La forma della Radio
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25 Novembre 2018All’inizio degli anni 20 si stava investendo nell’utilizzo principe della radio: trasmettere da un unico punto per farsi ascoltare da una molteplicità di apparati riceventi (Broadcasting).
La radio poté contare sull’esperienza di un suo antenato: la telefonia circolare. Già nei primi anni del nuovo secolo, infatti, il telefono venne usato anche come mezzo di diffusione di contenuti editoriali. L’ingegner Luigi Ranieri, nel 1909, riuscì ad ottenere una concessione dal Ministero delle Poste per trasmettere notiziari e musica, attraverso linee telefoniche proprie, da una stazione centrale ad apparecchi esclusivamente riceventi costituiti da una cuffia.
Dopo varie peripezie nel 1923 fondò la stazione radiofonica Radio Araldo. Nello stesso anno nacque l’Uri, Unione radiofonica italiana. Nel 1924, in seguito al decreto governativo che stabiliva le regole per la radiodiffusione, la sede legale dell’Uri venne trasferita a Roma e l’assetto azionario subì un rimpasto. Venne nominato presidente Enrico Marchesi, già direttore generale Fiat, figura di riferimento del senatore Giovanni Agnelli.
Le apparecchiature utilizzate dall’ URI erano della “Radio Marconi”, l’industria costituita da Guglielmo Marconi, che chiese ed ottenne la vicepresidenza, affidata al marchese Luigi Solari, uomo di sua fiducia. Tali apparecchiature vennero fornite al 50 % in cambio di azioni, ed al rimanente 50 % in contanti. Nel medesimo anno, ad ottobre, l’URI iniziò le trasmissioni radio.
Sempre per volontà del governo il 15 dicembre 1927 l’Uri fu assorbita dall’ Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche), controllata direttamente dallo Stato.
La radio aveva appena iniziato il suo grandioso percorso.
Umberto Alunni