Il cognome ti rende esperto di mafia. Un luogo comune da sfatare
26 Luglio 2019“La scomunica. Cattolici e comunisti in Italia”, recensione a cura di Renato Risaliti del libro di Arnaldo Nesti
31 Luglio 2019Nel 1927 la URI, prima ed ancora unica emittente radiofonica italiana, indiva un radioreferendum per il tramite del Radiorario, la sua rivista ufficiale. Le finalità erano più che nobili: stabilire un miglior rapporto con i radio ascoltatori e cogliere quei suggerimenti che potevano arricchire la qualità del servizio offerto.
Ma dalla piacevole ed istruttiva lettura dei relativi esiti ecco balzar fuori anche un’accusa che definire singolare è dir poco: la URI avrebbe rubato il sonno agli ascoltatori o, almeno, ad una ascoltatrice che risultava essere in regola con i due doveri previsti: abbonamento alla URI ed alla rivista Radiorario.
Essendo di Milano lamentava che le trasmissioni si protraevano fino alle 23,30, mezz’ora in più rispetto a Roma e Napoli. La poverina, essendo “costretta” a rimanere fino al termine delle trasmissioni, eccepiva alla URI la mezz’ora rubata al riposo della quale se ne sarebbe accorta al mattino successivo nello svegliarsi. Rispondeva la società emittente per il tramite della sua rivista e, dopo essersi autodefinita involontaria ladra di sonno, porgeva simpaticamente le proprie scuse.
Dopo qualche garbata battuta del tipo “le teniamo forse accese le sue valvole quando già i begli occhi cercano l’ombra della notte?” si riportava la discussione sul serio evidenziando che, molto probabilmente, il merito del suo protrarsi all’ascolto poteva derivare dalla buona qualità delle trasmissioni.
La risposta terminava con un’arringa degna di Perry Mason “non le pare che la sua protesta per il protratto programma contrasti con la sua domanda – contenuta nella stessa lettera – di aumentare a 6-7 le ore di trasmissione?”
Umberto Alunni