Gran Bretagna o Piccola Bretagna?
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5 Settembre 2019L’ennesima minaccia di morte è giunta a un giornalista.
Giovanni Taormina, della redazione Rai del Friuli Venezia Giulia, entra a far parte di quel lungo elenco di giornalisti minacciati dal crimine organizzato.Un mestiere difficile quello del giornalista d’inchiesta, soprattutto se si fa con lo spirito di raccontare tutto, senza bavaglio e senza paura.
Per la voglia di rivelare verità scomode, si rischia anche la vita. Non è un problema circoscritto nei nostri confini, va oltre. La lista dei giornalisti uccisi in Europa è da brividi: 24 i Paesi coinvolti.
Il primato, manco a dirlo, spetta a l’Italia con 28 giornalisti uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi. In tutto sono 107 i cronisti uccisi nell’Europa continentale dal 1992 a oggi, di cui ben 33 negli ultimi dieci anni. Nel nostro Paese, attualmente, dovrebbero essere una ventina i giornalisti che vivono sotto scorta e circa 2800 hanno ricevuto minacce di morte.
Al cronista della Rai FVG, nei giorni scorsi, è arrivato un secondo avvertimento: una manina criminale ha messo tre proiettili sul sedile dell’autovettura di Taormina.
Ma di cosa si è occupato Taormina?
Il giornalista aveva intervistato l’ex ‘ndranghetista e collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, della ‘ndrina Vrenna-Bonaventura del crotonese. Ultimamente si stava interessando anche di traffico illecito di rifiuti, altro argomento estremamente scottante. Solo per aver posto l’attenzione sugli affari della mafia in Friuli Venezia Giulia, Taormina è stato seriamente minacciato e, probabilmente, anche pedinato. Certo ancora non abbiamo certezze, il compito di appurarle è degli inquirenti, ma una cosa è sicura, il segnale è forte e chiaro: attento, sappiamo dove abiti. Un segnale terrificante quello recapitato a Giovanni Taormina. Lui stesso lo ha sottolineato in un’intervista del TG1: “sono arrivati a casa”.
La mafia non vuole che si parli delle attività che pone in essere nelle cosiddette “isole felici”.
“Isole felici” per la mafia che si arricchisce grazie al silenzio e alla sottovalutazione di molti.
In certi territori, guai a quei pochi che parlano di mafia. Chi si azzarda a farlo, bene che vada subisce il solito “trattamento”: totale isolamento, condito da un’opera di denigrazione. In certi casi, però, per tentare di chiudere la bocca di chi parla di mafia, intervengono anche loro, i criminali. Un errore madornale questo, non ponderato, perché ottiene l’effetto contrario e accende ancora di più i riflettori.
La protervia, l’ostentazione e la sete del potere inducono la mafia a commettere errori. Per fortuna, poi, in Italia abbiamo un’eccellenza invidiata da molti, gli apparati investigativi.
Donne e uomini delle Forze di polizia che, con pochi mezzi, ottengono risultati eccezionali e riescono a contrastare efficacemente un crimine organizzato dotato di risorse economiche incredibili, ma con il cervello offuscato dall’arroganza.
Basterebbe veramente poco. Se magari, un giorno, ci svegliassimo tutti da quel torpore che ci contraddistingue, ci rendessimo conto che una minoranza di criminali mette sotto scacco la stragrande maggioranza di persone oneste, forse il nostro Paese diventerebbe migliore.
Il pensiero del filosofo greco Eraclito di Efeso è illuminante: “Senza la speranza è impossibile trovare l’insperato”.
Renato Scalia
“La democrazia è la possibilità di rimettere tutto in gioco” (A. Caponnetto)