‘BANKSY – This is not a photo opportunity’ fino al 24 febbraio 2019 a Palazzo Medici-Riccardi
1 Gennaio 2019Nella calza della Befana “Il Tour” di Panariello, Conti e Pieraccioni
2 Gennaio 2019In un assolato mattino di giugno del 1963 a Mosca in via Pesciànaya moriva, sul pianerottolo delle scale vicino alla porta aperta di casa, Nazim Hikmet.
Chissà? Forse non avrebbe mai immaginato di morire così uno tra i più importanti poeti dell’epoca moderna, certo è che nei versi della poesia “Il mio funerale” scritta appena un mese prima, c’era stata la volontà di metter su carta la consapevolezza di un evento inevitabile e che, prima o poi, il suo cuore malandato non ce l’avrebbe fatta. Quelle strofe svincolate da ogni regola poetica, però erano anche un inno alla vita, una grande fede nella libertà, la brama e l’affanno di continuare a sentirsi liberi. Figlio di un diplomatico e di una pittrice amante della poesia francese Nazim Hikmet nasce a Salonicco nel 1902 ed è annoverato tra uno dei maggiori poeti turchi che tradotto in moltissime lingue ha conosciuto grande notorietà anche in Occidente. Abilissimo ad utilizzare la tecnica dei versi liberi scrive i suoi primi testi all’età di quattordici anni e a diciassette appare su di una rivista la sua prima pubblicazione.
Studia sociologia presso l’università di Mosca dove scopre i testi della rivoluzione sovietica e di Marx. Conosce Lenin e Majakovskij poeta e drammaturgo sovietico che ha su di lui una grande influenza. Hikmet ha trentasei anni quando viene accusato di incitamento alla ribellione contro le violenze e le repressioni del leader turco Kemal Ataturk e condannato a più di 28 anni di carcere. Nel 1949 una commissione internazionale della quale facevano parte anche Pablo Picasso, Pablo Neruda e Jean Paul Sartre interviene per favorirne la scarcerazione. Il poeta liberato un anno dopo e sotto la minaccia di un nuovo arresto riesce ad espatriare clandestinamente e raggiungere Mosca dove scrive numerose raccolte di poesie.
Hikmet, il poeta che non ha mai trovato nel suo paese un editore disposto a stampare le sue opere, si reca spesso in Italia, paese che ama particolarmente, dove incontra il favore della critica e viene pubblicato da diverse case editrici tra le quali Einaudi, Mondadori e Sansoni.
Di questo poeta rivoluzionario tra i più celebri del nostro tempo ci rimangono i versi immortali che compongono un itinerario creativo svincolato da inutili orpelli, ma intensamente forte nel trasmettere il messaggio dell’amore, della libertà e, come appare in moltissime sue poesie, della bellezza della vita. Le sue poesie immediate e schiette colpiscono il lettore per la loro semplicità. Di seguito riporto una nota della scrittrice Joyce Lussu, amica e traduttrice italiana del poeta turco.
” La mescolanza di razze, di culture e di esperienze diversissime ne avevano fatto un essere ricco e originale, levigato dalle discipline ma sdegnoso di servire. Non si piegava ai compromessi, nemmeno a quelli che in generale, con sottile opportunismo, definiamo necessari. […] ha vissuto come un uomo libero, padrone sempre di sé stesso e della sua condizione consapevolmente affrontata. Che sia morto, non ha grande importanza. Il suo modo di essere si è realizzato ed espresso nella sua poesia, e tutto continua, salvo il rinnovarsi della sua personale felicità o infelicità e il battere faticoso del suo cuore tra un infarto e l’altro. I suoi amici, presenti e futuri (ne nasceranno ancora tra molto tempo), continueranno a leggerlo e a ritrovarlo.”
Alessandro Orlando
Per approfondire:
Il turco in Italia (Joyce Lussu Ed. L’Asino d’oro 2013)
Quando nel 1958 Joyce Lussu e Nazim Hikmet si incontrano per la prima volta a un congresso per la pace a Stoccolma, lei non conosce una parola di turco, lui si esprime in un francese sgrammaticato e fantasioso. Eppure Joyce, attraverso la conoscenza diretta del mondo ideologico, etico, estetico e psicologico di Hikmet, delle esperienze che l’hanno formato, degli autori che lo interessavano, della sua famiglia, dei suoi amici e dei suoi nemici, è stata la prima traduttrice italiana del più importante poeta turco del Novecento. Attraverso questa biografia di Nazim Hikmet, Joyce Lussu racconta in prima persona il loro rapporto di amicizia, facendo emergere sia l’Hikmet uomo che l’Hikmet poeta, senza tralasciare aneddoti curiosi come la rocambolesca fuga da Istanbul.
Poesie d’amore (Nazim Hikmet Ed. Mondadori 1991)
Per Nazim Hikmet una poesia d’amore non è mai soltanto d’amore. Egli riassume in “amore” i diversi aspetti della propria attività e della propria esistenza. Non sarebbe poeta d’amore se non fosse anche poeta di battaglie e di idee. Lontanissimo da certo lirismo erotico che ha ormai fatto il suo tempo, Hikmet definisce il proprio lavoro come “colloquio con l’uomo”, “servizio”: partecipazione a tutto ciò che succede nel mondo.