
Roccapelago: sulle orme dell’abile condottiero Obizzo da Montegarullo
4 Gennaio 2019
Salisburgo : un nuovo slancio Turistico e Culturale
17 Gennaio 2019Da tempo immemore le sue dimensioni e le eruzioni regolari, a volte drammatiche, hanno reso l’Etna un soggetto di grande interesse per gli esseri umani e, ad esempio, la cultura greco-romana ha prodotto un’infinità di leggende e miti sullo strano rilievo eruttante fuoco e fiamme. Secondo il poeta Eschilo, il gigante Tifone (detto anche Tifeo), figlio di Gea (Terra) e Tartaro, fu sconfitto da Zeus in Sicilia e confinato nel vulcano, da quel giorno il monte erutterebbe fuoco. Un altro gigante, Encelado, si ribellò contro gli Dei, venne ucciso e fu bruciato sull’Etna. E non vogliamo ricordare Efesto o Vulcano, Dio del fuoco e fabbro degli Dei? Si narra aver avuto la sua fucina sotto l’Etna; infine i Ciclopi vi tenevano un’officina nella quale producevano le saette usate come armi da Zeus. Le zone con attività vulcanica sono sempre state messe in relazione con il mondo misterioso dell’oltretomba: il “mondo dei morti” greco, il Tartaro, aveva, secondo il mito, uno degli accessi proprio sotto l’Etna.
Leggende più recenti narrano che re Artù avesse addirittura un castello a cui si accedeva da una delle grotte alle pendici del vulcano; addirittura una leggenda inglese riporta che la regina Elisabetta I risieda nell’ Etna dopo aver stipulato un patto con il diavolo per aver chiesto aiuto a governare il Regno Unito(!).
Ritornando alla realtà l’Etna è un vulcano attivo situato nell’Italia meridionale e più precisamente nella zona orientale della Sicilia e con più di 3.300 m di altezza è il più alto vulcano d’Europa. La superficie della sua base, è di 1.600 km, si sviluppa verso l’alto con una forma conica piuttosto regolare, troncato poi in cima da un altopiano che dovrebbe essere il residuo di un antico cratere. Dopo il cratere centrale si possono incontrare anche alcuni crateri minori, disposti lungo le fratture del cono vulcanico. Lungo i fianchi si possono poi trovare solchi ampi anche centinaia di metri, causati molto probabilmente dalle eruzioni che hanno avuto luogo nel corso dei secoli.
Geologicamente è un vulcano classificato “a scudo” a cui è affiancato uno “stratovulcano”, a dimostrare la complessità dell’edificio. Un vulcano “a scudo” è un vulcano generato da colate laviche fluide e Il nome deriva dalla forma del cono vulcanico, che, visto di profilo, assomiglia ad uno scudo. Uno “stratovulcano” invece è un vulcano di forma generalmente conica costituito dalla sovrapposizione di vari strati di lava solidificata, pomice e ceneri vulcaniche; gli stratovulcani sono caratterizzati da pendii piuttosto ripidi (fino a 45°) e da periodiche eruzioni di tipo esplosivo. Quindi l’edificio vulcanico non è una montagna uniforme di lava dura, ma un sistema di strati geologici sovrapposti di eruzioni millenarie attraversati da faglie (leggi: fratture spaccature del terreno) grandi e/o piccole, profondissime e/o superficiali; da alcune zone profonde arrivano magmi e si insinuano lungo queste fratture; la risalita di queste masse provoca rigonfiamenti e spostamenti di intere aree; come se non bastasse la parete orientale dell’edificio sta scivolando lentamente verso il Mar Ionio, sempre a causa della risalita dei magmi dalle profondità verso le camere di contenimento della struttura e del peso degli ammassi rocciosi sovrastanti.
In questi giorni il vulcano è assunto alle cronaca per il suo improvviso risveglio; vale la pena puntualizzare e stigmatizzare alcuni articoli di giornale o servizi televisivi, in nome del sensazionalismo social-mediatico dei nostri tempi, dove vengono veicolati una serie di informazioni e delle conclusioni che non sono reali e fondate o almeno, sono da corroborare dagli studiosi e dagli scienziati, che, negli ultimi 30 anni, si sono sbattezzati per studiare approfonditamente il Vulcano. Sulla base di quelli che sono i bollettini emessi settimanalmente dall’ INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) si legge:
Bollettino INGV ( isituto nazionale geofisica e vulcanologia – sezione Catania) del 16/12/2018
……….durante la giornata del 16 dicembre, l’attività stromboliana ha ripreso di vigore ed era sostanzialmente continua. L’emissione lavica continuava da diverse bocche effusive poste a qualche decina di metri di distanza dalla bocca esplosiva, alimentando piccoli flussi verso NE, E e SE, e che cambiavano posizione quasi ogni giorno…. (www.ct.ingv.it/…/10003-bollettino-settimanale-sul-monitoraggio-vulcanico-geochimico-)
per associazione di un aggettivo al vulcano (“stromboliana”) si è desunto che i due vulcani fossero collegati e parte integrante di un unico sistema che è sul punto di esplodere e sta mettendo in pericolo una vastissima area del Sud del paese. In questo caso l’aggettivo “stromboliano” indica una tipologia di eruzione e non una parentela di genesi e condizione.
E’ quantomeno superficiale sostenere che i due pur irrequieti vulcani siano collegati e attivi a causa della stessa dinamica tettonica: lo Stromboli e tutti gli altri vulcani delle isole Eolie sono il risultato dalla spinta differenziale esercitata dalla placca africana verso quella euroasiatica; il fronte di avanzamento sarebbe l appennino calabro, l arcipelago delle Eolie sarebbe il fronte vulcanico da dove risalirebbero i magmi dalla profondità, prodotti dalla fusione della crosta terrestre. L’Etna invece ha rappresentato per millenni un edificio vulcanico a sé stante, i cui magmi provenivano, addirittura dalle aree più profonde della crosta terrestre, dove questa lascia il posto a fenomeni fluido convettivi, in pratica una sorta di tapis roulant dove i continenti e i fondi oceanici scivolano e si muovono, si allontano si scontrano secondo una teoria chiamata “Tettonica a placche”.
È vero che i ricercatori hanno registrato, da metà degli anni 90, una diversa composizione chimica mineralogica delle lave del vulcano Etna che denunciano la provenienza da profondità inferiori e quindi una maggior tendenza a eruzioni più esplosive ma proprio per questo sono in corso studi approfonditi e non è corretto trarre immediate conclusioni più per far notizia che per amore della verità e della scienza.
Gli studiosi si stanno chiedendo se questo mutamento della attività con eruzioni sempre più spettacolari e pericolose si incrementerà; sono state registrate anche quelle che si chiamano nubi ardenti piroclastiche lungo i pendii ripidi in prossimità dei crateri più elevati. Queste nubi ad alte temperature sono composte di ceneri e gas che scendono con velocità impressionanti (per intenderci: sono tali nubi che scesero dal Vesuvio nel 79 d.C. e si abbatterono su Pompei); cosi come desta preoccupazione il collasso del fianco orientale del edificio vulcanico: secondo alcuni scienziati circa 8.000,00 anni fa il cedimento dell’area orientale verso il mare causo uno tsunami; questo produsse danni persino sino alle coste israeliane, addirittura alcuni teorizzano che gli sconvolgimenti dovuti alla eruzione e successivo tsunami del vulcano Thera (oggi Santorini) e la fine della civiltà Minoica siano invece da ricondursi agli eventi che vulcano Etneo produsse in quel periodo.
Anche in questo caso il cammino dell’uomo nella storia si intreccia con l’attività del nostro pianeta dando origine ad affascinanti teorie; queste, però, hanno necessità dell’analisi scientifica e della prova.
Rimane un concetto primario da cui non si può prescindere: le attività dei vulcani di tutto il nostro pianeta stanno a dimostrare la “vita” del nostro pianeta, il “respiro” di un sistema complesso. Ancora una volta la soluzione dl problema non è impedire che qualcosa accada o sperare che non accada ma rispettare la natura e i suoi elementi, adottare delle buone pratiche per limitare i danni a cose e persone con la cultura della pianificazione e non dell’emergenza.
Renato Vagaggini
Fig. 3.1 – Mappa dell’area craterica sommitale (DEM 2014). Linee nere indentate = orlo dei crateri sommitali: BN = Bocca Nuova, con la depressione nord-occidentale (BN-1) e quella sud-orientale (BN-2); VOR = Voragine; NEC = Cratere di Nord-Est; SEC = Cratere di Sud-Est; NSEC = Nuovo Cratere di Sud- Est. Pallini gialli = bocche degassanti. Pallini rossi = bocche con attività stromboliana e/o emissioni di cenere. In giallo il campo lavico in raffreddamento in rosso colate attive alla data del 17/12/2018.
Fig. 3.2 – (a) Attività stromboliana al cono di scorie all’interno della bocca orientale del Nuovo Cratere di Sud-Est, vista da Milo (versante orientale etneo), 11 dicembre 2018. (b) Area sommitale dell’Etna vista da sud, 11 dicembre 2018. (c) Fianco orientale del Nuovo Cratere di Sud-Est visto da Fornazzo (versante orientale etneo), con i prodotti dell’attività in corso da alcune settimane, 16 dicembre 2018 (d) Colate laviche attive viste da Zafferana (versante orientale etneo, 16 dicembre 2018. – INGV –
Tutte le immagini sono state gentilmente concesse da:
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – sezione Catania – Osservatorio Etneo -95125 Catania tel. 0957165800
www.ct.ingv.it