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25 Gennaio 2019Letizia Battaglia è una delle cinque fotografe in mostra al Museo Pecci di Prato con la collettiva Soggetto Nomade, visitabile fino all’8 marzo, insieme a Paola Agosti, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Marialba Russo.
Soggetto Nomade racconta di scatti realizzati tra gli anni Sessanta e Ottanta per offrire uno sguardo sulle donne da parte delle donne.
Proprio in merito alla mostra in corso al Pecci di Prato la fotografa, conosciuta in tutto il mondo, ha tenuto un incontro, domenica 20 gennaio, con il pubblico per condividere e raccontare la sua fotografia registrando all’evento un vero e proprio sold out.
In una sala cinema gremita di persona arriva Letizia Battaglia e mentre si accomoda saluta tutti e si accende una sigaretta, una delle tante che le incorniceranno il viso durante questa domenica quasi… informale.
Letizia comincia a raccontare la sua vita, gli aneddoti che le hanno strappato un sorriso e quelli che le hanno dato tristezza mentre coltivava questo rapporto così intenso che ancora oggi ha con le sue radici, con la sua terra.
Quelli della Battaglia sono gli anni del dopoguerra, di una Palermo che fatica a riprendersi e che tra la povertà e le macerie comincia a ripartire sotto il peso di quello che sarà un marchio indelebile per la comunità siciliana e, per il Paese intero, la mafia.
La sua carriera comincia con la collaborazione con il giornale L’Ora e le sue fotografie famose avranno come soggetti le vittime della mafia dagli anni Settanta ai primi anni Novanta, numerosi saranno i morti ammazzati che come lei afferma sorridendo “popolano il suo archivio”.
Vincitrice del Premio Smith e di numerosi altri riconoscimenti, Letizia Battaglia nel novembre del 2017 ha dato vita ad uno dei progetti più importanti della sua vita, l’apertura del Centro Internazionale di Fotografia con il quale cerca, costantemente, di ospitare giovani fotografi emergenti ma, anche fotografi già affermati, per dare voce ai loro racconti.
Felisia Toscano
Foto Maria Di Pietro