Una “Nota in più”. Suonare con passione per curare il dolore
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3 Giugno 2019Lo spunto per parlare di questo “Rocketman” firmato da Dexter Fletcher mi è arrivato riascoltando l’omonima canzone che da il titolo al film, precisamente quando la voce inconfondibile di Reginald Kenneth Dwight, in arte Elton John, esplode tra le note di una ballata sommessa nel ritornello che tutto il mondo conosce. “Sono l’uomo razzo che brucia le sue valvole qui da solo”. Una deflagrazione che contiene dentro di se gioia e disperazione, felicità per quel volo finalmente spiccato e consapevolezza di un destino solitario. Un passaggio che non può non riportare alla mente un altro volo, quello di Icaro che per scappare dal labirinto della vita a cui era destinato si incollò le ali finendo per bruciarsele sotto il sole e non è forse un caso se, la prima volta che lo vediamo, Elton John è mascherato con uno sgargiante abito alato, travolto da un fiume di luce che lo porterà a fronteggiare l’amara realtà; in balia di droghe e alcol, con una carriera in caduta libera, deve togliersi il vestito da rockstar confessando, davanti ad un gruppo di ascolto, tutte le sue debolezze e fare mea culpa per non fare la fine del figlio di Dedalo.
“Rocketman” è senza dubbio un grandissimo film perché, parallelo mitologico a parte, riesce come e meglio del gemello “Bohemian Rhapsody” (il biopic su Freddy Mercury, dietro a cui c’è, seppur non ufficialmente, sempre la mano dello stesso Fletcher) nel non semplice compito di raccontare la persona dietro il personaggio, il volto dietro la maschera, di un grande artista, probabilmente uno dei più talentosi del panorama musicale moderno. Il ritratto di Elton John che ne emerge è quello di un fenomeno precoce, di un’anima resa fragile dall’assenza di un abbraccio, un bambino e poi un uomo alla costante ricerca della felicità e della sincerità altrui. E un plauso oltre all’inventiva regia di Fletcher deve inevitabilmente andare alla straordinaria sceneggiatura di Lee Hall che costruisce un impalcatura geniale; poco alla volta l’Elton John adulto e star si spoglia e abbraccia infine il suo se stesso bambino. Da brividi poi anche l’interpretazione di Taron Egerton che non si limita ad “imitare” ma riesce a cogliere l’animo più intimo di una persona che, a fine proiezione, hai l’impressione di conoscere da una vita e che in fondo vorresti abbracciare anche tu.
Stefano Cavalli