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Vale la pena dedicare un po’ di tempo ad aggirarsi tra i banchi a cercare un oggetto raro o curioso per arricchire la propria collezione. Tra le tante curiosità che meraviglieranno il visitatore si possono trovare oggetti finemente lavorati con l’arte del ricamo che rappresenta da sempre uno spaccato della vita quotidiana delle donne, una piccola arte che ha attraversato i secoli e che oggi è tornata di moda sull’onda lunga del ritorno “del far da sé”, per il piacere di riscoprire antichi gesti e di realizzare piccoli e preziosi manufatti.
L’arte del ricamo ha una storia antichissima. Apparsa probabilmente in oriente poi in Egitto infine è arrivata in occidente. In Italia e precisamente in Sicilia, il ricamo si diffonde con la conquista dei Saraceni, da questo periodo storico la moda dei ricami coinvolge le manifatture europee. Si occupano di ricamo le monache di Venezia, le nobildonne a Sangallo in Svizzera, a Parigi, a Londra. Erano i lavori “donneschi” tra i quali: cucire, fare la calza, fare la maglia, i merletti, ecc.
Come in tutto il mondo l’arte del ricamo si diffuse anche nel territorio pistoiese, naquero così le scuole di Lucciano, Lamporecchio, Casalguidi. Da Quarrata, all’inizio del 900, il Merletto fù importato a Santomoro e nella val di Bure il ricamo fù chiamato “punto Deruta” tipologia che si diffuse per tutto il Montalbano. In questo territorio fù creato un particolare punto, detto “di Lamporecchio”. A Casalguidi si aprirono scuole-laboratorio dove insegnavano antiche tecniche ammodernate, da questa produzione prendeva forma “il punto di Casale”. Questo “punto” si caratterizza ancor oggi per il forte rilievo dei soggetti che adornavano gli arredi e la moda, e sopravvive ancor oggi grazie al “Club del Ricamo di Casale” e alla locale scuola.
Altre scuole di ricamo insegnano in città, tra le quali “L’Associazione Ago Aga e Fantasia”. A Pistoia nel 2004 ha aperto “Il Museo del Ricamo” unico in Italia, ospitato al piano terra del Palazzo Rospigliosi situato nei pressi della Piazza del Duomo.
Detto questo, tra le curiosità ricamatorie, vi è una lavorazione rarissima e ancor più sorprendente, il ricamo usando al posto del filo i capelli.
L’uso dei capelli come filo da ricamo appare come una stravaganza o di una tradizione inquietante e macabra, ma il suo utilizzo è anch’esso antichissimo. Nei secoli sono stati confezionati particolari ornamenti: bottoni, collane, cinture e anche rosari. Altri capelli venivano usati per ricamare quadri da appendere alle pareti, esistono cataloghi specifici di questi oggetti, specie di ditte francesi che contengono anche le istruzioni su come realizzarli. Un settore particolare è costituito da i santini a “memorial” ossia ricordi sacri legati alla morte.
Una curiosità, più allegra, che usava in tutto il XIX°secolo era “si offrono all’innamorato i fazzoletti ricamati con i capelli dell’amata”.
Il ricamo con i capelli è praticato si dall’antichità anche in Cina, apparve più di mille anni fa sotto la dinastia Tang. Il fatto che i cinesi portassero i capelli molto lunghi e fossero lisci, a permesso di procurarsi con facilità questo “filo” uniformemente fino, resistente alla corrosione e dal colore che non cambia.
(Amerigo Folchi a nome del Comitato pro-Mercato Antiquario città di Pistoia)