Il primo stereo casalingo
10 Maggio 2019Genio 2.0: Leonardo e la Geologia
21 Maggio 2019La radiocronaca del giro d’Italia formava una delle più grandi attrattive d’attualità per moltitudini di radioamatori. La radiomobile dell’EIAR era accompagnata dal desiderio intenso e vigile dei tifosi del ciclismo. Con queste intenzioni, nel maggio del 1935, esordiva un articolo su stampa specializzata proponendo di fare il XXIII Giro Ciclistico d’Italia a cavallo non di una scomoda bicicletta ma di ben più rilassanti onde elettromagnetiche.
Nessuna buca, nessun tubolare spaccato, ma solo il piacere di seguire la competizione comodamente da casa, o al bar, davanti alla radio. Tutti i giorni, alle ore 13,5 e alle ore 16,25 i milioni di sportivi sarebbero stati chiamati a raccolta dall’EIAR, che avrebbe raccontato brevemente le impressioni degli esperti radiocronisti.
All’arrivo si sarebbero affrettati a trasmettere l’ordine di arrivo ai trepidanti appassionati che, da casa e dalle migliaia di circoli e bar di paese, altro non attendevano per far scoppiare la propria gioia o delusione attizzando commenti e grida, figli della più accanita rivalità. Quanti pugni sui tavolini, quante battute e quante parolacce!
Una gara appassionante, nobile, pulita, in grado di trascinare nella passione gli ansiosi sportivi che, almeno per qualche mezz’ora, si allontanavano dalle problematiche di tutti i giorni. Forse qualcuno si immedesimava nella corsa al punto da individuarvi la propria vita.
La radio, con la sua generosità, e la sua sempre più efficace tecnologia, aveva pensato anche a questo e correva silenziosamente al seguito del Giro trasmettendo risultati e, forse, anche speranze.
Umberto Alunni