Miele, noci, nocciole e mandorle sgusciate, cioccolato fondente, uva sultanina, canditi, farina, noce moscata in polvere e pepe nero: ecco gli ingredienti dell’antica ricetta del Panpepato (o Pampepato) di Siena.
Una prelibatezza le cui origini sono antiche e sembra risalire al medioevo. Antenato del Panforte, il Panpepato ha una storia bizzarra che lo farebbe arrivare, come le spezie, dall’Oriente. Al Panpepato e al più comune e apprezzato Panforte sarà dedicato il primo appuntamento de “Il Duomo dei Senesi” una serie di incontri nella Sala delle statue del Museo dell’Opera di Siena.
Domenica 13 gennaio alle 16 Alessandro Leoncini inizierà il programma con “Saloncino, un tè all’Opera” parlando de “I dolci senesi. Dal Medioevo ai pittori delle carte da Panforte passando dalla Parigi de I Miserabili”. Un gustoso pomeriggio che permetterà di apprezzare il recente restauro del pulpito del Duomo con i pannelli scolpiti da Nicola Pisano. In quello con l’Epifania, tra i doni portati dai Magi, Nicola ha raffigurato un canestrino colmo di piccole losanghe che ricordano i nostri familiari ricciarelli, che altro non sono che pasta di marzapane.
Fin da quell’epoca, insieme col panpepato, il marzapane era uno dei tradizionali dolci senesi e, quando passavano da Siena re e imperatori veniva spesso offerto coperto d’oro, sostanza non tossica e digeribile. La storia dei dolci senesi, però, inizia già da prima di Nicola Pisano e continua poi senza interruzioni fino a oggi. Alla fine dell’Ottocento, con l’inizio della produzione industriale dei dolci, fu necessario creare involucri che consentissero l’immediata identificazione del dolce con la città, e nacque così una sorta di corrente artistica formata appunto dai così detti “Pittori delle carte da panforte”.
Elena Andreini