Sabato 12 e Domenica 13 Gennaio si ripropone, alla “CATTEDRALE” centro fiere di via Pertini, il Mercato Antiquario città di Pistoia.
Un’altra occasione mensile per aggirarsi tra i banchi espositivi alla ricerca di oggetti d’arte o meno, e di rarità che potrebbero arricchire la nostra collezione di curiosità o far bella vista come complemento d’arredo nelle nostre abitazioni.
Tutti matti per l’oggetto del desiderio…. Chi non ha mai collezionato qualcosa, almeno per qualche tempo? Ma perché si raccoglie di tutto? Cosa spinge ad accumulare articoli rari o comuni, preziosi come dozzinali, ma quasi sempre impossibili da spolverare o da conservare in spazi ormai diventati sempre più ristretti? Quando una passione salutare e capace di far sviluppare grandi amicizie ma anche grandi gelosie e la passione diventa malattia?
Alla base di tutto, esperti affermano, c’è un’ideale di completezza e perfezione. Non manca, soprattutto in alcuni, una certa eccentricità legata alla stravaganza e pignoleria e desiderio di catalogazione. L’ordine e il desiderio di possesso hanno conseguenze emotive sulle persone. Occuparsi della collezione assume le sembianze di un rituale nei confronti di: una serie di francobolli, bottigliette, figurine, cavatappi, rami, bamboline, soldatini, dischi, fumetti, monete, coltellini, penne, caffettiere, pizzi, bomboniere, orologi, santini, cartoline, libri, manoscritti, tazzine, bicchieri, cravatte, borsette, accendisigari, carte telefoniche e da gioco, sorpresine della Kinder, burattini, maioliche, profumi, pubblicità, disegni, stampe, dipinti, automobili, nani da giardino, trenini ecc. ecc.
Il bisogno di possesso, ordine, conservazione e classificazione sono tendenze che nascono naturalmente nella prima infanzia, e questa tendenza oltre a dare sicurezza di sè e gratificazione, aiuta a conservare e non “sprecare” gli oggetti che si amano. Non per niente i lasciti dei grandi collezionisti hanno fatto certamente preziosi i nostri musei.
Il collezionista è un abile psicologo capace di simulare disinteresse per strappare a poco prezzo un pezzo mancante, è un classificatore minuzioso, quasi maniacale che tende a creare una moltitudine di sottocategorie.
Sigmund Freud doveva sapere bene come la sua passione di catalogare reperti archeologici (ne possedeva circa duemila) appagasse, a dir lui, piaceri erotici dell’infanzia.
Collezionare, in fondo, è anche creare un piccolo mondo dove esercitare una padronanza e una gestione totale, e questa è solo una delle interpretazioni del fenomeno che talvolta la storia di un hobby che diventa ossessione.
Si comincia per curiosità, un soprammobile, un souvenir, un ninnolo, l’utilità dell’oggetto non importa, ma la spinta interiore aumenta: si vogliono tutte le varianti possibili di quel determinato oggetto. Tra un eccentrico passatempo e un pericoloso fanatismo, il confine è sottilissimo. Il comportamento va verso gli estremi; qualcuno (che io ho conosciuto bene) rovista i cassonetti, qualcuno ruba, si va dal furtarello degli oggettini d’albergo (per chi ha questa mania) ad atti più seri.
Per tornare alla psicanalisi freudiana, trova in questo una forma di erotismo ritualizzato nel piacere di possedere e conservare. Altre letture danno altre spiegazioni, ad esempio: una motivazione molto profonda può essere il desiderio di distinguersi da tutti gli altri, e il soggetto è conosciuto per la sua grande collezione e di quella se ne può parlare, ed ha qualcosa da mostrare agli amici per suscitare stupore e curiosità.
Nella storia la pratica del collezionismo si consolidò a Roma, le collezioni romane erano frutto dei bottini di guerra e venivano esposte lungo le strade principali delle città, come simbolo di vittoria e di potere.
Nel Medioevo sarà la componente religiosa a essere la causa principale del collezionismo: reliquie, resti di Martiri e oggetti legati alla Passione di Cristo o alla sua vita, iniziarono ad essere accumulati soprattutto lungo le vie dei grandi pellegrinaggi.
È però nel corso del Rinascimento che il collezionismo divenne sempre più comune con il fenomeno degli studioli, luoghi privati di meditazione poi riempiti da piccoli oggetti d’arte: una tradizione ben radicata in Italia, tra i più celebri ricordiamo quello di Federico da Montefeltro ad Urbino e dei Medici a Firenze. I principi raccoglievano in luoghi bizzarri elementi di storia naturale, strumenti, invenzioni meccaniche, carte geografiche e tutto il materiale per la didattica e ad una forma di indagine scientifica universale.
In ultima analisi, comunque, il collezionismo, al di là del “piacere del possesso” il suo significato può essere nella sua accezione letterale, come raccolta sistematica di oggetti che abbiano valore per un loro effettivo o “affettivo” pregio, per qualche interesse storico, artistico, scientifico o dettato dal gusto antiquario, o semplicemente per curiosità e piacere personale. In entrambe le occorrenze lascia un soddisfacimento culturale al nostro gusto al piacere della scoperta e infine alla sollecitazione della nostra fantasia.
Evviva il collezionismo!
(Amerigo Folchi a nome del Comitato pro-Mercato Antiquario)