Si conclude la stagione al Funaro con la conferenza di Piergiorgio Giacchè su Aldo Capitini.
L’ultimo spettacolo in cartellone è stato quello di venerdì 5 aprile. In scena Piergiorgio Giacchè, antropologo, scrittore, studioso dell’arte del Teatro, conoscitore e promulgatore dei lavori di Aldo Capitini, profeta della “nonviolenza” e poeta della compresenza.
Pochi oggetti in scena. Un leggio nero rivolto in senso contrario al pubblico. Un tavolino di legno, delle carte, una caraffa d’acqua, una sedia. Ma tanto basta per portare il pubblico nel mondo ‘infinito’ di Aldo Capitini.
E per un autore, che Giacchè definisce misconosciuto, dove, sempre secondo lui, è meglio affrontare la “cir/conferenza” se non in un luogo, in un teatro misconosciuto come il Funaro di Pistoia ?
Non si ferma mai se non per ascoltare le voci fuori campo degli amici attori che recitano, anzi, interpretano e fanno loro il poema dell’autore.
Si dice fortunato Giacchè, perchè lo ha conosciuto e ascoltato e trova, sempre, che sia un’ardua impresa parlare di lui sentendosi un “nano” di fronte ad un “gigante”.
Le luci si abbassano, si alzano, cambiano colore e intensità, le parole risuonano e la calda voce di Giacchè entra nell’anima dello spettatore aprendo il cerchio della cir/conferenza e portando ogni ascoltatore al cospetto della pura poesia di Capitini.
Oggetto della “cir/conferenza” è il poema “Colloquio corale” . Versi divisi in capitoli letti a più voci.
Si entra nella realtà sofferente e solitaria dell’autore, e lo si fa con rispetto e partecipazione.
Toccanti le parole, anche quando parla del tentativo di un padre di recare con sé alla ‘festa’ il figlio disabile. Parole che non lasciano indifferenti, sulla vita, la nascita, l’infinito.
“...La mia nascita è quando dico un tu. Mentre aspetto, l’animo già tende. Andando verso un tu, ho pensato gli universi.…”
E ancora : “ …A un attimo che mi umilio, succede l’eterno. La mente, visti i limiti della vita, si stupisce della mia costanza da innamorato....”
Il suo ‘tu’ universale, il suo andare verso il prossimo, il suo bisogno di inclusione sono, a mio parere, una grande lezione per questo mondo di oggi così diviso e in profonda crisi sociale.
E auspico un sempre maggiore interesse degli insegnanti e degli allievi delle scuole di ogni ordine e grado per analizzare e capire e rivalutare questo grande uomo di cultura.
Sugli ultimi versi di Capitini in cui la sua “Buonanotte…” risuona come un augurio per la vita di tutti, Giacchè esce di scena e lascia il palco tra gli applausi.
Arrivederci al Funaro. Attendiamo il programma della prossima stagione con trepidante attesa. Già quest’anno, con gli spettacoli 2018/2019, ci ha fatto dei regali speciali.
Chi volesse sapere di cosa parlo può leggere le pagine di Arteventi news e cercando “Funaro” gli si apriranno gli scenari meravigliosi di tanti eventi di cui abbiamo pubblicato anteprime e approfondimenti.
Intuiamo già qualcosa di “non ordinario” in preparazione, perchè a settembre, come ci annuncia la responsabile dell’Ufficio stampa, Elisa Sirianni, l’attività del Centro il Funaro spengerà 10 candeline!
Redazione di Arteventi news
Laura Filoni
Fotografie a cura ufficio stampa Il Funaro. Biografie riprese da comunicato stampa ed estratte da edizioni Treccani.
Biografia:
Capitini nasce a Perugia il 23 dicembre 1899 in una famiglia di modesta condizione sociale. Fin dall’adolescenza si appassiona alla lettura dei contemporanei e dei classici greci e latini, studiati da autodidatta poiché iscritto a un istituto tecnico. Dimostra tuttavia interesse anche per la politica, pur vivendola senza impegno diretto, e giunge a una conversione, tra il 1918 e il 1919, dal nazionalismo all’umanitarismo pacifista e socialista. In seguito agli sforzi eccessivi nello studio, nel 1920 cade vittima di un esaurimento fisico e psichico, da cui si riprende trasferendosi a lavorare come precettore nella campagna umbra.
Nel 1924 – dopo l’esame di licenza liceale, come esterno, a Perugia – inizia gli studi universitari alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Pisa, con una borsa della Scuola Normale. Nel 1928 si laurea e nel 1929 ottiene il diploma di perfezionamento alla Normale discutendo una tesi su Giacomo Leopardi. Verso la fine degli anni Venti – e in modo sistematico dal 1931 – inizia il suo lavoro pratico di propaganda attraverso la formazione di gruppi antifascisti che mirano alla diffusione di nuovi principi di vita religiosa e di azione politica ‘nonviolenta’: in quest’opera di propaganda, svolta mentre (dal 1930) è segretario economo della Normale sotto la direzione di Giovanni Gentile, viene coadiuvato da uno studente della Normale, Claudio Baglietto (1908-1940), che in seguito solleverà la questione dell’obiezione di coscienza. Nel 1932 Capitini matura, come conseguenza della sua teoria della nonviolenza costruita attraverso le suggestioni francescane e le letture di Mohandas Gandhi, la scelta del vegetarianesimo. Nel 1933 rifiuta di prendere la tessera del Partito fascista e per questo motivo viene espulso dalla Normale.
Tornato a Perugia, vive in povertà, impartendo lezioni private, e prosegue – tra 1933 e 1943 – la sua opera di propaganda nonviolenta e antifascista, muovendosi in altre città italiane (tra cui Firenze e Roma) e frequentando Norberto Bobbio, Ernesto Bonaiuti, Piero Calamandrei, Leone Ginzburg, Tristano Codignola, Cesare Luporini, Piero Martinetti e Luigi Russo. Inoltre si avvicina a Walter Binni e Guido Calogero, con i quali elabora i principi filosofici e politici del liberalsocialismo, dando vita al Movimento liberalsocialista, attivo tra 1937 e 1943. Nel 1942 viene arrestato e poi rinchiuso per quattro mesi nel carcere delle Murate di Firenze; subisce una nuova detenzione, a Perugia, tra maggio e luglio del 1943. La scelta nonviolenta e l’inclinazione religiosa dividono nettamente Capitini dagli antifascisti che aderiscono al Partito d’azione e alla Resistenza, a cui egli non partecipa.
Subito dopo la liberazione di Perugia, nel luglio 1944 Capitini costituisce il primo Centro di orientamento sociale (COS), in cui si tengono periodiche discussioni, aperte a tutti, sulle questioni amministrative e sociali, promuovendo forme di democrazia diretta attraverso la costituzione di consigli di quartiere e centri sociali. Nel 1946, Capitini riprende servizio come segretario alla Normale e diventa incaricato di filosofia morale alla facoltà di Lettere e filosofia. A partire dal 1946 convoca a Perugia un convegno sui problemi religiosi del momento, che si ripete fino al 1948, e dà origine al Movimento di religione, con lo scopo di promuovere la cultura della pace e la libertà religiosa.
Nel 1949 Capitini inizia la battaglia per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza e, a partire dagli anni Cinquanta, lavora alla diffusione della nonviolenza, del vegetarianesimo e del dialogo interculturale attraverso la realizzazione di convegni e l’organizzazione di associazioni. Nel 1956 vince il concorso di pedagogia e si trasferisce all’Università di Cagliari, dove rimane fino al 1965, quando approda all’Università di Perugia. Nel settembre 1961 organizza la prima Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli (Perugia-Assisi), cui partecipano migliaia di persone, e che diventerà un appuntamento centrale per i movimenti pacifisti. Muore a Perugia il 19 ottobre 1968.
Biografia:
Piergiorgio Giacché ha insegnato antropologia dello spettacolo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia. Dal 1981 al ’91 è stato membro dell’International School of Theatre Anthropology di Eugenio Barba e, dal 2002 al 2005, primo presidente della Fondazione L’Immemoriale di Carmelo Bene, su espressa volontà testamentaria dello stesso attore e drammaturgo. Studioso dell’opera di Aldo Capitini, ha introdotto e curato diversi suoi scritti ed epistolari, (“Liberalsocialismo”, “Opposizione e liberazione”, “La religione dell’educazione”, “Agli amici. Lettere 1947-1968”).
Attualmente fa parte del comitato scientifico della rivista “L’Ethnographie” edita dal Laboratoire dl’Ethoscénologie della Maison de Sciences de l’Homme – Paris Nord, è collaboratore della rivista mensile “Gli Asini”, coordinata da Goffredo Fofi e Giulio Marcon, firma contributi di antropologia e critica teatrale su riviste specialistiche nazionali e internazionali.
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