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24 Febbraio 2019Vincent Van Gogh nasce nel 1853 a Groot Zundert, un paesino del Brabante olandese non lontano dalla frontiera belga. Figlio di un pastore protestante, sin da piccolo appare predisposto verso la natura, il bello. Ancora giovanissimo viene colto da una crisi religiosa, studia teologia ma viene respinto agli esami. Frequenta allora una scuola di evangelizzazione e si trasferisce nel Brabante del nord, una regione molto povera del Belgio meridionale, dove si dedica interamente ai poveri.
Nel frattempo realizza i primi disegni che riportano come soggetti contadini, poveri e minatori. Il fratello minore Theo che lavora alla casa d’arte Goupil di Parigi comincia ad aiutarlo economicamente. Si trasferisce prima a Bruxelles, poi all’Aja, frequenta le accademie e prende lezioni di pittura.
Poi torna in famiglia, comincia a dipingere scene di vita contadina e operaia. In seguito lo troviamo a Parigi, qui conosce Toulouse de Lautrec, Bernard, molti impressionisti e anche Paul Gauguin. Organizza mostre con questi pittori, si dedica a ritratti e paesaggi. In seguito si sposta nel sud della Francia ad Arles in Provenza dove vuole costituire una comunità di artisti. Affitta la famosa “casa gialla” e per un certo periodo vi coabiterà con Gauguin.
Presto però inizieranno i guai, i caratteri dei due sono incompatibili, nel contempo cresce anche l’instabilità psichica di Van Gogh, infatti una sera, dopo l’ennesima discussione, questi tenterà di aggredire con un rasoio Gauguin che torna immediatamente a Parigi. Viene ricoverato all’ospedale di Arles per essere poi internato nel manicomio di Saint-Remy, dove continua a dipingere, cipressi , giardini, oliveti. Nel frattempo si organizzano le prime esposizioni delle sue opere a Parigi e a Bruxelles e finalmente anche i critici lo lodano.
Uscito dalla casa di cura viene ospitato nella casa del fratello Theo a Parigi e poi si stabilisce ad Auvers sur Oise dal dottor Guichet un medico omeopata amante dell’arte. Dopo qualche tempo decide di trasferirsi in una locanda vicina dove lavora instancabilmente ma il suo equilibrio resta instabile, anzi peggiora giorno dopo giorno. La sua attività è febbrile e, quando non trova le tele o le tavole, dipinge anche sugli strofinacci della cucina.
La sera del 27 luglio 1890, una domenica, dopo essere uscito per dipingere i suoi quadri come al solito nelle campagne che circondavano il paese, rientra e si rifugia subito nella sua camera: al proprietario della Maison Ravoux che, non vedendolo per il pranzo, sale per accertarsi della sua salute confessa di essersi sparato un colpo di rivoltella al petto in un campo vicino. Theo, da Parigi, accorre al capezzale di Vincent che muore due giorni dopo.
In tasca del pittore viene trovata una lettera indirizzata proprio a Theo dove, insieme ad alcune considerazioni sull’arte, lascia scritto “ …ti ho sempre detto… e te lo ripeto ancora che ti ho sempre considerato qualcosa di più di un semplice mercante di Corot… tu non sei fra i mercanti di uomini…comportandoti realmente con umanità.”
Molte le biografie a lui dedicate, tra le più interessanti “Van Gogh il sublime pittore del sensibile” di Pierre Leprohon. Questi ci “romanza” una vita tragica e intensa, con un epilogo drammatico e assurdo, che inizia quando Van Gogh si taglia di netto un orecchio per regalarlo a una donna e finisce sul letto di una stanza disadorna, in una modesta locanda di Auvers sur Oise, un paese trenta chilometri a nord di Parigi. Certo una fine disperata per un artista che viene ricordato da tutti come il mito dell’espressionismo.
Qualche anno fa una sua tela dal titolo “ L’homme est en mer” dipinto a Saint Remy nel 1889 è stata battuta ad una asta londinese per 16.882.500 sterline.
Alessandro Orlando