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2 Agosto 2019Nel XVI secolo l’emblema araldico Francescano cominciò a svilupparsi progressivamente nella forma che diventerà classica.
Le due braccia incrociate che escono ciascuna da due nubi, l’una nuda, l’altra vestita con il saio, e nel punto di intersezione si erge una croce latina di legno.
Con la seguente blasonatura: “D’argento, al destrocherio ignudo, posto in banda ed attraversante su un sinistrocherio vestito alla francescana, entrambi stigmatizzati, uscenti da una nube, e sostenenti all’incrocio una croce latina di legno, il tutto al naturale”.
Richiama un passaggio della storia narrata da San Bonaventura: “Quando sovrastava ormai l’ora del suo trapasso, fece venire a sé tutti i frati che dimoravano nel luogo …… e mentre i figli stavano tutt’intorno a lui, il patriarca dei poveri, l’uomo santo, quasi cieco e ormai prossimo a morire, incrociò le braccia e stese su di loro le mani in forma di Croce (aveva sempre amato questo gesto) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso”.
Il significato attribuito all’emblema formato dalle due braccia che vengono raffigurate l’uno ignudo e l’altro vestito dal saio: il braccio di Cristo e quello di Francesco. Indica la conformità di San Francesco a Cristo.
Infine sull’origine, vi è anche una leggenda, che risale a quando nel 1213 san Francesco fu ospitato al castello di Susa da Beatrice di Ginevra, moglie di Tommaso I, conte di Savoia. La contessa donò al santo un terreno perché vi sorgesse un convento. In segno di gratitudine e per soddisfare il desiderio della donna che gli chiedeva un ricordo, il Santo staccò una manica dal suo saio e gliela donò. Così durante il lungo viaggio di ritorno, tutti videro il Santo con un braccio ignudo e uno vestito, tutti i passanti furono benedetti con le braccia in forma di croce. La reliquia esiste ancora ed è venerata nella cattedrale di Chambery, in Savoia.
Michele Fiaschi