
Vintage: che passione!
12 Agosto 2019
Les Italiens de l’Opéra de Paris alla Versiliana
15 Agosto 2019Non parliamo di una semplice”bancarella”, e neppure di un venditore ambulante. Neanche di un posto vendita al mercato.
Come si può chiamare una attività “itinerante” che ha passato più di un secolo di storia pistoiese percorrendo le cinque generazioni di una famiglia?
Questa storia è racchiusa in un quadernino scritto a mano dal padre di Guido Tani che ce la racconta con uno straordinario affetto.
L’azienda è di mia moglie, Miranda Desideri. Così inizia il racconto. Una vita legata alle ricette e agli insegnamenti della nonna, Irma Pasquinucci, originaria di Lamporecchio. La donna si ritrovò presto vedova, infatti il giovane marito nel 1918 alla prima bomba della guerra mondiale perse la vita. Da allora riposa nel cimitero di Schio.
A Lamporecchio tutti facevano i “brigidini”, i tipici dolci al profumo di anice, e anche lei ne conosceva il segreto e li lavorava e poi li vendeva passando di famiglia in famiglia, di casa in casa.
I deliziosi dolci toscani, i brigidini, sono delle cialde molto sottili e croccanti tipiche, soprattutto, della zona di Lamporecchio. Questi biscotti devono il loro nome alle monache di Santa Brigida, che erano incaricate di preparare le ostie in vista della comunione, e che un giorno aggiunsero alla classica ricetta le uova, lo zucchero e l’anice per regalarsi un momento di proibito piacere. La ricette divenne poi popolare e diffusa in tutta la Toscana. Oggi questi dolci popolano i banchetti delle fiere e delle feste di paese, dove vengono preparati sul momento. Gli ingredienti sono semplici e genuini; zucchero, uova, farina, semi di anice, olio, vanillina.
Ma, tornando a Irma, quel piccolo lavoro non gli consentiva di crescere i figli, dovette andare a servizio da una nobile famiglia pistoiese, e così si affidò all’aiuto dell’ Istituto Conversini di Pistoia, che operava nell’assistenza ai minori, che prese due fratellini, Tullio, nato nel 1908 e Nello di qualche anno più piccolo. L’Istituto li curò, li nutrì e gli dette una istruzione. Ma sempre, quando tornavano a casa, Tullio e Nello imparavano e aiutavano la madre nella lavorazione dei dolci tipici delle loro parti.
Quando ci fu una epidemia di tifo i due fratelli furono separati per le ragioni della quarantena e Tullio tornò a casa. Aiutava la madre a vendere i brigidini alle fiere e alle feste paesane. Riuscì poi a ritrovare il fratello e a riportarlo a casa.
La madre oltre a continuare la tradizione ‘pasticcera’, come ci racconta Guido, lavorava al servizio di una nobile famiglia pistoiese: i Sozzifanti. Avevano dei bei palazzi in città, lungo la discesa di Via de Rossi, ma avevano anche ville e fattorie in campagna. Irma chiese ai signori se potevano dare un lavoro a Tullio perché a vendere brigidini non guadagnava abbastanza per un giovane della sua età ed era preoccupata per il suo futuro. La fattoria era nel Mugello e dopo delle difficoltà iniziali dovute ai viaggi in treno e alla distanza da casa, Tullio, il padre di Guido, iniziò a lavorare e ad occuparsi dei campi, ma anche dei documenti e dei rapporti con i contadini.
Il suo destino però non era di rimanere alla fattoria. Infatti, a causa della morte di una giovane contadina di cui si era innamorato, Tullio lasciò i possediementi dei Sozzifanti e proseguì l’attività artigianale della mamma. Con il cavallo e il barroccio consegnava i brigidini e faceva ogni fiera e ogni festa locale: Casalguidi, Vicchio, Badia, Scarperia, Sesto.
Per un periodo lavorò anche alla ‘ Pensione Firenze ‘ a Lugano, presso lo zio Pietro. Ma tornò presto a casa e si sposò con la giovane Borchi. Guido nacque poco dopo, nel 1936.
All’epoca avevano un chiosco di verdura e frutta e altri generi in piazza Garibaldi a Pistoia. Comprò anche un camion 501 pagandolo ben 1000 Lire. Era ora, infatti, di sostituire il cavallo.
Ci spiega Guido che la loro è una licenza delle più vecchie. Gli consentirebbe di vendere tutti i generi alimentari. Ma lui e la moglie Miranda, al mercato in via Roma, in città, vendono solo i tipici prodotti delle fiere: croccante, brigidini, la ciambella del dolce fatto di brigidino, caramelle di zucchero, bastoncini di zucchero , noccioline caramellate e ogni sorta di chicco, per grandi e per piccini.

Dolci artigianali
Guido si chiama come il nonno morto in guerra. E’ la terza generazione che porta avanti il mestiere di sua nonna e lo fa con passione e allegria. Tutti passano a salutarlo, a scherzare con lui, ad acquistare i suoi prodotti, ad ordinarli o solo a fare due parole. Ha un sorriso, un assaggio, una risposta per tutti.
Tornai dal militare e feci la prima fiera , non mi sono mai fermato.

Guido prepara il tavolo di marmo
Lo osserviamo che manovra il suo pentolone di rame sul fuoco, mentre spennella i bordi o versa lo zucchero e la sua alchimia è ipnotica. Un profumo dolce si diffonde tra i banchi e si vedono le persone che alzano la testa dalle mercanzie e cercano la fonte di quegli odori meravigliosi.
Ci ha mostrato come fa le caramelle di zucchero.
La lavorazione a mano è complessa e straordinaria allo stesso tempo. Lo zucchero con acqua e cremor di tartaro viene portato ad ebollizione, poi viene aromatizzato con la menta, con il limone o con l’anice, poi viene versato sul tavolo di marmo. Si inizia a girarlo e rigirarlo con i coltelli, poi inizia la lavorazione a mano. Il composto, che sembra caramello, viene manipolato, tirato e allungato dalle mani e piano, piano, incamerando l’aria, cambia colore, gonfia e si fa bianco. Poi l’impasto viene appeso ad un gancio e ancora tirato e avvolto più volte. Le mani bruciano, ma non ci si può fermare altrimenti solidifica. Alla fine si ricavano dei lunghi bastoni che Guido taglia con un forbicione sul tavolo di marmo. Quando sono freddi li mette nei sacchettini e li chiude. Pronti per il palato dei golosi!

Guido Tani e i nipoti alla bancarella dei chicchi.
Sono passati dal banco del mercato i suoi nipoti e Guido ci rivela che il nipote Matteo, geometra, vorrebbe continuare il mestiere del nonno.
Pensaci bene! Gli ho detto. Valuta bene i costi…sono tanti!
Ride Guido sotto i baffi e distribuisce assaggi delle caramelle di zucchero al turista, al bambino, al passante curioso. Intanto pone di nuovo il paiolo sul fuoco e dopo averlo accuratamente pulito inizia una nuova magnifica lavorazione. Chissà cosa preparerà questa volta!
Laura Filoni
Foto e video redazione Arteventi news
- Le caramelle di zucchero
- Lavorazione pasta di zucchero
- La pasta di zucchero appena tolta dal paiolo