia importante coltivare memoria del nostro passato e grande amore per le tradizioni e la cultura di un popolo che ne definiscono l’identità e la storia.
Alessandro Orlando