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25 Dicembre 2018Siamo oramai alle porte con il Natale. Si osservano luminarie, giochi di luce, vetrine decorate, tutta la città è pronta per festeggiare. Matera nel 2019 sarà la capitale della cultura. Abbiamo chiesto alla dottoressa Giustina Orlando di raccontarci, attraverso il cibo e i suoi ricordi, come si vive nella sua città di origine questa Festa così importante.
Davanti ad un albero di Natale monumentale, nel suo bell’appartamento, vicino al centro di Pistoia, Giustina sorride spiegando come Matera sia legata alla preparazione dell’Avvento.
A Matera si inizia con la Festa dell’Immacolata. Da lì partono tutte le preparazioni legate al Natale: le decorazioni, le luci, il presepe e anche la lavorazione dei piatti tipici.
Dall’Immacolata e per tutto il periodo Natalizio si mangia un pane speciale. Si lavora a mano per tanto tempo in modo che la pasta raddoppi di volume. Dopo di che si forma una corona e si inforna. Ma attenzione, il foro centrale della corona deve essere di minimo 10 centimetri! È aromatizzato con semi di finocchio ed è leggermente salato. Si fa in casa ma si trova anche nei negozi. Assolutamente da assaggiare se passate da Matera. In dialetto si chiama: U’ FCJLATJDD.
Un altro elemento che non può mancare sulla tavola natalizia, ci spiega la dottoressa Orlando è il “baccalà”. Nell’epoca post-guerra costituiva per la gente di Matera, di tradizione contadina, un elemento economico e allo stesso tempo gustoso, nutriente, e combinabile in tanti modi diversi. In città, di solito, si cucina sotto forma di Carpaccio, fritto oppure si fanno gli Spaghetti al Baccalà.
Anche nella tradizione Lucana la vigilia di Natale si cucina solo pesce, se possibile in famiglia davanti all’albero di Natale.
Giustina ci parla con orgoglio lucano anche del presepe vivente di Matera: il più grande del mondo. Un presepe che nasce ogni anno e si rinnova nel cuore della Basilicata nel meraviglioso scenario dei Sassi. Sono impegnati circa 450 figuranti e il percorso è lungo un chilometro tra luci e suoni. Anche i turisti e gli spettatori possono partecipare indossando uno dei duecento costumi storici messi a disposizione. I costumi sono tutti fatti a mano dalle detenute del carcere di Lecce.
Tra i figuranti, per il progetto di integrazione, si trovano numerosi migranti.
Il Presepe vivente di Matera è un vero spettacolo nello spettacolo ed è visitato da migliaia di persone da tutte le nazioni.
Ma tornando alle delizie culinarie ecco che Giustina ci elenca le principali ghiottonerie natalizie.
“Non è Natale se non ci sono i “calzoncelli”! Esordisce mostrandomi varie fotografie e poi spiega che dal 22 / 23 dicembre a Matera si inizia a friggere per il Natale e nelle vie, nei vicoli, dappertutto si sente odore di fritto.
Non è un odore sgradevole, anzi. È senz’altro un profumo particolare che non si scorda più.
Ricorda quando la madre aspettava che lei, studentessa universitaria, tornasse a casa per le festività per iniziare le varie fritture.
Lei, ragazza, brontolava perché non gradiva tutta quella lavorazione, e quell’odore in casa. Adesso capisce , invece, quanto fosse importante per la madre aspettarla, per renderla partecipe di una tradizione così radicata nella famiglia. Parlandone risente ogni sfumatura di quegli odori e sapori e la mancanza che prova è grande.
Si commuove un poco ripensando alla sua famiglia di origine. Ci avviciniamo al suo albero di Natale. A fare da corona alle rame di abete diverse file di presepe abilmente collocato fino ad arrivare alla sacra famiglia posizionata ai piedi dell’albero in un crescendo di personaggi, luci e magiche ambientazioni.
Torniamo a sedere ed osserviamo ancora le immagini delle pietanze natalizie. Giustina mi spiega che si frigge in famiglia, da tradizione, ma solo se non ci sono lutti. Se la famiglia ha un lutto allora saranno gli amici a cucinare e a portare i piatti per le feste natalizie.
Sono dolci tipici, ad esempio, le Pettole, in dialetto: U’ PATTL. Hanno forme diverse, le più usate sono quelle a forma di pallina o ad anelli grandi. Insieme alle Pettole ci sono i Calzoncelli e si tratta di pasta sfoglia ripiena di ceci conditi con succo di mandarino, cioccolato e latte. Vengono fritti e poi spolverati sulla superficie con zucchero a velo.
Non sono da meno le famose Cartellate, in dialetto: U’ CARTDDT.
Sono dolcetti di pasta sfoglia a forma di rosette che vengono fritte e poi spennellate con miele e poi ricoperte di zucchero a velo o pallini di zucchero colorati.
Naturalmente, precisa Giustina, quando in famiglia si frigge per il Natale chiunque entri in casa, amici, parenti, conoscenti, non si beve acqua, considerato di malaugurio, ma solo buon vino.
Viene voglia di partire per Matera e i Sassi, per gustare questi piatti unici fatti di tradizioni e sapori antichi, per vedere il Presepe vivente immerso in un paesaggio dove sembra di vivere nella storia passata, per ammirare una città così magica.
Ci salutiamo, così, con l’augurio lei di tornare ed io di andare.
Si ricorda che anche la RAI quest’anno omaggia Matera organizzando la trasmissione l’Anno che Verrà, il 31 dicembre, proprio in una delle sue bellissime piazze.
(Tradizione e ricette raccolte dalla dottoressa Giustina Orlando, pediatra di base a Pistoia dal 2013.)
Laura Filoni