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8 Settembre 2019Per molti giovani Radio Londra non evoca nulla. Nella memoria dei più “maturi” si associa al tempo della seconda guerra mondiale e ad un segnale acustico inconfondibile: quattro colpi di percussione sordi (ba ba ba baaannnnn): era il “signature tune” dell’emittente inglese. Ancora meno persone conoscono il suo vero significato. Quei quattro toni, corto corto corto e lungo, in alfabeto Morse (punto, punto, punto, linea) rappresentavano la lettera V come “Victory”. Quella sigla era stata scelta dal capo-servizio per il Belgio della Bbc, come apertura di tutti i programmi radiofonici inglesi per i paesi dell’Europa invasa dai nazisti e per quelli nemici.
Il suono richiamava la vittoria. In questo modo Radio Londra arrivava nelle case degli italiani. Le trasmissioni ebbero inizio il 27 settembre 1938. Per limitare il dilagante fenomeno dell’ascolto clandestino di massa, nel 1938, un regio decreto proibiva di fissare le sintonie sulle stazioni estere, ma quasi tutti lo facevano.
La gente voleva sapere cosa realmente stesse succedendo e l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), ferocemente controllata dal regime, non poteva esprimersi con l’obiettività auspicata. Per aggirare i controlli i militanti clandestini non acquistavano l’apparecchio ma lo chiedevano al rivenditore per un periodo di prova. Radio Londra svolse un ruolo importante fornendo un prezioso supporto all’Italia, diffondendo notizie veritiere sul reale andamento del conflitto ed enigmatici messaggi in codice, da parte del Colonnello Harold Stevens, soprannominato: “il Colonnello buonasera” per il modo che aveva di iniziare i suoi commenti.
Si riferivano al paracadutare di viveri, armi ai Partigiani, a spostamenti di unità, ad operazioni belliche. Suonavano come: “La gallina ha fatto l’uovo”, “La mucca non dà latte”, “Le scarpe mi stanno strette”, “Felice non è felice”. Frasi apparentemente futili che nascondevano significati molti profondi.
Umberto Alunni