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15 Gennaio 2019Giuliano Grande: un perfetto attore caratterista.
Se cercate sul web, ad esempio su Wikipedia il significato di “attore caratterista”, troverete questa definizione: Un attore caratterista (o semplicemente caratterista) è un attore non protagonista che interpreta personaggi singolari, caratteristici o eccentrici. E per quanto ne conosco io di cinema, in fondo questo potrebbe persino bastare.
Eppure, dopo aver conosciuto Giuliano Grande che di questo suo essere un “caratterista” ne ha fatto un’arte, quella scarna definizione non mi soddisfaceva per niente. “Lui è qualcosa di più di questo” mi dicevo.
E allora prima di passare a descrivere il personaggio attraverso l’intervista che assieme a Maurizio Gori, l’Editore della nostra rivista on line abbiamo “strappato” a Giuliano, ho provato ad approfondire, fino a quando ho trovato un qualcosa che ritengo si adatti perfettamente al nostro “Grande caratterista”. E questo qualcosa è una frase di Ermanno Comuzio, che è stato un apprezzatissimo giornalista, saggista, nonché critico cinematografico e musicale, che ebbe a dire: «Caratterista vuol dire per noi quell’attore che riveste un carattere umano, che incarna un personaggio vivo e non una macchietta, quell’attore che abitualmente non ricopre parti di protagonista, ma che è dotato di eccezionale forza interpretativa, con o senza sottolineature tipiche, abbia o non abbia la barba, o la pancia».
E questo è esattamente ciò che l’intervistato di turno mi ha dimostrato di essere. Un “non attore” capace però di dare alle figure che interpreta vita, realismo e sincerità.
Lo incontriamo in una vecchia tipica trattoria pistoiese dove ci eravamo dati appuntamento per il pranzo (occasione creata appositamente per parlarci senza troppi formalismi che avrebbero potuto falsare la vera tipicità del personaggio). Maurizio lo conosceva già da tempo e credo che la loro sia qualcosa di molto più vicino all’amicizia che non a una semplice conoscenza, mentre io di lui avevo soltanto visto alcuni spezzoni cinematografici e letto una serie di recensioni su internet, quasi tutte riportanti quella che al momento è stata la sua più celebre interpretazione: il personaggio di un film di Leonardo Pieraccioni, che ripete in maniera continua ed esilarante la celeberrima battuta “che ce l’hai un gratta e vinci te?”. E immagino che adesso tutti siate già proiettati con la mente al film “Il Ciclone”.
E in effetti, mai film è stato così realisticamente vicino a uno dei suoi interpreti come lo è “Il Ciclone” a Giuliano Grande; perché lui, inconsapevolmente e decisamente in modo del tutto naturale è esattamente “quel personaggio” che così magistralmente ha interpretato nel film. E al di fuori dei personaggi del cinema è anch’esso un vero vortice di parole, battute, racconti, aneddoti, tanto che è quasi impossibile riuscire a seguirlo in questo suo continuo narrare.
Insomma, se chi assegna i nomi ai cicloni metereologici decidesse un giorno di darne uno maschile anziché femminili come fanno attualmente, io sono convinto che l’unico possibile e perfettamente calzante per uno di quelli di forza elevata sarebbe proprio… Giuliano.
Giuliano – inizio tra una portata e l’altra – ci parli un poco di come hai vissuto il cinema?
È un bell’ambiente – risponde convinto, – pieno di persone di ogni tipo, giuste e meno giuste, come accade sempre, ma per me è fondamentalmente un qualcosa di molto divertente.
So, per averlo letto, che tu non hai fatto scuole di recitazione. Allora come ti è venuta l’idea di farla diventare una professione? Insomma, come ti sei “scoperto” attore?
Attenzione, io non sono un attore. Io sono un caratterista e ci tengo a specificarlo, perché questo è quello che più sento mio in quel mondo. Fare personaggi minori ma che in un contesto cinematografico abbiano qualcosa da dire è ciò che più mi piace fare, perché a volte basta anche una semplice scena per lasciare nei film una traccia importante.
Mi racconti come hai iniziato?
Fin da ragazzo, quando andavo ancora a scuola, mi divertivo a fare le imitazioni dei personaggi più popolari. E devo ammettere che riscuotevo un discreto successo. Inoltre amavo davvero il cinema e difficilmente mi perdevo un film. Ecco, guardando e imitando, pian piano mi sono creato una certa piccola notorietà che poi mi ha portato a fare film anche con persone decisamente importanti.
Mi risulta che tu abbia lavorato con tantissimi registi e altrettanti attori famosi quali ad esempio Neri Parenti, Paolo Villaggio e Leonardo Pieraccioni. Mi parli di queste esperienze?
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 ho avuto la possibilità di lavorare sia con Neri Parenti che con Villaggio e Benvenuti. Ricordo con piacere i film del periodo “fantozziano” e le battute, spesso involontarie ma divertentissime che facevo con Paolo Villaggio. Poi, quando a Firenze arrivarono i Cecchi Gori, mi chiamarono per fare alcune pose in film da loro prodotti. E qui stiamo parlando prima di un film con Alessandro Benvenuti e successivamente del fortunatissimo periodo con Pieraccioni.
Prima di Pieraccioni mi dicevi che hai recitato anche in un film “particolare” – “Zitti e Mosca” di Alessandro Benvenuti. Cosa ti ricordi di questo film?
Che vuoi che ti dica? Ricordo che Benvenuti era un personaggio molto puntiglioso, quasi pignolo che chiedeva molto a chi lavorava con lui. Però quel film è servito per farmi fare il successivo salto con Pieraccioni.
Infine, l’incontro con Pieraccioni e il suo “Il Ciclone”. Immagino che sia stata una cosa molto eccitante per un attore.
Decisamente. Ricordo che Pieraccioni era a quel tempo alle prime armi e che in Cecchi Gori aveva trovato la persona che gli aveva accordato subito fiducia. Lui stava mettendo in piedi un gruppo di personaggi, attori e caratteristi, che poi lo avrebbero seguito in diversi dei suoi film ed io ho avuto la fortuna di poter essere uno di questi. Ho iniziato con “Il Ciclone” e poi via via con tutti gli altri.
Già, “Il Ciclone”. Un film diventato quasi un cult, attualissimo anche oggi e che ti ha fatto diventare un personaggio conosciutissimo con quella famosa battuta del “gratta e vinci”. Sai dirmi come è nata?
Era nel copione, non l’ho inventata io – ammette – però sin dal primo momento che l’ho detta, tutti si sono accorti che quel buffo ma simpaticissimo personaggio somigliava esattamente a me. E così, un poco alla volta è diventata il mio “marchio di fabbrica”. Però a me piace pensare che molti mi conoscono per tutto ciò che ho fatto, e non soltanto per quella frase.
Dopo Pieraccioni per te ci sono stati altri registi e altri film.
Ho lavorato con Ceccherini che oltre che attore è anche regista, con Francesco Ciampi, Matteo Querci e Vincenzo Salemme in “A ruota libera”.
Tu eri molto vicino a Carlo Monni, altro grande attore toscano purtroppo scomparso. Cosa mi puoi dire di lui?
Per me è stato quasi un babbo. Stare con lui era un vero piacere perché era un uomo onesto, gentile e disponibilissimo. Ricordo che spesso mi invitava a pranzo e mi considerava come uno di famiglia. E ammetto che uno come lui mi manca tantissimo, come uomo, amico e attore.
Adesso sei ancora nel mondo dello spettacolo?
Faccio serate, collaboro con amici che fanno spettacoli e mi presto a fare tantissimi selfie con tutti quelli che magari hanno bisogno di farsi vedere accanto a un personaggio conosciuto.
Tu sicuramente hai incontrato nella tua carriera anche molte attrici importanti. Chi di loro ti è rimasta più impressa?
Due in particolare, Claudia Gerini e Tosca D’Aquino. Con loro ogni tanto mi sento per farci i saluti e scambiare due chiacchiere.
Progetti futuri?
Aspetto che qualcuno mi chiami. Io lavoro senza agenti o intermediari. Il mio ufficio è nel mio telefono. Chi mi vuole sa dove trovarmi, e io spesso mi faccio vivo con coloro che in passato mi hanno chiamato. D’altra parte se sono diventato Giuliano Grande è sì grazie anche a loro ma soprattutto lo devo al fatto che io sono veramente un ottimo attore caratterista, e questo nel mondo del cinema conta molto.
A questo punto avevo finito le domande che mi ero preparato, così come tutti noi avevamo terminato con il pranzo. Eravamo quindi quasi ai saluti quando Maurizio che sino ad allora mi aveva validamente supportato soprattutto nel contenere la “vivacità” di Giuliano, piazza quella domanda che tutti coloro che lo conoscono si fanno da anni vedendolo transitare lungo la linea ferroviaria che da Empoli va a Lucca, Pistoia, Prato e Firenze: Giuliano – gli domanda Maurizio – Mi togli una curiosità?
Dimmi – gli risponde lui contento di continuare a “recitare” la parte dell’attore intervistato.
Ci dici cosa hai nella busta che ti porti sempre dietro?
E qui l’uomo del “gratta e vinci”, ridendo come un bambino e terminando con una delle sue battute sagaci e spontanee, ci confessa che in quella busta ha semplicemente tutto ciò che gli serve per passare una giornata fuori da casa. Qui dentro c’è il mio kit di sopravvivenza – confessa continuando a sorridere.
Giuliano Grande, un grande attore caratterista, nato forse per rappresentarci tutti quanti nel nostro essere “quotidianamente piccoli”.
Giuliano Grande, l’uomo che meriterebbe di dare il suo nome a un vero ciclone.
Enrico Miniati e Maurizio Gori