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6 Settembre 2019Mitologia, storia e credenze popolari intorno all’albero di fico
Con l’olivo e la vite, il fico è uno degli alberi più conosciuti e più diffusi e che rappresenta l’abbondanza. Il fico esiste allo stato spontaneo in tutta l’Africa, in Afghanistan e in Belugistan, fino ai piedi del Caucaso.
I Greci ricevettero l’albero da Creta, che aveva il nome di “caprifico” (fico selvatico) ovvero che non arrivava a maturazione. In Grecia il fico è stato coltivato fin dall’epoca omerica, nel canto VII dell’Odissea, la descrizione del frutteto di Alcinoo re dei Feaci: – …meli da i frutti lucenti/ e fichi dolci e floridi olivi…- In Grecia il fico, soprattutto quello secco era importante nell’alimentazione perché si poteva consumare in qualsiasi periodo dell’anno. Ancor oggi in tutto il Mediterraneo i pasti sono composti da pane, formaggio di capra o di pecora e fichi.
In greco il verbo “sykàzein”, raccogliere i fichi, si usava anche per dire “tastare, esplorare” come si tastano i fichi per sapere se sono maturi, ma in un senso osceno, perché nel fico, i greci vedevano l’immagine dello scroto. Ancor oggi presso i Berberi il nome del frutto è diventato sinonimo di testicoli. Questi frutti erano considerati afrodisiaci e veniva usato il termine “sykon” (fico) per indicare anche i genitali femminili, forse per la forma che assumono se spaccati in due. Il fico era l’albero sacro a Priapo, dio della fertilità greco-romano, in onore al quale sembra se ne consumassero i frutti prima di un convivio amoroso. La convinzione che il fico fosse un eccitante erotico venne ribadita anche dalla scuola Medica Salernitana.
La medicina popolare vedeva nei numerosi semini un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie sterili staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava che avevano il potere di far arrivare dei figli. In medicina empirica il lattice di fico e caprifico li ha usati sempre: erano utili per curare i porri, verruche, calli, dermatiti e veniva impiegato anche nei dolori sciatici, però, portatore di frutti così suggestivi, il fico era anche considerato un albero impuro, o perlomeno un frutto inquietante: secondo Macobrio era su un rogo di legno di fico che a Roma si bruciavano i mostri, in Grecia era l’albero preferito per impiccarsi. La leggenda cristiana vuole che Giuda si sia impiccato ad un fico.
In quanto albero divinatorio, il fico ha avuto sempre un ruolo ambiguo.
Romolo e Remo furono abbandonati dalla vestale Rea Silvia in una cesta sul Tevere, le acque del fiume portarono la cesta ai piedi di un fico selvatico, davanti alla grotta Lupercale. Qui una lupa venne ad allattare i gemelli, consentendoli così di sopravvivere fino a quando furono raccolti dal pastore Faustolo e sua moglie. Si badi bene che il termine latino “lupa” indica anche la prostituta. Il fico fu detto “Ruminale”, secondo Plinio, perché sotto di esso fu trovata la lupa che offriva ai neonati la sua “ Rumis” questo era l’antico nome della mammella, e sembra che il fico fosse piantato dai pastori davanti al santuario di Rumina, dea dell’allattamento. Fatto sta che gli si attribuiva il rapporto con il latte, infatti tutti i fichi contengono un succo dall’aspetto latteo.
Il fico era considerato anche un albero fallico, quel pseudo latte potrebbe essere lo sperma, in questo caso quello del dio Marte o di Priapo ai quali era consacrato.
Era usanza mettere fichi nei primi solchi al momento dell’aratura, ed altri si abbandonavano sulle tombe e nei santuari, i fichi erano “l’offerta di pregio riservata ai morti”.
Il simbolo del fico si ritrova nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Nella Genesi Adamo ed Eva mangiano il frutto proibito, ma per un banale malinteso sul doppio senso della parola latina “pomum” che vuol dire “frutto generico” quindi il frutto in questione era in realtà, non una mela, ma un fico, che simbolicamente, come abbiamo visto, rimanda l’idea della fertilità e abbondanza nonché alla sfera della sessualità.
Nella cultura Giudaico-Cristiana il fico, in qualità di albero “che allatta” finì per assumere una connotazione simbolica legata all’istinto e alla tentazione, quindi ad una sessualità colpevole, evidente nel concetto biblico di caduta da uno stato di grazia ad uno stato di colpa e di espiazione. Nel vangelo apocrifo “l’Apocalisse di Mosè”, Adamo ed Eva, scopritisi vergognosi della propria nudità, presero le foglie di fico e ne fecero delle coperture e si trattavano delle foglie dello stesso albero dal quale avevano mangiato il frutto.
E come “albero della Conoscenza del Bene e del Male” il fico è l’albero della Vita o Albero Cosmico e il suo significato precede, di molto, il Cristianesimo, esso appare nell’epopea di Gilgamesh, nella mitologia egiziana, nella mitologia indiana (con il cosiddetto “Soma”, nome dell’elisir che dona l’immortalità).
Per alcuni studiosi dei Vangeli, la Croce era di legno di fico: -…Gesù è il Signore. Il suo giudizio sul fico e sul Tempio, cioè sul popolo e sulla immagine di Dio. Ma la condanna ricade sul fico, ossia sul legno della Croce: e il Tempio, distrutto sarà il suo corpo dato per noi. –
In Asia orientale, il fico è il simbolo dell’immortalità e della conoscenza suprema: era l’albero preferito da Buddha, che spesso insegnava la dottrina ai discepoli seduto ai piedi di un fico.
La sacralizzazione del fico è caratteristica tanto dei Dravidi che dagli antichi Cretesi, si ritrova anche in Africa, si segnala presso i Kakoto del Ciad. La donna kakoto per favorire l’allattamento pratica un taglio nella scorza del fico e ne raccogli il latte, il fico è sacro anche presso molti popoli Bantù.
Come abbiamo visto il fico è un albero superlativo, carico di credenze, tradizioni e simbologie che si perdono (e si ritrovano) nelle notti dei tempi.
Oggi possiamo raccontare tutto questo davanti ad un buon cesto di fichi o ad una buona fetta di pane spalmata da una sua prelibata marmellata.
(Ricerca documentata di Amerigo Folchi)
Bibliografia: Dizionario dei simboli – Rizzoli,
Mitologia degli alberi, Jacques Brosse – super saggi Rizzoli
Dizionario di Mitologia greca e latina – utet
Il Fico, ovvero l’albero della conoscenza del bene e del male, Antonella
Bazzoli